Negli ultimi tempi, le teorie del complotto hanno proliferato in rete, amplificate da piattaforme social e messaggi condivisi in gruppi privati. Queste narrazioni, seppur prive di fondamento, trovano seguito tra chi si sente disorientato o sfiduciato verso le istituzioni. Tra le più recenti teorie diffuse online vi è quella secondo cui la Russia rappresenterebbe un alleato che agisce per il bene dell’Occidente, mentre l’Unione Europea verrebbe dipinta come un’istituzione inefficace o addirittura dannosa. Questa narrazione, che distorce la realtà dei fatti e dei complessi rapporti internazionali, si accompagna ad altre teorie cospirazioniste che dipingono le organizzazioni globali come complotti contro i cittadini. Tali teorie si ricollegano a un senso di sfiducia nei confronti dell’ordine politico ed economico globale, spingendo molti a cercare risposte alternative attraverso canali non ufficiali e in fonti non verificabili.
Oltre alle narrazioni politiche, molte altre teorie del complotto di natura tecnologica e sanitaria continuano a circolare e a influenzare l’opinione pubblica. Ad esempio, la convinzione che le reti 5G possano causare danni alla salute – o persino contribuire alla diffusione di malattie come il Covid-19 – si è radicata in alcune comunità online, nonostante le smentite scientifiche. A questa si aggiungono le teorie sui vaccini, che li presentano come strumenti di controllo o manipolazione anziché come mezzi di prevenzione. In particolare, alcuni credono che i vaccini contengano microchip o altre tecnologie invasive, parte di un presunto piano per monitorare le persone a livello globale.
La teoria del complotto che nega anche l’esistenza dei cambiamenti climatici o sostiene che siano una “esagerazione” orchestrata da certi gruppi si basa su alcune credenze centrali. I sostenitori di questa teoria affermano che gli effetti del riscaldamento globale sono volutamente amplificati da scienziati, governi e organizzazioni internazionali per ottenere vari vantaggi economici e politici. Secondo questi gruppi, l’idea di un’emergenza climatica globale è uno strumento per controllare le popolazioni, limitare le libertà personali e imporre nuove tasse e regolamenti.
Queste teorie fanno leva su ansie profonde legate all’innovazione tecnologica e alla fiducia verso le autorità sanitarie, trovando un pubblico predisposto tra chi è già sospettoso delle istituzioni. Di fronte a una proliferazione di teorie tanto fantasiose quanto infondate, cresce la necessità di capire come dialogare con chi le sostiene senza creare conflitti, ma cercando di costruire un terreno comune di comprensione e apertura al confronto.
Comprendere come affrontare dialoghi con chi sostiene simili convinzioni è diventato un tema di interesse non solo per chi è direttamente coinvolto, ma anche per psicologi, sociologi e piattaforme di comunicazione, impegnati a trovare strategie per ristabilire un confronto costruttivo.
Affrontare chi crede nelle teorie del complotto è una sfida complessa, soprattutto in un’epoca in cui tali narrazioni trovano terreno fertile online. Di seguito, un’analisi approfondita di queste strategie, arricchita da consigli aggiuntivi tratti da altre fonti autorevoli.
1. Mostrare rispetto ed empatia
Il rispetto è fondamentale. Secondo Tanya Basu di MIT Technology Review, chi crede in teorie complottiste spesso si sente già giudicato, quindi dimostrare empatia è essenziale per avviare un dialogo aperto. “Un atteggiamento di rispetto – sottolinea Basu – può aiutare l’interlocutore a sentirsi meno attaccato e più disposto a riflettere” (MIT Technology Review, 2020).
Anche secondo lo psicologo Rob Brotherton, autore di “Suspicious Minds: Why We Believe Conspiracy Theories”, un approccio empatico e privo di giudizio è più efficace nel creare un clima di apertura, poiché permette all’interlocutore di abbassare le difese.
2. Privilegiare il dialogo privato
Discutere in un ambiente pubblico, come un commento sui social media, può facilmente trasformare una conversazione in una sfida per la propria reputazione. La sociologa Karen Douglas, che studia la psicologia delle cospirazioni, suggerisce che avviare una discussione in privato è più produttivo. In uno spazio privato, come un messaggio diretto, l’interlocutore si sente meno giudicato e più libero di riflettere e riformulare i propri pensieri (Douglas, Current Opinion in Psychology, 2021).
3. Chiedere gentilmente il permesso di discutere
Secondo la piattaforma Greater Good Magazine, chiedere all’interlocutore se è aperto al confronto è un passaggio che può migliorare significativamente il tono della discussione. In questo modo si dimostra rispetto per le sue opinioni e si stabilisce un clima di collaborazione. Chiedere “Posso condividere il mio punto di vista?” rende chiaro che non si intende imporre le proprie idee, bensì aprire un dialogo in cui entrambe le parti possono esprimersi (Greater Good Magazine, 2020).
4. Trovare punti di accordo
Anche nelle teorie più fantasiose si possono trovare elementi di verità o punti su cui entrambe le parti concordano. Questo approccio, chiamato “building rapport” dalla comunicazione interpersonale, aiuta a instaurare fiducia. Secondo Donovan, esperto di disinformazione, trovare punti di accordo serve a creare un terreno comune da cui partire per costruire la conversazione (Donovan, Harvard University Disinformation Research).
