Ambiente

Bombe d’acqua: sono solo temporali o dietro c’è qualcos’altro?

Bombe d’acqua: sono solo temporali o dietro c’è qualcos’altro?

Gli acquazzoni violenti e improvvisi fino a pochi anni fa non venivano chiamati bombe d’acqua: questa particolare denominazione, infatti, è frutto di una scelta linguistica recente. Ma di che cosa si tratta di preciso? Per scoprirlo ci siamo rivolti agli esperti del sito Meteogiuliacci.it, che ci hanno aiutato a saperne di più.

Perché si parla di bombe d’acqua?

Tale definizione non ha una valenza scientifica, nel senso che si tratta di un’espressione prettamente giornalistica. I mezzi di comunicazione del nostro Paese l’hanno coniata prendendo spunto con tutta probabilità dalla parola inglese cloudburst, che potrebbe essere tradotta in senso letterale come esplosione di nuvola. Ma in italiano c’era già una parola che identificava con precisione le bombe d’acqua, che fino a pochi anni fa non erano altro che nubifragi.

Cosa distingue una bomba d’acqua?

Si tratta di un nubifragio molto intenso e violento, ma i climatologi non sono ancora giunti a una definizione su cui si sia trovata l’unanimità: per alcuni per parlare di bomba d’acqua è necessario avere a che fare con almeno 30 millimetri di pioggia caduti in un’ora, mentre per altri occorre che si giunga a 50 millimetri in due ore.

Perché questa espressione è entrata nel linguaggio comune?

Perché è forte e colpisce l’attenzione: un conto è parlare di un nubifragio e un conto è parlare di bomba d’acqua. Nel secondo caso è facile immaginare danni più gravi o disastri immensi. Va ribadito, però, che i meteorologi continuano a parlare di nubifragi. Quel che è certo è che le bombe d’acqua sono tali nel momento in cui causano danni molto ingenti, non solo alle tubazioni e alle strade: si pensi, per esempio, a straripamenti e allagamenti, ma anche ad alberi sradicati (con conseguenti rischi per gli automobilisti e per i pedoni) e al traffico bloccato.

È possibile prevedere l’arrivo di una bomba d’acqua?

Le previsioni meteo permettono in qualche modo di ipotizzare l’arrivo di un temporale, ma non si può sapere quanta pioggia verrà scaricata. Va tenuto presente, in ogni caso, che in alcune zone geografiche il fenomeno delle bombe d’acqua risulta più diffuso rispetto che in altre. Basti pensare, per esempio, alle zone vicino al mare in cui sono presenti dei rilievi: in tali contesti è probabile che le correnti ascensionali di aria particolarmente calda incrocino temperature basse, innescando così i rovesci temporaleschi. La Liguria e la Toscana, non a caso, sono le regioni del nostro Paese in cui le bombe d’acqua capitano con maggiore frequenza.

A proposito: la sensazione è che ci siano più episodi di questo tipo oggi rispetto a qualche anno fa.

No, affermare che tale fenomeno sia caratteristico solo degli anni più recenti sarebbe un errore. Questo, comunque, non vuol dire negare l’incremento del numero di nubifragi, che è dovuto al riscaldamento globale e quindi anche all’azione dell’uomo. Nel corso degli ultimi 50 anni è aumentata di quasi 1 grado la temperatura delle acque dei mari, proprio per effetto del global warming. Che cosa c’entrano i mari? Semplicemente, nel momento in cui l’acqua diventa più calda il livello di umidità aumenta, e inoltre c’è una differenza di temperatura superiore tra l’aria dell’atmosfera e quella che vi giunge provenendo dal mare. Di conseguenza, le nuvole si gonfiano di pioggia, e aumentano le probabilità che il loro carico venga rovesciato all’improvviso e in una volta sola.

È per questo che nascono le bombe d’acqua?

Sì, tali episodi sono dovuti a nuvole che si formano a causa del divario termico tra il cielo e il suolo. Le correnti fredde che l’aria calda incontra fanno sì che essa si condensi, e così nascono le nubi che portano ai temporali. Ciò avviene soprattutto in estate e all’inizio dell’autunno.

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