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10 domande da non fare a un fisico (specialmente se sei un giornalista)

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I fisici, con il loro lavoro costante nell’indagare i misteri della natura, possiedono una passione e una dedizione che spesso sfuggono alla comprensione della maggior parte delle persone. Tuttavia, proprio questa passione li rende particolarmente sensibili a certe domande e commenti che, per ignoranza o superficialità, possono risultare fastidiosi. Nel corso del tempo, il lavoro di un fisico è stato spesso frainteso o sottovalutato, portando a interazioni con i giornalisti che possono essere alquanto frustranti per chi è immerso nel mondo della scienza.

Immagina di dedicare anni della tua vita a studiare concetti complessi come la relatività, la meccanica quantistica o la fisica delle particelle, solo per sentirti chiedere se puoi aggiustare un computer o se il cambiamento climatico è una bufala. Domande come queste non solo evidenziano una mancanza di comprensione del campo della fisica da parte di un giornalista, ma possono anche sminuire l’importanza del lavoro svolto dai fisici.

Non è colpa solo dei giornalisti

Il lavoro del giornalista, soprattutto quando si tratta di notizie di attualità, è caratterizzato dalla necessità di rispettare tempi molto stretti per la pubblicazione. Questo ritmo frenetico è essenziale per mantenere l’attualità delle notizie e per essere competitivi nel mercato dell’informazione. I giornalisti devono spesso raccogliere informazioni, verificare le fonti, scrivere e pubblicare articoli nel giro di poche ore o addirittura minuti, soprattutto in caso di notizie in sviluppo.

Gli scienziati, d’altra parte, lavorano con tempi molto diversi. La ricerca scientifica richiede un processo rigoroso e metodico che può durare mesi o anni. Questo processo include la raccolta di dati, la conduzione di esperimenti, l’analisi dei risultati e la revisione paritaria (peer review) prima della pubblicazione su riviste scientifiche. Gli scienziati devono assicurarsi che ogni dettaglio sia accurato e che i loro risultati siano riproducibili e validi, il che richiede tempo e precisione.

Questa differenza nei tempi e nelle priorità può portare a incomprensioni e a una scarsa collaborazione tra giornalisti e scienziati per diversi motivi:

  1. Priorità diverse: I giornalisti sono concentrati sulla rapidità e sulla tempestività delle notizie, mentre gli scienziati danno priorità alla precisione e alla validità delle informazioni.
  2. Comunicazione complessa: La scienza può essere complessa e difficile da comunicare in modo accurato e comprensibile al pubblico generale. Gli scienziati potrebbero temere che le loro scoperte vengano semplificate eccessivamente o mal interpretate dai media.
  3. Conferma e revisione: Gli scienziati sono abituati a un lungo processo di revisione tra pari, mentre i giornalisti non hanno questo lusso di tempo. Gli scienziati potrebbero essere riluttanti a condividere informazioni preliminari o non ancora pubblicate, temendo che possano essere presentate in modo non accurato.
  4. Timore di sensazionalismo: Gli scienziati spesso temono che i giornalisti possano enfatizzare eccessivamente risultati preliminari o incerti per creare titoli sensazionalistici, che possono distorcere la realtà scientifica e creare aspettative non realistiche nel pubblico.
  5. Disponibilità limitata: Gli scienziati sono spesso molto impegnati con la loro ricerca e altre responsabilità accademiche, il che può lasciare poco tempo per interagire con i media e rispondere alle richieste dei giornalisti.

Per migliorare la collaborazione tra giornalisti e scienziati, è importante che entrambe le parti comprendano e rispettino le reciproche esigenze e limitazioni. I giornalisti possono fare sforzi per comprendere meglio i processi scientifici e cercare di rappresentare accuratamente le scoperte, mentre gli scienziati possono cercare di essere più disponibili e proattivi nella comunicazione dei loro risultati, magari collaborando con esperti di comunicazione scientifica.

La ricerca ha bisogno dei giornalisti e dei media: ecco perché 

La ricerca scientifica moderna ha sempre più bisogno del supporto dei giornalisti per una serie di motivi cruciali:

1. Divulgazione e Educazione Pubblica

I giornalisti svolgono un ruolo fondamentale nel rendere accessibili al pubblico le scoperte scientifiche. Non tutti hanno il background necessario per comprendere articoli scientifici complessi. I giornalisti specializzati nella comunicazione scientifica possono tradurre queste scoperte in un linguaggio comprensibile, educando il pubblico e aumentando la consapevolezza su temi scientifici importanti.

