Pianezza, 15 aprile 2025 – Una mattinata intensa, toccante, indimenticabile. Nelle aule delle Scuole dell’Arca a Pianezza (TO) oggi si è svolto un incontro straordinario con Andreja Restek, fotoreporter di guerra e fondatrice di APR News, che ha condiviso con gli studenti della scuola secondaria di primo grado Fratelli Gualandi la sua esperienza nei luoghi più pericolosi e dimenticati del mondo.
L’incontro, voluto fortemente dal Sindaco Antonio Castello e dall’Assessore alla Cultura Riccardo Gentile è stato coordinato e condotto dal Presidente ADI – Agenzia Digitale Italiana Giovanni Firera. I ragazzi, abituati a pensare alle guerre come a qualcosa di lontano, fatto di immagini sbiadite sui telegiornali, si sono trovati improvvisamente di fronte alla realtà nuda e cruda raccontata da chi la vive ogni giorno in prima linea. Nessuna finzione, nessun filtro: solo la voce ferma, profonda e coinvolgente di una donna che ha scelto di non voltarsi mai dall’altra parte.
Presenti attive all’incontro la Prof. Giusy Di Marca, Direttrice emerita delle scuole dell’arca, la Prof. Magda Giolitti, Coordinatore didattico della scuola secondaria di primo grado Fratelli Gualandi, e l’Interprete LIS – Lingua dei Segni Italiana, Lorenzo Vito
L’incontro si è aperto con una domanda semplice e potente: “Cosa porti con te nei posti di guerra?”. Andreja ha elencato, uno ad uno, gli oggetti essenziali per la sopravvivenza e il lavoro sul campo: antidiarroici, torce, barrette energetiche, orologi resistenti, borracce con filtri per acqua depurata, foulard per proteggersi da sabbia e fumo, caricatori, batterie di riserva, schede di memoria, un paio di telefoni, pochi vestiti. “I vestiti si comprano sul posto, l’essenziale deve stare nello zaino”, ha spiegato. I ragazzi hanno ascoltato in silenzio, colpiti dalla concretezza delle sue parole, dal senso di precarietà che ogni oggetto trasmetteva.

Un’infanzia sotto controllo
Poi, Andreja ha aperto il cuore, raccontando la sua infanzia in un paese dove era vietato “sognare troppo”. Cresciuta in un contesto dove “socializzare era sospetto”, ha parlato di sua madre, insegnante, e del peso di crescere in una società che imponeva rigide regole su tutto, anche sul gioco. “Non potevo giocare a calcio, perché ero una ragazza. E se avevi troppa fantasia, ti consideravano strana”.
Educazione significava disciplina, ma anche addestramento: “A scuola c’era una materia dedicata al senso della patria, e una volta al mese andavamo al poligono a sparare con mitra e fucili”, ha raccontato tra lo stupore e l’incredulità degli studenti.
Le altre domande dei ragazzi
Le domande dei ragazzi sono state tante: hanno voluto sapere di più sui bambini che Andreja ha incontrato nei campi profughi, nelle scuole bombardate, nei villaggi in fiamme. “Cosa desiderano i bambini nei posti di guerra?” La risposta è arrivata con la semplicità che solo le verità profonde e amare sanno avere: “Vogliono solo tornare a scuola”. Nessun tablet, nessuna Playstation, nessuna richiesta impossibile. Solo una lavagna, un banco, una maestra, una normalità perduta.
Durante l’incontro, Andreja ha raccontato anche quanto sia importante conoscere le lingue nei territori di conflitto. Lei stessa parla fluentemente inglese e comprende bene il cirillico, e quindi il russo, una competenza che le ha permesso di muoversi in modo più sicuro e di instaurare rapporti di fiducia nei territori dell’ex Unione Sovietica, in particolare in Ucraina, Crimea, Russia e nei Balcani.
“Le lingue sono strumenti di sopravvivenza e di rispetto”, ha detto agli studenti. “Se vuoi capire davvero un popolo, devi prima capire come parla”.
