Alan Turing non era un matematico come tutti gli altri. Di solito pensiamo ad un matematico come a un tipo un po’ strano con la testa tra nuvole di conti. I pensieri lontani dalle magagne terrene che preoccupano i comuni mortali. I modi ostili a tutto quanto non sia lo studio di numeri e formule, dimostrazioni e teoremi. E invece no: Alan Turing non era solo una mente brillante, come quella volta che corse (e vinse) la maratona in 2 ore, 46 minuti e 11 secondi.
Sembra che i cliché siano tutti uguali per i geni: non è così. Turing, anche nella sua originalità si distingueva da tutti gli altri. Come farsi regalare orsacchiotti per Natale a 22 anni ed intanto discutere delle complesse formule che regolano la teoria ella relatività. Ascoltare la melodia dell’incantesimo della strega di Biancaneve mentre poneva le basi dell’intelligenza artificiale. Imparò a sferruzzare da una ragazza che avrebbe deciso di sposare, nonostante la relazione sentimentale con il suo compagno Christopher Morcom prima e la conquista di un londinese, Arnold Murray, che gli costerà la condanna per atti osceni gravi, dopo. Turing pedalava con la maschera antigas per prevenire l’allergia da fieno oppure mummificato in tela cerata quando pioveva. Era solito incatenare la tazza da tè al termosifone per evitare che gli venisse rubata. Lo avreste visto aggirarsi per casa in pigiama, anche di giorno. Il tempo per cambiarsi era un’inutile spreco che avrebbe dedicato per cose più importanti. I suoi calcoli. Si congedava senza salutare, perché chi riusciva a fare calcoli con numeri in base 32 scritti all’indietro (esattamente come si inserivano nel computer) era troppo avanti per frequentare compagnie futili.
Quando scoprì se stesso
Il vero amore di Alan Turing furono le scienze sperimentali. L’impronta umanistica dell’istruzione di quegli anni minarono il suo percorso di studi. A causa dei risultati insoddisfacenti, l’ingresso alle più prestigiose scuole superiori gli venne impedito. Poco male: frequentò una scuola pubblica. Qui sì che il suo genio divenne palese a insegnanti e compagni, tra beute e cilindri graduati.
Ingobbito sui libri consumati di Russel, Einstein ed Eddington, accantonò la chimica per un profondo sentimento verso la matematica. Riuscì, a seguito di non poche delusioni, ad accedere al King’s College di Cambridge vincendo una borsa di studio da ben 80 sterline l’anno, una sovvenzione di 50 sterline annue erogate dalla Public School di provenienza ed un premio reale per la Matematica. A Cambridge Alan non alzò più le mani per coprirsi il viso dalle sferzate della cinghia, dagli studenti “anziani” che gli facevano sbattere la schiena contro il muro a suon di ganci destri nello stomaco, dagli umilianti scherni dei “tutor” che gli squarciava la sicurezza come un deluso dall’amore strappa la lettera d’addio. In Università si facevano i conti solo con la Matematica e con la lettura di Pure Mathematics di Hardy, seme da cui sbocciarono fior fior di matematici. Turing si tenne lontano dalla diatriba tra matematici puri ed applicati perché per lui la Matematica era bella e importante, sia se applicata, sia se pura, anche se pura era decisamente più affascinante…
L’informatica iniziò a sbocciare
Arrivò il temporale fascista, l’uragano Hitler e la tempesta civile spagnola. La divisa vestita da Alan fu pacifista. Lo sdegno provato verso il fascionazismo era ben evidente all’Intelligence britannico. Dettaglio non di poco conto per l’Alan del futuro.
Nel 1935 Turing si iscrisse al corso di logica tenuto dal topologo M.H.A. Newman e rimase folgorato dal problema della Entscheidung ovvero della Decidibilità, del processo di computazione. Si affaccendò per un intero anno per concepire la Macchina di Turing, descritta nell’articolo immortale On computable numbers with an application to Entscheidung problem. L’obiettivo fu di dimostrare che una macchina poteva essere codificata come un numero e viceversa, introducendo il concetto di ciò che oggi chiameremmo software.
Teorizzò la “macchina universale” in grado di svolgere i compiti di qualunque calcolatrice presente o futura. Un nastro infinito – una memoria – in entrambe le direzioni, diviso in caselle ciascuna delle quali contenente il simbolo 0 oppure il simbolo 1. Una testina che poteva leggere, scrivere e cancellare i due simboli muovendosi lungo il nastro una casella per volta. Aveva appena “inventato” gli algoritmi che lo avrebbero reso celebre ed aveva capito come risolverli. Completò l’articolo nel corso del 1937 negli Stati Uniti all’Università di Princeton, dove Turing seguì corsi post-diploma sino al conseguimento del PhD.
A 24 anni Alan si meritò l’attenzione dei maggiori matematici dell’epoca e molta popolarità nella comunità scientifica. Ovviamente l’idillio non ebbe modo di durare: il logico di Princeton Alonso Churh turbò gli animi, pronto a detronizzare Turing dicendo di essere giunto lui stesso allo medesima soluzione del problema sulla decidibilità.
Sebbene i computer reali non si basino sul modello di Turing – sarebbero molto lenti- le teorie di Turing sul computer dovrebbero renderci consapevoli della realtà, ossia che non è possibile progettare o costruire computer più potenti di quelli già attualmente in uso: le uniche innovazioni possibili, scambiate per progressi, sono solo sviluppi tecnologici relativi a dimensioni o efficienza.
