In copertina: Fabiola Gianotti, foto di Claudio Pasqua
Il 6 novembre 2024 si preannuncia come una data cruciale per il CERN, il più grande centro di ricerca in fisica delle particelle d’Europa, dove è imminente la scelta del successore di Fabiola Gianotti. Il passaggio di testimone non riguarda solo un cambio di direzione, ma rappresenta anche una collisione tra visioni opposte sul futuro della scienza europea. Il Regno Unito ha proposto come candidato Mark Thomson, un noto fisico britannico supportato dal governo di Londra, mentre Berlino ha espresso il suo dissenso per un aumento dei finanziamenti, sostenendo invece una linea di maggiore austerità.
Gianotti, prima donna a dirigere il CERN, ha guidato l’ente attraverso scoperte epocali, inclusa la conferma del bosone di Higgs, contribuendo a rafforzare l’immagine internazionale dell’istituto. Tuttavia, il suo successore dovrà confrontarsi con sfide di natura sia scientifica sia finanziaria. Con il Future Circular Collider (FCC) in fase di progettazione, il CERN è alla ricerca di un nuovo leader che possa consolidare il sostegno dei suoi 23 Stati membri e di partner globali come gli Stati Uniti, con cui collabora nelle infrastrutture scientifiche
Oltre a Thomson, vi sono altri due candidati di spicco: un fisico con background scientifico-politico dai Paesi Bassi e un ricercatore cipriota, ognuno dei quali porta con sé competenze diverse che potrebbero influenzare l’approccio alla futura strategia europea. La scelta, quindi, avrà ripercussioni non solo sulla leadership ma anche sulle priorità scientifiche e finanziarie del CERN. L’incontro tra i rappresentanti dei paesi membri a novembre si annuncia come un vero e proprio scontro tra due filosofie di gestione, dove la Germania ha preso una posizione chiara contro nuovi investimenti e a favore di una guida orientata al rigore.
Questo voto segnerà una svolta per il CERN: se la visione britannica di Thomson prevarrà, potrebbe voler dire continuità e spinta verso la costruzione del FCC, un progetto ambizioso che mira a rispondere a domande fondamentali sulla fisica dell’universo. Se invece il voto pendesse verso una gestione più prudente, la ricerca scientifica potrebbe adottare una linea più contenuta ma sostenibile, orientata alla gestione delle risorse esistenti senza investire in progetti di espansione.
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