Le testimonanze dei presenti
“Avere Andreja Restek tra noi oggi – ha spiegato la Prof.ssa Giusy Di Marca – Direttrice emerita delle Scuole dell’Arca –è stato un privilegio e un’opportunità di crescita profonda per i nostri studenti. Il suo racconto ci ha ricordato quanto sia importante educare i giovani alla consapevolezza, all’ascolto e alla responsabilità. Le sue parole resteranno impresse nei cuori dei nostri ragazzi come un seme di umanità e impegno civile”.
La Prof.ssa Magda Giolitti, Coordinatrice didattica della Scuola Secondaria di Primo Grado Fratelli Gualand ha dichiarato che “L’incontro con Andreja Restek ha permesso ai nostri studenti di toccare con mano il valore della testimonianza diretta. Ascoltare la sua esperienza di fotoreporter in zone di guerra ha dato un significato concreto a tante lezioni di storia e geografia, ma soprattutto ha acceso in loro il desiderio di comprendere e non rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza del mondo.”
Il Dott. Giovanni Firera – Coordinatore dell’incontro per il Comune e Presidente di ADI – Agenzia Digitale Italiana: “Abbiamo colto la volontà del Sindaco con la presenza dell’Assessore alla Cultura di Pianezza, e coordinato questo incontro perché crediamo che il dialogo tra scuole, informazione e società civile sia uno dei pilastri per formare cittadini consapevoli. Andreja Restek, con la sua forza e la sua verità, ci ha mostrato come il giornalismo possa ancora essere una voce per chi non ha voce. È stata una lezione di coraggio e di responsabilità che porteremo con noi a lungo.”
“Accogliere Andreja Restek nella nostra città e vederla dialogare con i ragazzi è stato un momento di straordinaria intensità culturale ed emotiva – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura del Comune di Pianezza Dott. Riccardo Gentile – La sua testimonianza, forte e autentica, ha toccato corde profonde e ha offerto agli studenti uno sguardo diretto e umano sulla realtà dei conflitti internazionali. Crediamo fortemente che la cultura non sia solo studio, ma anche incontro e confronto, soprattutto con chi ha scelto di raccontare il mondo mettendosi in prima linea. Questa iniziativa conferma il nostro impegno nel promuovere una cultura viva, capace di formare coscienze critiche e sensibili.”

Un silenzio pieno di pensieri
L’incontro si è chiuso con un lungo silenzio. Non un silenzio imbarazzato, ma carico di pensieri, emozioni, rispetto. Andreja ha lasciato qualcosa nei cuori dei ragazzi dell’Arca: la consapevolezza che la libertà, la pace e l’istruzione non sono diritti scontati, ma conquiste da difendere ogni giorno.
Le sue fotografie, mostrate durante l’incontro, hanno dato un volto alle storie raccontate: bambini con gli occhi troppo grandi per la loro età, madri che cuciono abiti sotto le tende, giovani che sognano un futuro anche se attorno tutto crolla.
Una lezione di umanità
La mattinata si è conclusa con un applauso lungo e sincero. Non solo per il coraggio di Andreja, ma per la sua capacità di trasformare l’orrore in testimonianza, la paura in consapevolezza, la distanza in empatia. Durante l’incontro è stato anche annunciato che a Pianezza verrà allestita una mostra fotografica di Andreja Restek
Il messaggio che ha lasciato agli studenti è chiaro: “Non serve andare in guerra per cambiare il mondo. Basta guardare con attenzione, non smettere di farsi domande, e avere il coraggio di raccontare”.
E in quelle aule di Pianezza, oggi, qualcosa è cambiato.
La lettera di Andreja Restek ai ragazzi delle scuole dell’Arca di Pianezza
Desidero ringraziarvi per avermi invitata oggi. Per me è un momento davvero speciale.
