Scopo: formare giovani giornalisti scientifici su come comunicare al meglio le sfide che stiamo affrontando relativamente ai cambiamenti climatici della Terra, alla fusione dei ghiacci, anche piemontesi, e all’impoverimento delle risorse del Pianeta.
Autoestinzione: se fosse la voce di un vocabolario la sua definizione sarebbe più o meno questa: “In biologia, la scomparsa di una specie dovuta all’intervento diretto della specie stessa sull’ecosistema terrestre”. Quella specie siamo noi.
Quella specie saremo noi se non modifichiamo i nostri modelli di sviluppo. Le attività umane riescono a modificare il nostro pianeta come quelle di nessun’altra specie. L’impatto a livello globale delle attività socioeconomiche della specie autodefinitasi Homo sapiens non è più sostenibile dal sistema Terra.
Qui le slide presentate alla seconda lezione del corso di giornalismo scientifico dell’Accademia Telematica Europea
Non stiamo influenzando soltanto il presente ma anche, e soprattutto, il futuro del nostro pianeta.
Il ruolo centrale dell’uomo in questo processo di alterazione della geologia e l’ecologia del nostro pianeta ha portato gli scienziati a coniare il termine Antropocene. Deriva deriva dalle parole in greco anthropos e kainos, che significano rispettivamente essere umano e recente, e almeno inizialmente non sostituiva il termine corrente usato per l’epoca geologica attuale, Olocene. Fu diffuso negli anni ottanta dal biologo naturalista Eugene F. Stoermer e adottato al convegno dell’IGPB del 2000 dal Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen e dallo stesso Stoermer per definire l’attuale epoca geologica che rappresenta un punto di svolta sia nella storia dell’umanità che in quella della Terra.
L’Antropocene racchiude tutti gli effetti delle nostre azioni sul nostro pianeta. È un messaggio forte e chiaro: questo cambia tutto e per sempre. Non c’è accordo nella comunità scientifica sull’inizio di questa epoca ma la grande accelerazione che si è registrata dopo la Seconda guerra mondiale ha sicuramente avuto gli effetti maggiori su questo processo.
E i ritmi con cui ancora oggi consumiamo il nostro pianeta sono insostenibili. Al momento sono necessari circa 1,7 pianeti per supportare la domanda di risorse dell’uomo.
Il Global Footprint Network, che ha calcolato questo dato, è un’organizzazione internazionale di ricerca che si occupa di cercare soluzioni sostenibili per la gestione delle risorse naturali. Uno dei loro obiettivi è quello di spostare in avanti la data dell’Earth Overshoot Day, il giorno nel quale la domanda della specie umana supera la quantità di risorse che la Terra può rigenerare in un anno.
Questa data si sposta ogni anno sempre più indietro: dal 2001 cade in media tre giorni prima all’anno. Negli ultimi dieci anni il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra sta arretrando dai primi giorni di agosto agli ultimi di luglio. Consumiamo sempre più velocemente le risorse del nostro pianeta. Noi siamo i responsabili di tutto questo e nostra è la responsabilità di porvi rimedio. Modelli di sviluppo più sostenibili che permetterebbero all’umanità di arrivare ad un equilibrio con l’ecosistema esistono. Spetta all’umanità decidere quale strada prendere.
L’Agenda 2030 dell’ONU ha fissato gli obiettivi da raggiungere e gli indicatori da monitorare. Gli elementi fondamentali da armonizzare per raggiungere uno sviluppo sostenibile sono tre: la crescita economica, l’inclusione sociale e la tutela dall’ambiente. A questi elementi corrispondono 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere i bisogni delle future generazioni. Ora bisogna agire e bisogna farlo a livello globale.
Il tempo a disposizione è poco ma le soluzioni ci sono. Manca solo la volontà. La volontà di non passare alla storia come l’unica specie che si è autoestinta. La volontà di dimostrare di essere veramente uomini sapienti.
Fonti: https://www.overshootday.org – https://unric.org/it/agenda-2030