Angelina Jolie invita le donne a rompere gli schemi, a non piegarsi alle convenzioni e a rivendicare con orgoglio la propria autenticità. Nel suo discorso pubblicato su Elle (che vi consiglio di leggere nella versione integrale in inglese), Jolie sottolinea come la società cerchi spesso di relegare le donne in ruoli secondari, limitandone le aspirazioni e soffocandone le opinioni. Per lei, essere definite “cattive” non è un insulto, ma un simbolo di forza e carattere. «Le donne che si rifiutano di seguire le regole e i codici in cui non credono sono le migliori. E se questo vuol dire essere cattive, allora il mondo ha bisogno di più cattive», afferma con convinzione.
“Cosa c’è nel potere di una donna libera di mente e corpo che è stato percepito come così pericoloso nel corso della storia? In passato, il comandamento dell’Antico Testamento “Non permetterai a una strega di vivere” era preso alla lettera. Decine di migliaia di persone furono giustiziate per maleficia, il presunto crimine di azioni malvagie attraverso la magia, dalla caccia alle streghe in Europa ai processi di Salem in America. La stragrande maggioranza di queste erano donne”.
Il messaggio di Jolie non riguarda solo un’idea astratta di ribellione, ma una chiamata all’azione per tutte le donne. Incoraggia le sue figlie, Zahara, Shiloh e Vivienne, e ogni donna nel mondo, a non rinunciare ai propri diritti, anche quando ciò comporta rischi personali o lo stigma sociale. Jolie riconosce che il cammino verso l’emancipazione può essere difficile, soprattutto in culture o contesti che ostacolano l’uguaglianza di genere. Tuttavia, ribadisce che l’autodeterminazione è una qualità fondamentale per il progresso non solo delle donne, ma dell’intera società.
“Le donne vengono anche oggi accusate per aver avuto una vita sessuale indipendente, per aver espresso la propria opinione su politica o religione o per essersi vestite in modo diverso. Se fossi vissuta in tempi precedenti, avrei potuto essere bruciata sul rogo più volte semplicemente per essere me stessa”.
L’accusa di stregoneria è stata uno strumento di controllo e repressione delle donne in quasi tutte le culture e in ogni epoca. Giovanna d’Arco, nella Francia del XV secolo, fu condannata al rogo per eresia e idolatria, tra cui il reato di indossare abiti maschili. Le accuse iniziali includevano anche la stregoneria, sostenendo che avesse danzato vicino a un albero considerato magico, un classico esempio di comportamento associato alle streghe.
Può sembrare assurdo, quasi grottesco, finché non si riflette sul fatto che, ancora oggi, in molti paesi è illegale o ritenuto indecente che una donna balli o canti in pubblico. Un esempio attuale sono le ragazze iraniane che, pubblicando video in cui ballano, sfidano le rigide norme imposte dalla legge e dalla religione, dimostrando come, sei secoli dopo, certi comportamenti femminili continuino a essere visti come inaccettabili.
Questo fenomeno riflette una stratificazione culturale e sociale profondamente radicata, che associa le donne ribelli a figure minacciose per l’ordine stabilito. L’etichettatura delle donne come “streghe” o “innaturali” non è solo il residuo di un passato oscuro, ma uno strumento di controllo che si adatta al contesto contemporaneo. Attraverso stereotipi e pregiudizi, si cerca di delegittimare il potere e l’autonomia femminile.
Il riferimento è emblematico: storicamente, la strega rappresentava una donna che si sottraeva alle norme patriarcali, incarnando indipendenza, saggezza e libertà. Tuttavia, queste qualità venivano demonizzate, trasformandole in simboli di devianza. Nei tempi moderni, il linguaggio può essere diverso, ma la logica rimane simile. Le donne che osano sfidare l’autorità, specialmente in politica o nella difesa dei diritti umani, vengono spesso dipinte come pericolose, manipolatrici o destabilizzanti.
Questa narrativa ha un doppio scopo: isolare le donne che si distinguono e scoraggiarne altre dal seguirne l’esempio. È un meccanismo che funziona con l’invisibilità e la riduzione al silenzio, due armi potenti per mantenere lo status quo. Ma la resistenza esiste, e cresce. Sempre più donne si riconoscono nel coraggio di sfidare queste etichette e di reclamare il loro diritto a essere autentiche e autodeterminate.
La questione centrale è: come possiamo, come società, sradicare questi pregiudizi e riconoscere il valore delle differenze? Forse il primo passo è proprio riconoscere che queste narrazioni non sono naturali o inevitabili, ma costruzioni sociali che possono e devono essere decostruite.