Oggi condividerò esperienze di guerre vissute, fughe disperate e incontri straordinari nel mio lavoro di reporter. Ogni viaggio è un biglietto di sola andata verso realtà così intense da cambiare profondamente il modo in cui guardi il mondo e la vita stessa.
Per me, la macchina fotografica è molto più di uno strumento: è un modo per raccontare la vita, cogliendone l’attimo, la bellezza, la crudeltà e la sua vera natura.
Allo stesso tempo, le parole hanno un’importanza enorme: le scelgo con cura, pensando alle persone e sempre con rispetto.
È un mestiere carico di responsabilità, dove le persone che hanno perso tutto condividono con te il loro ultimo bene più prezioso: la loro storia. Questo richiede rispetto e gratitudine, sia verso di loro che verso chi ascolta e guarda ciò che racconto.
La guerra è entrata nella mia vita come un’ombra minacciosa. Ricordo i carri armati allineati sotto la finestra di casa, preludio a un imminente disastro. In quel momento ho compreso quanto fosse fragile la tranquillità che consideravo scontata.
Spesso dimentichiamo la preziosità di valori come la libertà, la democrazia e la giustizia, finché non ci vengono sottratti. La libertà va protetta con saggezza e amore, poiché le nostre parole e azioni hanno un potere immenso.
Attraverso i miei racconti, cerco di far riflettere sull’importanza di difendere ciò che diamo per scontato.
Il mio lavoro mi ha portata a documentare conflitti apparentemente lontani ma nello stesso tempo vicini a tutti; nel mio libro raccolgo le storie di trafficanti di esseri umani, prigionieri, soldati, rifugiati e bambini schiavi.
Momenti che hanno rivelato l’umanità più pura, un barlume di speranza nel mezzo del caos.
Essere reporter di guerra significa non solo documentare, ma anche ascoltare, osservare e raccontare con imparzialità: dietro ogni scatto c’è una vita, una storia che merita rispetto.
È un lavoro che lascia cicatrici invisibili; i volti che incontri lungo la strada diventano parte di te, ritornano nei tuoi sogni inaspettatamente.
Ognuno di noi ha il potenziale per fare la differenza; ciò che conta non è solo cosa facciamo, ma il modo in cui lo facciamo.
L’integrità, il rispetto e l’umanità con cui trattiamo gli altri sono ciò che ci definisce, perché il vero valore di una persona si misura da come tratta chi non ha nulla da offrirle in cambio.
Le guerre ci mostrano come le storie umane, pur separate da culture e confini, si intreccino in modi sorprendenti.
Documentare i conflitti e i fenomeni migratori è per me più di un mestiere: è una missione, essere la voce di chi non ha voce, testimoniare momenti destinati a diventare storia.
Vi invito a custodire la nostra storia e a proteggere il futuro con passione, coraggio e intelligenza, ricordando che ogni sfida è un’occasione per migliorarsi.
Ognuno di voi ha il mondo davanti, indipendentemente dalle proprie origini; ciò che conta davvero è come affrontiamo le sfide.
L’integrità, il rispetto e la dedizione nel nostro agire definiscono la nostra vera essenza.
Il nostro impatto sul mondo si misura dalla gentilezza che doniamo, dall’autenticità delle nostre azioni e dalla dignità con cui trattiamo gli altri.
Siate forti, curiosi e rispettosi: di voi stessi e degli altri. Nutrite i vostri sogni, coltivate la vostra forza, trasformate le debolezze nella vostra risorsa più grande.
Ogni sfida è un’opportunità per crescere e diventare la migliore versione di noi stessi.
La mia storia personale è testimonianza che i sogni possono diventare realtà.
Andreja Restek
PACE
Chi è Andreja Restek
Una voce indipendente nel panorama internazionale
Fondatrice e direttrice di APR News, testata giornalistica online con sede in Italia, Andreja Restek ha creato uno spazio editoriale dedicato all’approfondimento del fenomeno del terrorismo globale, alla lotta contro i traffici illeciti e alla difesa dei diritti umani. APR News non si limita a riportare le notizie, ma si propone di monitorare attivamente le reti terroristiche e i conflitti che alimentano l’instabilità internazionale, con un approccio critico e indipendente.