2. Supporto al Finanziamento della Ricerca

La divulgazione delle scoperte scientifiche attraverso i media può influenzare positivamente il supporto pubblico e politico per il finanziamento della ricerca. Quando le persone comprendono l’importanza e i benefici della ricerca, sono più propense a sostenere investimenti in questo settore, sia attraverso donazioni private che tramite politiche pubbliche.

3. Contrastare la Disinformazione

Viviamo in un’epoca in cui la disinformazione è un problema crescente. I giornalisti possono aiutare a combattere la diffusione di false informazioni scientifiche fornendo notizie accurate e basate su evidenze. Questo è particolarmente importante in settori come la salute, dove le informazioni errate possono avere conseguenze gravi.

4. Promozione della Trasparenza e Responsabilità

La copertura mediatica della ricerca scientifica può promuovere la trasparenza e la responsabilità. I giornalisti possono indagare e riportare su potenziali conflitti di interesse, errori o comportamenti non etici, contribuendo a mantenere l’integrità della scienza.

5. Stimolare l’interesse e la carriera scientifica

I giornalisti possono stimolare l’interesse per le carriere scientifiche. Articoli e reportage che mettono in luce le meraviglie della scienza e le storie di successo di scienziati possono ispirare giovani studenti a intraprendere carriere nel campo scientifico.

6. Supporto alle Politiche Basate su Evidenze

I giornalisti possono aiutare a colmare il divario tra scienza e politica. Presentando dati e ricerche in modo chiaro e comprensibile, possono influenzare le decisioni politiche per essere più informate e basate su evidenze scientifiche, promuovendo politiche pubbliche più efficaci e benefiche per la società.

7. Promozione della Collaborazione Interdisciplinare

La copertura giornalistica può facilitare la collaborazione tra scienziati di diverse discipline. Quando i risultati di una ricerca sono ampiamente divulgati, altri scienziati possono scoprire nuove opportunità di collaborazione che non avrebbero conosciuto altrimenti.

8. Accrescere la Reputazione delle Istituzioni di Ricerca

Le istituzioni di ricerca beneficiano di una buona copertura mediatica in termini di reputazione e prestigio. Una maggiore visibilità può attirare talenti, fondi e opportunità di collaborazione internazionale.

In sintesi, la collaborazione tra giornalisti e scienziati è vitale per una società informata e per il progresso della ricerca scientifica. I giornalisti non solo amplificano le scoperte scientifiche, ma contribuiscono anche a creare un ambiente più trasparente, educativo e favorevole alla ricerca.

C’è una certa arroganza nei fisici 

C’è una percezione diffusa che i fisici siano arroganti. Specialmente i fisici delle particelle. Questa percezione deriva dalla loro fiducia nelle proprie competenze e dalla loro convinzione di avere una visione completa del mondo.

Ovviamente questa fiducia non è unica ai fisici, ma può essere osservata in molti esperti di varie discipline. Tuttavia, la fisica è storicamente considerata una disciplina fondamentale, avendo portato a scoperte rivoluzionarie come la teoria della relatività e la meccanica quantistica. Queste scoperte hanno avuto un impatto profondo su molte altre discipline, contribuendo alla percezione di una superiorità della fisica.

Inoltre, il linguaggio tecnico e la complessità delle teorie fisiche richiedono un certo livello di fiducia nell’esposizione, che può essere interpretata come arroganza. Nonostante la crescente importanza della collaborazione interdisciplinare, i fisici possono sembrare convinti che la loro disciplina sia la chiave per comprendere tutte le altre. Questo atteggiamento può far sembrare che vedano le altre discipline come inferiori.

Ovviamente questo non è vero,  ma una visione distorta della loro realtà. Con cui però bisogna scontrarsi quando fai una professione diversa, come ingegnere o come giornalista scientifico.

