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Comunicare la scienza: il rischio della disinformazione

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La disinformazione scientifica è una delle sfide più pressanti del nostro tempo. La rapida diffusione di notizie false o distorte, favorita dai social media e dalla condivisione istantanea di contenuti, ha profondamente influenzato il rapporto tra il pubblico e la scienza. Questa dinamica si manifesta non solo nei dibattiti sulle emergenze sanitarie, ma anche in settori scientifici fondamentali, dalla biologia alla climatologia, dall’astrofisica alle tecnologie emergenti.

Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), la comunicazione pubblica può rappresentare un antidoto efficace alla disinformazione. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, è necessario un approccio strategico che metta al centro trasparenza, integrità e coinvolgimento attivo dei cittadini. L’OCSE sostiene che la fiducia nella scienza e nelle istituzioni può essere ristabilita solo attraverso una comunicazione chiara e accessibile, accompagnata da una gestione responsabile delle informazioni.

La Scienza e il problema della disinformazione

Un esempio emblematico della disinformazione scientifica è il dibattito sui cambiamenti climatici. Nonostante l’ampio consenso scientifico che attribuisce il riscaldamento globale alle attività umane, una parte consistente del pubblico rimane scettica. I negazionisti climatici, spesso finanziati da gruppi di interesse economico, utilizzano strategie retoriche per minare la fiducia nei dati scientifici. Negli Stati Uniti, campagne di disinformazione hanno deliberatamente enfatizzato le incertezze scientifiche per creare confusione tra il pubblico e ritardare azioni politiche decisive.

Un altro settore fortemente colpito dalla disinformazione è la biotecnologia. L’uso degli organismi geneticamente modificati (OGM) nell’agricoltura è un tema controverso da decenni. Nonostante numerosi studi abbiano dimostrato che gli OGM sono sicuri per il consumo umano e vantaggiosi per la produttività agricola, una parte del pubblico continua a considerarli pericolosi. Questo scetticismo deriva spesso da una comunicazione carente da parte della comunità scientifica, che non ha saputo spiegare efficacemente i benefici e i limiti della tecnologia.

Anche l’energia nucleare è oggetto di diffidenza pubblica. Gli incidenti di Chernobyl e Fukushima hanno alimentato una paura diffusa, nonostante i progressi tecnologici abbiano reso questa fonte di energia molto più sicura. La mancanza di trasparenza e l’incapacità di affrontare le preoccupazioni del pubblico hanno contribuito a mantenere viva l’ostilità verso il nucleare, nonostante il suo potenziale come energia a basse emissioni di carbonio.

Il ruolo dei social media nella disinformazione

I social media rappresentano il terreno più fertile per la disinformazione scientifica. Una ricerca pubblicata dalla piattaforma dell’Unione Europea CORDIS ha analizzato il ruolo dei social nel propagare fake news durante emergenze globali, evidenziando che le informazioni false viaggiano più rapidamente di quelle verificate. Questo fenomeno è aggravato dall’algoritmo stesso delle piattaforme, progettato per privilegiare contenuti che suscitano reazioni emotive, spesso a scapito dell’accuratezza.

Progetti come ENJOI, finanziati dall’Unione Europea, stanno cercando di contrastare questa tendenza. L’obiettivo è creare standard di comunicazione scientifica che rendano più affidabili e accessibili le informazioni scientifiche. Questi progetti mirano a coinvolgere non solo esperti ma anche il pubblico, promuovendo una cultura della consapevolezza critica e del dialogo aperto.

La comunicazione della scienza: una questione di fiducia

La costruzione di un rapporto di fiducia tra scienza e pubblico richiede un approccio partecipativo. La fiducia non può essere imposta; deve essere guadagnata attraverso la trasparenza e la chiarezza. Ad esempio, nel contesto della pandemia di COVID-19, la fiducia nelle istituzioni è stata compromessa da messaggi contrastanti e da una comunicazione spesso incoerente. Questo ha portato a un aumento dello scetticismo verso i vaccini, un fenomeno che ha avuto gravi implicazioni per la salute pubblica.

Un altro esempio significativo riguarda il dibattito sull’ambiente. Alcuni studi scientifici sono stati presentati in modo frammentario o decontestualizzato, dando origine a un clima di incertezza. In questi casi, la mancanza di spiegazioni accessibili e di un linguaggio comprensibile ha reso difficile per il pubblico comprendere l’urgenza di agire, portando a una percezione di distacco tra la scienza e la vita quotidiana.