Restek è una giornalista che non si accontenta delle fonti ufficiali: preferisce osservare e documentare direttamente, calandosi in prima persona nei territori in cui la storia prende forma. La sua attività ha toccato aree devastate dalla guerra e dalla povertà, come la Siria, l’Iraq, il Libano, la Crimea, l’Ucraina, l’Iran, la Russia, i Balcani e molte zone dell’Africa. Sono luoghi spesso dimenticati dai grandi media, ma al centro della geopolitica globale.
La fotografia come testimonianza
Il linguaggio visivo è uno degli strumenti più potenti nelle mani di Andreja Restek. Le sue fotografie, forti, sincere e spesso scomode, raccontano la condizione umana nelle sue espressioni più estreme: la fuga, la fame, il dolore, ma anche la resistenza e la speranza. Le sue immagini sono state esposte in mostre internazionali e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, affermandola come una delle voci più importanti del fotogiornalismo contemporaneo.
La sua mostra più nota, “In Prima Linea, Donne Fotoreporter in Luoghi di Guerra”, è un omaggio alle donne che, come lei, scelgono di rischiare la vita per raccontare il mondo. La rassegna ha attirato oltre 31.000 visitatori e ha ricevuto recensioni da più di 150 testate internazionali, ponendo l’accento su un giornalismo che è anche gesto politico e culturale.
L’impegno umanitario
Ma il lavoro di Andreja Restek va oltre il racconto: è anche azione concreta. Nel 2013 ha fondato l’Onlus “L’Ambulanza dal Cuore Forte – ADCF”, un’organizzazione nata con l’obiettivo di fornire aiuti umanitari, medicinali e supporto logistico in aree colpite da guerre o calamità naturali. L’associazione interviene dove c’è più bisogno, portando non solo beni materiali, ma anche attenzione, vicinanza e ascolto.
Il suo attivismo è coerente con la sua visione del mondo: un luogo da raccontare, sì, ma anche da migliorare. È membro dell’International Federation of Journalists (IFJ) e parte di Environmental Peacebuilding, reti che uniscono professionisti impegnati nella difesa dei diritti umani e dell’ambiente. La sua attenzione per le conseguenze ambientali dei conflitti e delle disuguaglianze dimostra una visione integrata e lungimirante.
Una professionista al servizio della verità
Con oltre vent’anni di esperienza alle spalle, Andreja Restek rappresenta una figura rara nel panorama giornalistico contemporaneo: una professionista che unisce rigore, passione e coraggio, sempre pronta a sfidare le convenzioni per cercare la verità. La sua testimonianza diretta, il suo impegno sul campo e la capacità di raccontare ciò che spesso resta invisibile rendono il suo lavoro fondamentale.
Andreja non cerca la notorietà, ma l’impatto. La sua carriera ci ricorda che il giornalismo, quando è fatto con etica e passione, può davvero fare la differenza: può dare voce a chi non ne ha, può accendere i riflettori sulle ingiustizie, può cambiare la percezione che abbiamo del mondo.
In un’epoca in cui l’informazione è spesso manipolata o consumata in fretta, l’esempio di Andreja Restek è un invito a guardare più a fondo, ad ascoltare con attenzione e a non voltare mai lo sguardo dall’altra parte.
Sito web: www.andrejarestek.com
Pagina Instagram @andrejarestek
Il libro
In un tempo in cui la guerra si combatte anche con le parole, dove la disinformazione è arma e la verità una vittima collaterale, il libro La solitudine della verità di Andreja Restek si impone come un faro nel buio dell’informazione contemporanea.
Press & Communication: ADI – Agenzia Digitale Italiana
www.agenziadigitaleitaliana.it
EMAIL info@agenziadigitaleitaliana.it
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