Sei un giornalista? Ecco come non innervosire un fisico 

In questo articolo, esploreremo dieci domande che possono far innervosire un fisico se poste da un giornalista, spiegando perché queste domande sono problematiche e quali sono le implicazioni delle risposte semplicistiche che spesso vengono date. L’obiettivo non è solo evidenziare ciò che potrebbe irritare un fisico, ma anche fornire un po’ di contesto e comprensione su quanto complesso e affascinante sia realmente il campo della fisica e di come la comunicazione scientifica dovrebbe essere trattata dai media.

Se sei un giornalista curioso di sapere cosa evitare la prossima volta che incontri un fisico, questa guida ti offrirà uno sguardo approfondito sulle sensibilità e le passioni che guidano questi scienziati. Prepara la tua mente a esplorare il mondo della fisica con rispetto e curiosità, e scopri come evitare di far arrabbiare chi dedica la propria vita a svelare i segreti dell’universo.

  1. “Ma a cosa serve la fisica teorica se non possiamo vederla o usarla nella vita reale?”
    • La fisica teorica è spesso considerata la base su cui si costruiscono le conoscenze scientifiche. Anche se può sembrare lontana dalla vita quotidiana, le sue scoperte hanno portato a rivoluzioni tecnologiche. Ad esempio, la teoria della relatività di Einstein ha avuto implicazioni fondamentali nella tecnologia GPS. La meccanica quantistica ha permesso lo sviluppo di transistor e semiconduttori, essenziali per i computer e altri dispositivi elettronici.
  2. “Sei un fisico, puoi aggiustare il mio computer?”
    • Questa domanda è irritante perché implica che tutti i fisici debbano essere esperti di tecnologia pratica. In realtà, la fisica è un campo vasto e molti fisici si occupano di concetti astratti come la cosmologia o la fisica delle particelle. Non necessariamente possiedono competenze pratiche in elettronica o informatica. Tra parentesi: non fate questa domanda neppure a un ingegnere, ma questa è un’altra storia.
  3. “Non sarebbe più utile fare qualcosa di pratico invece di studiare la fisica quantistica?”
    • La fisica quantistica, benché complessa e astratta, ha portato a scoperte pratiche fondamentali. Ad esempio, il laser, i diodi a emissione di luce (LED) e la risonanza magnetica (MRI) sono tutte applicazioni pratiche derivanti dalla fisica quantistica. Minimizzare l’importanza di questa branca della fisica può essere demoralizzante per chi lavora in questo campo.
  4. “Il cambiamento climatico è davvero causato dall’uomo? Non è solo una teoria?”
    • I fisici, insieme ad altri scienziati, hanno accumulato una vasta quantità di dati che dimostrano che il cambiamento climatico è causato dalle attività umane. Definire il cambiamento climatico come “solo una teoria” mostra una mancanza di comprensione del metodo scientifico e delle prove empiriche. Questo può essere frustrante per i fisici che vedono le implicazioni reali e urgenti del cambiamento climatico.
  5. “Puoi spiegarmi la teoria delle stringhe in 5 minuti?”
    • La teoria delle stringhe è una delle teorie più complesse e avanzate in fisica. Riassumerla in pochi minuti non solo è difficile, ma rischia di banalizzare concetti estremamente sofisticati. Un fisico potrebbe sentirsi frustrato nel cercare di comprimere anni di studio in una breve spiegazione. Inoltre non è detto che perché uno ha una laurea in fisica per forza dovrebbe essere un esperto in questa complessa materia. Del resto chiederesti mai a un ginecologo un parere sulla tua miopia? In ogni disciplina scientifica ci sono quelle che sono dette: “specializzazioni”.
  6. “La fisica non è solo matematica?”
    • La fisica utilizza la matematica come strumento per descrivere e prevedere i fenomeni naturali, ma è molto più di questo. È l’esplorazione delle leggi fondamentali dell’universo. Ridurre la fisica alla sola matematica può essere percepito come una mancanza di apprezzamento per la profondità del campo. In molti casi la fisica ha aperto nuovi spiragli della matematica prima inesplorati.
  7. “Sei sicuro che la relatività di Einstein sia corretta? Io ho letto su Internet che non lo è.”
    • La teoria della relatività è stata confermata da molteplici esperimenti e osservazioni. Dubitare della sua validità basandosi su informazioni non scientifiche trovate online può essere estremamente frustrante per un fisico, poiché mette in discussione anni di ricerche e prove consolidate. Sul web (e non su Internet) ci sono delle belle emerite stare lontani. Umberto Eco disse in una lectio magistralis tenuta all’Università degli Studi di Torino mentre gli veniva conferita la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
  8. “Non è tutto già stato scoperto in fisica?”
    • Questa domanda ignora il fatto che la fisica è un campo in continua evoluzione. Ci sono ancora molte domande fondamentali senza risposta e nuove scoperte vengono fatte regolarmente. Pensare che tutto sia già stato scoperto può demotivare i ricercatori e ridurre l’interesse per ulteriori studi.
  9. “Al CERN si studia come fare le bombe?”
    • Purtroppo questa domanda fu fatta addirittura da una trasmissione nazionale italiana, da un conduttore che probabilmente non capiva nulla di scienza. No, al CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) non si studia come fare le bombe. Il CERN è un centro di ricerca scientifica situato a Ginevra, in Svizzera, noto soprattutto per il suo lavoro nel campo della fisica delle particelle. Il CERN gestisce il Large Hadron Collider (LHC), il più grande e potente acceleratore di particelle al mondo, utilizzato per esplorare le proprietà fondamentali della materia e dell’universo. Sì, il CERN è un laboratorio di pace. La missione del CERN si basa su principi di ricerca scientifica per il bene dell’umanità, promuovendo la cooperazione internazionale e l’uso pacifico della scienza.
  10. “Perché spendiamo soldi per la ricerca spaziale quando abbiamo problemi qui sulla Terra?”
    • La ricerca spaziale ha portato a numerosi benefici tangibili sulla Terra, tra cui tecnologie di comunicazione, miglioramenti nella medicina e nuove conoscenze scientifiche. Inoltre, esplorare l’universo ci aiuta a rispondere a domande fondamentali sulla nostra esistenza e a sviluppare tecnologie che possono affrontare i problemi terrestri. Chiedere perché investire nella ricerca spaziale può essere visto come una mancanza di visione a lungo termine.

