In “Che cos’è la scienza: la rivoluzione di Anassimandro” Carlo Rovelli, fisico teorico divenuto famoso come divulgatore grazie a best sellers come “Sette brevi lezioni di fisica” e il recente “L’ordine del tempo”, si focalizza sull’origine del pensiero scientifico per come lo intendiamo noi oggi e in particolare ci porta a riscoprire un personaggio a lungo, e ingiustamente, sottovalutato: Anassimandro.
Discepolo di Talete, Anassimandro è un libero pensatore padre di idee rivoluzionarie e sorprendenti (ancor di più rispetto al contesto storico); infatti è lui il primo a proporre l’idea di una Terra fluttuante nel nulla, circondata sopra e sotto dal cielo, il primo a proporre spiegazioni dei fenomeni naturali senza far ricorso alle divinità, il primo a capire il ciclo dell’acqua così come è il primo ad avere l’ardire di contraddire il proprio maestro dopo averlo studiato: tale comportamento innovativo (si pensi al “Ipse dixit” prima riferito a Pitagora, poi ad Aristotele) è, secondo l’autore, uno degli ingredienti fondamentali per il progresso della conoscenza scientifica tant’è che vi si ritrovano molti autorevoli esempi nella storia a partire da Copernico che mette in dubbio l’ipotesi cardine dell’Almagesto di Tolomeo, fino ad Einstein e iltempo assoluto di Newton ecc.
Rovelli ci racconta il pensiero di Anassimandro e l’importanza che tali idee e metodi, secondo lui, hanno avuto nel tempo mettendo le basi per quella che diverrà, molto tempo dopo, la struttura su cui si basa il progresso scientifico.
L’abilità di Rovelli è il saper coniugare una divulgazione descrittiva, in cui si riportano i fatti relativi ad un personaggio storico, con interessanti riflessioni personali che si snodano a partire da tali fatti, riuscendo a contestualizzare il tutto in una cornice storica ben chiara e proporre notevoli parallelismi a sostegno dell’argomento centrale, e cioè una rivalutazione del ruolo di Anassimandro nella storia.
Affinché si possa apprezzare a pieno la portata del contributo di Anassimandro è fondamentale capire il contesto storico in cui si muoveva; anche in tal caso si apprezza la capacità divulgativa dell’autore che, senza dilungarsi inutilmente, ci fornisce una precisa panoramica del contesto storico mettendo in risalto l’importanza degli scambi culturali tra popolazioni differenti (come per esempio il contatto tra Mileto e i fenici per quanto concerne la scrittura).
“Che cos’è la scienza” è una gradevolissima sorpresa, affascinante e leggero, ricco di notevoli fatti storici magari non così famosi che danno ottimi spunti di riflessione.
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