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Buon compleanno Edoardo Amaldi: uno dei padri fondatori del CERN

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Edoardo Amaldi è stato uno dei più influenti fisici italiani del XX secolo e un protagonista indiscusso della scena scientifica internazionale. Nato il 5 settembre 1908 a Carpaneto Piacentino, in una famiglia di intellettuali – suo padre, Ugo Amaldi, era un noto matematico – Edoardo crebbe in un ambiente che valorizzava lo studio e la scienza. Dopo aver frequentato le scuole a Modena, Padova e Roma, scelse inizialmente di iscriversi al corso di laurea in ingegneria, ma ben presto si rese conto che la sua vera passione era la fisica. Decise quindi di cambiare corso e di intraprendere gli studi di fisica all’Università di Roma, dove incontrò il grande Enrico Fermi, che sarebbe diventato non solo suo maestro, ma anche uno dei suoi più stretti collaboratori.

Amaldi entrò a far parte di un gruppo di giovani e brillanti fisici, conosciuti come i “ragazzi di via Panisperna”. Questo gruppo, che includeva personalità del calibro di Emilio Segrè, Ettore Majorana e Bruno Pontecorvo, lavorava sotto la guida di Enrico Fermi all’Istituto di Fisica dell’Università di Roma, situato appunto in via Panisperna. All’inizio, i loro studi si concentravano sulla spettroscopia atomica e molecolare, ma successivamente si indirizzarono verso la fisica nucleare, un campo in rapida evoluzione. In questo contesto, il contributo di Amaldi fu cruciale. Fu proprio durante una conversazione con Fermi che Edoardo coniò il termine “neutrino”, un diminutivo scherzoso del “neutrone”, che Fermi utilizzò successivamente in una conferenza a Parigi e che poi si diffuse in tutta la comunità scientifica.

Uno dei momenti più significativi nella carriera di Amaldi fu la scoperta, insieme al gruppo di Fermi, della maggiore efficacia dei neutroni lenti nel produrre reazioni nucleari. Questo lavoro, svolto nel 1934, fu determinante per l’assegnazione a Fermi del Premio Nobel per la Fisica nel 1938. Tuttavia, lo stesso anno segnò anche l’inizio della dispersione del gruppo di via Panisperna, a causa delle leggi razziali fasciste e delle turbolenze politiche che precedettero la Seconda guerra mondiale. Fermi, la cui moglie era ebrea, colse l’occasione del Nobel per trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti. Altri membri del gruppo, come Rasetti, Segrè e Pontecorvo, seguirono strade simili, mentre Amaldi rimase in Italia, dove nel 1939 ottenne la cattedra di fisica sperimentale all’Università di Roma.

Durante la Seconda guerra mondiale, Amaldi fu richiamato al servizio militare e inviato in Africa settentrionale, ma riuscì a tornare al suo incarico universitario dopo pochi mesi. Nonostante il conflitto, continuò a lavorare su ricerche di fisica nucleare, anche se decise di interrompere gli studi sulla fissione nucleare per non essere coinvolto in progetti di carattere bellico. Al termine della guerra, consapevole del disastro umano e sociale che il fascismo e la guerra avevano causato, Amaldi si impegnò attivamente nella ricostruzione della fisica italiana. Con Gian Carlo Wick e Gilberto Bernardini, lavorò per ridare slancio alla ricerca scientifica nel paese, devastata dagli eventi bellici.

Una delle decisioni più importanti della sua vita avvenne durante una visita negli Stati Uniti nel 1946, quando Fermi gli offrì la possibilità di ottenere una cattedra all’Università di Chicago. Nonostante l’attrattiva della proposta, Amaldi decise di rifiutarla. Si rese conto, infatti, che la ricerca nucleare negli Stati Uniti era fortemente vincolata da regole di segretezza imposte per motivi di sicurezza, una situazione che considerava eticamente inaccettabile e dannosa per il progresso scientifico. Questo rifiuto non fu solo un atto di integrità personale, ma rifletteva la visione più ampia di Amaldi sulla scienza, che egli vedeva come una forza globale e cooperativa al servizio dell’umanità, piuttosto che un mezzo per scopi militari.

Questa visione fu alla base di molti dei suoi successi successivi. Negli anni ’50, Amaldi fu tra i principali promotori della creazione del CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire), il grande laboratorio di fisica delle particelle con sede a Ginevra. Il CERN, istituito nel 1954, divenne non solo il più importante centro di ricerca in fisica al mondo, ma anche un simbolo di cooperazione internazionale e un modello per l’Europa unita. Amaldi ricoprì il ruolo di segretario generale durante la fase preliminare alla creazione del CERN, e il suo impegno per promuovere la collaborazione tra le nazioni europee, appena uscite da due terribili conflitti, fu determinante per il successo del progetto.

Ma il suo impegno non si fermò al CERN. Amaldi contribuì anche alla creazione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nel 1975 e fu un convinto sostenitore del disarmo nucleare. Nel 1966, insieme a Carlo Schaerf, fondò l’International School on Disarmament and Research on Conflicts (ISODARCO), con lo scopo di promuovere la pace e la cooperazione scientifica internazionale. Inoltre, negli anni ’80, guidò una delegazione di scienziati italiani che si oppose pubblicamente all’installazione di missili nucleari in Europa occidentale, promuovendo il dialogo e il disarmo.

Dal punto di vista scientifico, uno dei contributi più importanti di Amaldi, oltre al suo lavoro con Fermi, fu lo studio dei raggi cosmici. Negli anni ’50, il suo gruppo di ricerca individuò tracce che portarono alla conferma sperimentale dell’antiprotone, una particella subatomica fondamentale. Sebbene non abbia ottenuto il Nobel per questo lavoro, il suo contributo fu decisivo per la comprensione della fisica delle particelle.

Negli ultimi anni della sua carriera, Amaldi si dedicò allo studio delle onde gravitazionali, un fenomeno previsto dalla teoria della relatività generale di Einstein. Anche se la conferma sperimentale delle onde gravitazionali avvenne solo nel 2015, Amaldi fu uno dei pionieri in questo campo.

Edoardo Amaldi morì il 5 dicembre 1989, ma la sua eredità scientifica e morale vive ancora oggi. La sua vita, segnata da una profonda integrità e da un impegno incessante per la scienza e la pace, rappresenta un esempio di come la ricerca scientifica possa essere un potente strumento di cooperazione e progresso per l’umanità.

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