“Antonio” – si legge sul blog di Tiziana Brazzatti – è il più grande e completo rettile preistorico mai ritrovato in italia. Conosciuto con il nome scientifico di Thetyshadros insularis che significa “dinosauro adrosauroide insulare della Tetide” risulta essere il più completo dinosauro rinvenuto in Europa, completo al 98%. Era lungo 4 m ed alto 130 cm circa, di sesso non ancora determinato con sicurezza, anche se alcuni studiosi pensano fosse femmina. Era vegetariano e piuttosto piccolo, se confrontato con i cugini d’oltre oceano americani, gli Adrosauri, i famosi dinosauri dal becco d’anatra. E’ vissuto all’incirca 70 milioni di anni fa in una piccola isola a latitudine tropicale, situata nella parte occidentale dell’antico oceano chiamato Tetide. Aveva una testa allungata simile a quella di un cavallo e due zampe anteriori con 3 dita, caratteristica che gli limitava la mobilità e non gli permetteva di afferrare gli oggetti. Gli arti posteriori lunghi e molto robusti, probabilmente erano adatti a correre. La coda aveva una caratteristica mai osservata prima in alcun altro adrosauroide: una terminazione sottile, che ricorda una frusta. Si suppone che gli antenati del dinosauro Antonio raggiunsero l’arcipelago europeo del mar della Tetide migrando dall’Asia, quando la catena alpina iniziava a formarsi a causa della spinta verso nord dell’Africa.
Attualmente il fossile è conservato presso il Museo civico di Storia Naturale di Trieste.
Ulteriori informazioni sul sito web della geologa www.dinosauroantonio.it
L’emozione di quella scoperta è ben descritta dalle parole della scopritrice:
“Ancora adesso mi vengono in mente prima le iniziali sensazioni di incredulità, sgomento e stupore e poi quella di eccitazione che sopraggiungono quando un paleontologo fa una scoperta inattesa ed improvvisa. Non immaginavo ancora in quel momento, che questo reperto avrebbe influenzato la mia attività di paleontologo ed avrebbe rivoluzionato la paleontologia italiana ed europea, tanto da cambiare la paleogeografia del Cretacico.
Quel 25 aprile 1994 corsi subito ad informare il Museo di Trieste della scoperta e poi l’Università di Trieste. Fin dal primo sopralluogo fu ipotizzato che probabilmente quella parte distale di arto era forse soltanto la parte affiorante di un individuo di dinosauro che continuava verso il basso all’interno delle rocce calcaree; oggi sappiamo che questo reperto ormai venuto completamente alla luce è Antonio!
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