5. Applicare il “sandwich della verità”
Il linguista George Lakoff propone il “sandwich della verità” (fact-fallacy-fact), ovvero il metodo di intercalare una verità, una falsità e poi ancora una verità. Questo schema permette di evidenziare i fatti senza apparire condiscendenti. Per esempio, si potrebbe dire: “Il Covid-19 è un virus che si trasmette per via aerea; per questo motivo, non può essere diffuso dal 5G, dato che le onde radio non trasportano virus” (Lakoff, Don’t Think of an Elephant!).
6. Usare il metodo socratico
Il metodo socratico, che consiste nel porre domande per aiutare l’interlocutore a esplorare le proprie convinzioni, si è dimostrato uno degli strumenti più efficaci. Uno studio pubblicato su Studies in the Education of Adults evidenzia come il metodo socratico possa portare chi crede alle teorie complottiste a interrogarsi in modo critico, riducendo la propria sicurezza nelle credenze (Studies in the Education of Adults, 2021).
Stuart Johnson, moderatore di r/ChangeMyView, afferma che il metodo socratico consente alle persone di trovare da sole eventuali incoerenze nelle loro teorie. Un esempio potrebbe essere chiedere: “Se i microchip fossero presenti nei vaccini, come farebbe il sistema immunitario a non rilevarli?”
7. Sottolineare le fonti affidabili
Un altro consiglio proveniente da Science Based Medicine, piattaforma dedicata alla promozione dell’informazione scientifica, suggerisce di invitare l’interlocutore a verificare le fonti e a confrontarle con altre di maggiore affidabilità. Senza imporre il proprio punto di vista, si può sottolineare l’importanza delle fonti accreditate e suggerire articoli di riviste scientifiche o dichiarazioni di esperti (Science Based Medicine, 2022).
8. Riconoscere che alcune persone non cambieranno idea
In molti casi, è importante accettare che non tutti sono disposti a rivedere le proprie convinzioni. La psicologa Karen Douglas rileva che, soprattutto quando le credenze complottiste sono profondamente radicate, alcuni individui si rifiuteranno di considerare alternative, anche di fronte a prove evidenti. Secondo Douglas, riconoscere questa realtà è utile per evitare frustrazione e mantenere la propria serenità (Douglas, Psychological Bulletin, 2019).
9. Usare l’umorismo con cautela
Psychology Today suggerisce che, se usato con attenzione, l’umorismo può smorzare la tensione e rendere la conversazione meno rigida. Tuttavia, è necessario fare attenzione a non essere condiscendenti o ironici in modo eccessivo, poiché questo può sembrare un attacco o un tentativo di ridicolizzare l’interlocutore. Un commento leggero e genuino può, in alcuni casi, rendere più facile discutere argomenti complessi (Psychology Today, 2021).
10. Offrire alternative di senso
Le teorie del complotto spesso attraggono chi è alla ricerca di risposte per spiegare eventi traumatici o situazioni di incertezza. Joan Donovan afferma che offrire una narrativa alternativa che fornisca senso e che sia ancorata a fatti verificabili può aiutare le persone a non sentirsi “costrette” a cercare spiegazioni cospirative (Donovan, Harvard University Disinformation Research).
Secondo uno studio dell’Università di Cambridge, chi crede nelle teorie complottiste spesso lo fa perché sente il bisogno di un controllo maggiore sul mondo che lo circonda. In questo caso, spiegare come la scienza fornisca certezze senza dover ricorrere a complotti può avere un impatto positivo (University of Cambridge, 2020).
11. Essere consapevoli dei propri limiti
A volte, fermarsi è la scelta migliore. Gli utenti di r/ChangeMyView ricordano che, se una conversazione diventa troppo carica di emozioni o difficile da gestire, è meglio interromperla. Greater Good Magazine consiglia di “sapersi ritirare” per evitare di alimentare la frustrazione, poiché spesso un confronto troppo acceso può generare risentimenti e ostilità (Greater Good Magazine, 2020).
12. Piccoli passi possono fare la differenza
Un singolo confronto raramente farà cambiare idea a chi sostiene una teoria complottista. Tuttavia, come suggeriscono i moderatori di r/ChangeMyView, è possibile che piccole aperture iniziali portino a un graduale ripensamento. Riconoscere questi piccoli successi e vederli come parte di un lungo processo è essenziale per mantenere la motivazione (MIT Technology Review, 2020).
Riassumendo
Le teorie complottiste, in parte, rispondono a un bisogno di appartenenza e sicurezza, soprattutto in momenti di incertezza come la pandemia di Covid-19. Donovan sottolinea che molte persone trovano conforto nel sentirsi parte di una comunità che “conosce la verità”. Capire questo aspetto può aiutarci a entrare in empatia con chi sostiene teorie complottiste e a mantenere un approccio umano e comprensivo durante il confronto.
Questi suggerimenti offrono un approccio rispettoso e pragmatico, trasformando il dialogo in un’opportunità di crescita reciproca. Anche quando il cambiamento non è immediato, un dialogo empatico e costruttivo può gettare le basi per un futuro ripensamento.