Il contributo della logica al tempo della guerra
Gli inglesi non si dimenticarono dell’avversione di Alan verso il nazismo e consci delle capacità intellettivo-logiche dimostrate da Turing, lo assunsero all’Intelligence, dunque ai servizi segreti, inglese come spia, agente segreto, ma soprattutto cervello umano con il compito di decodificare il codice di trasmissione tedesco (Enigma) usato sui temibili U-boat. Ce la fece, il primo, l’unico. La crittografia Turingery fu all’altezza delle aspettative: portò vantaggi difensivi ed offensivi, evitando enormi perdite alla flotta alleata ed infliggendone a quella tedesca. Il giovane pacifista mise da parte gli scrupoli e si immerse così nel campo militaresco, con la scusa della solleticante sfida intellettuale. Inventò addirittura un sistema elettronico per la codifica e decodifica della voce umana. Alan Turing in quel periodo divenne il vento bellico che scoperchia case e spezza alberi, lasciando alle sue spalle solo gli imponenti resti del suo passaggio. Il governo britannico impose a tutti coloro che avevano lavorato alla decrittazione uno sciapo gioco del nascondino in cui nessun giocatore poté mai urlare “salvi me” o “tana libera tutti!”. Dati e informazioni su queste attività cominciarono a trapelare solo nel 1974 quando il tifone Alan era già sparito, all’improvviso.
In seguito Turing venne inviato negli Stati Uniti per studiare la possibilità di realizzare nuove e più potenti “bombe” calcolatrici. Costruì un dispositivo elettronico per il disturbo delle trasmissioni e fu coinvolto nell’utilizzo delle macchine elettroniche “Lorenz” sempre impiegate nella decrittazione. La “macchina di Turing” non poteva vivere solo su carta, dunque Alan progettò lo sviluppo e la costruzione di una macchina computazionale elettronica; la sua tenacia venne premiata nel 1945 con l’ingresso al National Phisical Laboratory di Teddignton dove terminò la costruzione dell’ACE – Automatic Calculating Engine.
Il progetto ACE fu rivoluzionario: un artificio che pensa a come rispondere alle domande, muove a L il cavallo a lato della torre, parla il gergo matematico e quello criptografico in lingue diverse dall’inglese tramite un software modificabile senza dover ricorrere a modifiche ingegneristiche dell’hardware.
L’Inghilterra, anche sul fronte tecnologico, mostrò l’animo retrogrado: preferì finanziare progetti meno ambiziosi che videro Turing scapicollarsi a Manchester, per introdurre l’inizializzazione, la memoria temporanea, la compressione dei dati, la ‘library’, il manuale di utilizzo, la verifica di correttezza dei programmi, il modem…insomma, sovrintese la costruzione del computer con la più potente memoria del mondo, il MADAM (Manchester Automatic Digital Machine).
Le pugnalate alle spalle lo ferirono mortalmente
Nel 1952 tornò ad indossare la camicia del pigiama sotto il camice da laboratorio: sviluppò un approccio matematico all’embriologia, si interessò alla crescita degli organismi viventi, alla disposizione delle foglie, alla formazione di macchie di colore sulla pelle degli animali, a come l’informazione codificata in modo unidimensionale nella sequenza lineare del DNA potesse tradursi nella costruzione di un animale tridimensionale di forma specifica, simmetrica nelle stelle marine, complessa negli esseri umani.
Intanto, appiccicati l’uno all’altro, su poltrone verdi e legno intarsiato, i Lords britannici discutevano se fosse reato essere “contro natura”. «Non scorgo niente di male nelle mie azioni» le parole di un Alan in giacca e cravatta in tribunale, il quale sapeva che spesso, in natura, accadono attrazioni verso lo stesso sesso. L’Inghilterra che si avvalse di Turing e della sua immensa capacità logica, che sfruttò ogni potenzialità del giovane, il quale mai si tirava indietro vivendo d’Inghilterra e di connessioni sinaptiche, mostrò il vero volto di meschina misericordia: la gratitudine sfociò nelle conseguenze di una cura ad estrogeni per correggere l’omosessualità di Alan e la sorveglianza continua da parte del Quartier Generale Governativo per le Comunicazioni onde evitare cadute verso impulsi poco nobili. Alan Turing rimase avvolto dall’ombra gelida dell’Inghilterra bigotta. Proprio da qui iniziò, a 42 anni, la fine della maratona di Alan all’essere eccezionale: il 7 giugno 1954 lo scrocchio in solitudine di una mela alla mandorla amara gli fu fatale.
La vita non gli fu meno beffarda dopo la morte: nel 2012 la Royal Mail dedicò un francobollo alla memoria di Alan Turing; ma solo leggendone l’iscrizione si risale alla sua identità. Ancora una volta fu incisiva l’arte, ma non l’artista. Il 10 settembre 2009 vi fu una dichiarazione di scuse ufficiali da parte del governo del Regno Unito, formulata dal primo ministro Gordon Brown. Brown riconobbe che Turing fu oggetto di un trattamento omofobico.
Disse di essere orgoglioso di chiedere scusa. Non è chiaro se fosse orgoglioso per le scuse, giunte 55 anni dopo, o perché sia riuscito a riconoscere una tale infamia perpetrata dal paese che rappresenta. Il povero Alan non venne mai onorato come meritava.
Immagine di copertina: Image di ampersandyslexia è rilasciato con licenza CC BY-SA 2.0
Per approfondire
http://www.istitutocalvino.gov.it/studenti/siti/ia/protagonisti/turing.html
https://www.wired.it/play/cinema/2015/01/01/chi-era-alan-turing/
https://www.theguardian.com/world/2009/sep/11/pm-apology-to-alan-turing
https://www.cl.cam.ac.uk/projects/raspberrypi/tutorials/turing-machine/one.html