Un ulteriore esempio si può osservare nel campo delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale o le reti di telecomunicazione. In assenza di una comunicazione chiara sui benefici e sui rischi, si sono diffuse teorie non supportate scientificamente, rafforzando paure infondate. Solo grazie a iniziative di dialogo aperto e coinvolgimento delle comunità si è riusciti, in alcuni casi, a ricostruire la fiducia.

Infine, la dimostrazione di come la mancanza di una comunicazione chiara possa compromettere la fiducia tra scienza e pubblico riguarda il 5G. L’introduzione di questa tecnologia ha suscitato timori in una parte della popolazione, alimentati da informazioni errate o incomplete. Si sono diffuse teorie infondate che collegavano il 5G a problemi di salute, nonostante le evidenze scientifiche non supportassero tali affermazioni.

In molti casi, la paura è stata amplificata dalla diffusione di notizie sensazionalistiche e dall’assenza di spiegazioni semplici e accessibili da parte delle istituzioni e delle aziende coinvolte. Ad esempio, termini tecnici complessi, come “onde millimetriche” o “frequenze elettromagnetiche”, sono stati spesso riportati senza contesto, lasciando spazio a interpretazioni errate.

Per costruire fiducia in questo contesto, sono state necessarie campagne informative chiare e partecipative. Alcuni progetti hanno coinvolto le comunità locali, organizzando incontri con esperti, per spiegare i benefici e i rischi del 5G con un linguaggio comprensibile. Questo approccio partecipativo ha aiutato a dissipare molte preoccupazioni, dimostrando che la trasparenza e il dialogo aperto sono strumenti fondamentali per rafforzare il rapporto tra scienza e pubblico.

Le soluzioni possibili

Per affrontare la disinformazione dilagante, è necessario adottare un approccio integrato che coinvolga governi, istituzioni scientifiche e piattaforme di comunicazione. Le seguenti strategie possono contribuire a migliorare la qualità della comunicazione scientifica:

  1. Formazione per gli scienziati: molti ricercatori non sono preparati per comunicare con il pubblico. Corsi di formazione in comunicazione scientifica possono aiutare a colmare questa lacuna, rendendo gli scienziati più efficaci nel dialogo con i non esperti.
  2. Integrazione di discipline umanistiche: la scienza non deve essere presentata in modo sterile. Coinvolgere narratori, artisti e filosofi nella comunicazione scientifica può renderla più coinvolgente e accessibile.
  3. Collaborazione con i media: i media tradizionali e digitali devono assumersi la responsabilità di verificare le informazioni scientifiche prima di diffonderle. Iniziative come l’International Fact-Checking Network possono essere un modello per garantire l’accuratezza delle notizie scientifiche.
  4. Promozione dell’alfabetizzazione scientifica: programmi educativi a livello scolastico e universitario dovrebbero enfatizzare l’importanza del metodo scientifico e della valutazione critica delle informazioni.

Riconquistare la fiducia: il ruolo della comunicazione

Per superare le barriere di comprensione e scetticismo, è necessario un cambio di approccio nella comunicazione della scienza. I ricercatori devono essere più attivi nel raccontare il proprio lavoro e nel collegare i risultati della ricerca alle preoccupazioni e ai bisogni immediati del pubblico. Questo non significa semplificare eccessivamente o ridurre il rigore, ma piuttosto tradurre concetti complessi in storie che possano ispirare e coinvolgere.

La collaborazione tra scienziati e comunicatori professionisti è essenziale per raggiungere questo obiettivo. Iniziative come la European Research Night, in cui laboratori e centri di ricerca aprono le porte al pubblico, sono esempi positivi di come coinvolgere le persone e costruire un ponte tra scienza e società.

Inoltre, i governi e le istituzioni scientifiche devono impegnarsi a spiegare come vengono utilizzati i fondi pubblici, mostrando con chiarezza i benefici a lungo termine degli investimenti nella ricerca. Trasparenza e responsabilità sono strumenti potenti per contrastare il sospetto che la scienza sia guidata da interessi economici piuttosto che dal desiderio di avanzare la conoscenza.

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