Queste domande, basate spesso su incomprensioni o semplificazioni eccessive, possono risultare irritanti per i fisici che dedicano la loro vita alla comprensione dei complessi fenomeni naturali e delle leggi dell’universo.

Qual è la differenza tra un giornalista e un giornalista scientifico? 

La distinzione tra un giornalista e un giornalista scientifico è significativa, poiché ciascun ruolo richiede competenze, conoscenze e approcci diversi.

Un giornalista generico copre una vasta gamma di argomenti, tra cui politica, economia, cronaca, cultura, sport e molto altro. La loro versatilità è una delle caratteristiche principali. Devono possedere abilità di ricerca e verifica delle fonti, capacità di scrivere articoli chiari, concisi e coinvolgenti, conoscenza delle tecniche di intervista e la capacità di lavorare sotto pressione rispettando scadenze strette. Il loro obiettivo principale è fornire notizie tempestive e accurate, informando il pubblico su eventi di attualità. Solitamente lavorano in media di massa come giornali, riviste, TV e siti web di notizie.

Un giornalista scientifico, invece, si specializza nella copertura di argomenti relativi alla scienza, alla tecnologia, alla medicina e all’ambiente. Spesso trattano temi complessi che richiedono una comprensione approfondita delle discipline scientifiche. Devono possedere una solida formazione in scienze, talvolta con un background accademico specifico, e la capacità di tradurre concetti complessi in un linguaggio accessibile al pubblico generale. Devono anche mantenere un alto livello di accuratezza e rigore scientifico, poiché le informazioni errate possono avere conseguenze significative. Il loro obiettivo è non solo informare, ma anche educare il pubblico su temi scientifici e tecnologici, contribuendo a una maggiore comprensione e apprezzamento della scienza nella società. Spesso lavorano per riviste scientifiche, sezioni di scienza di grandi quotidiani, siti web specializzati e programmi televisivi dedicati alla scienza.

In sintesi, mentre entrambi i tipi di giornalisti condividono competenze fondamentali come la ricerca, la scrittura e l’intervista, i giornalisti scientifici devono avere una competenza specifica e una comprensione profonda dei temi scientifici per tradurre efficacemente informazioni complesse per il grande pubblico.

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