Think Different
Questa riflessione richiama un altro celebre messaggio di rottura: il discorso di Steve Jobs e il manifesto del “Think Different”. Jobs, cofondatore di Apple, ha celebrato il coraggio di pensare in modo diverso, di rompere con le convenzioni e di vedere il mondo da una prospettiva non tradizionale. Nel video promozionale del 1997, la narrazione rende omaggio ai “folli, i ribelli, i piantagrane,” coloro che sfidano lo status quo e spingono l’umanità verso nuove frontiere. Le parole iconiche del manifesto risuonano con forza: «Per le persone folli abbastanza da pensare di poter cambiare il mondo, sono proprio loro a farlo.»
Il video “Think Different” è diventato un simbolo universale dell’importanza di rompere gli schemi. Con immagini potenti di personalità rivoluzionarie come Maria Callas, Martha Graham, Albert Einstein, Mahatma Gandhi e Martin Luther King Jr., il messaggio trasmette che il cambiamento e l’innovazione nascono dal coraggio di sfidare le norme. Questa filosofia non riguarda solo la tecnologia o il business, ma trova applicazione in ogni aspetto della vita, inclusa la lotta per i diritti umani e la parità di genere.
Angelina Jolie e Steve Jobs, pur operando in ambiti diversi, condividono una visione comune: il progresso è possibile solo quando si ha il coraggio di essere autentici, anche a costo di essere percepiti come “diversi” o “scomodi”. La società, spesso, cerca di standardizzare il comportamento umano, scoraggiando l’originalità e l’indipendenza. Le donne, in particolare, affrontano una pressione costante per conformarsi a ruoli tradizionali che limitano le loro possibilità di espressione e crescita.
In un mondo che tende a giudicare e classificare, rompere gli schemi è più importante che mai. Le donne “cattive” di cui parla Jolie non sono malvagie, ma forti, audaci, consapevoli del loro valore e pronte a difendere le proprie scelte. Queste donne incarnano lo spirito del “Think Different,” dimostrando che il cambiamento inizia con la volontà di dire “no” a ciò che non è giusto e di dire “sì” a ciò che è autentico.
Steve Jobs e Angelina Jolie sottolineano entrambi l’importanza di andare oltre i limiti imposti. Nel caso di Jobs, si trattava di rompere con il conformismo tecnologico e immaginare un futuro in cui la tecnologia potesse essere intuitiva, accessibile e creativa. Per Jolie, significa spingere le donne a immaginare una vita in cui possono essere leader, visionarie e protagoniste, anche se questo richiede di sfidare norme culturali radicate.
Il messaggio di “Think Different” è particolarmente rilevante in un’epoca in cui la conformità è spesso favorita dalla pressione sociale, dai media e dai social network. Lo stesso vale per il discorso di Jolie, che invita a riflettere su quanto sia importante resistere a queste forze e scegliere la propria strada. In entrambi i casi, si tratta di trovare la forza interiore per seguire una visione personale e unica del mondo, anche quando ciò significa affrontare critiche o resistenze.
Il mondo ha bisogno di “cattivi” e di pensatori diversi: persone che, come Malefica, non temono di spiccare il volo con le loro ali nere, o che, come Jobs, vedono opportunità dove altri vedono ostacoli. La “cattiveria” di cui parla Jolie è sinonimo di determinazione, di capacità di sognare e di volontà di cambiare. E, come suggerisce il “Think Different,” solo coloro che osano infrangere le regole possono davvero lasciare un segno.
Rompere gli schemi non è un atto di ribellione fine a sé stesso, ma un modo per creare nuove possibilità e un mondo più inclusivo. Per le donne, significa reclamare il proprio spazio e il proprio diritto a essere se stesse, senza compromessi. Per tutti, significa abbracciare l’idea che la diversità di pensiero è il motore del progresso. Come ci insegnano sia Angelina Jolie che Steve Jobs, il futuro appartiene a coloro che osano essere diversi e, nel farlo, ispirano gli altri a fare lo stesso.
La versione inglese di Think Different
«Here’s to the crazy ones. The misfits. The rebels. The troublemakers. The round pegs in the square holes. The ones who see things differently. They’re not fond of rules. And they have no respect for the status quo. You can praise them, disagree with them, quote them, disbelieve them, glorify or vilify them. About the only thing you can’t do is ignore them. Because they change things. They invent. They imagine. They heal. They explore. They create. They inspire. They push the human race forward. Maybe they have to be crazy. How else can you stare at an empty canvas and see a work of art? Or sit in silence and hear a song that’s never been written? Or gaze at a red planet and see a laboratory on wheels? While some see them as the crazy ones, we see genius. Because the people who are crazy enough to think they can change the world, are the ones who do.
La versione italiana di Think Different
«Questo film lo dedichiamo ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro, potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli, perché riescono a cambiare le cose, perché fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.»
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