Le lesioni da pressione, conosciute anche comunemente come piaghe da decubito o ulcere da pressione, rappresentano una delle principali complicanze che si trovano ad affrontare i pazienti fragili allettati. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, le tecnologie e i materiali con cui vengono realizzate le superfici antidecubito – letti articolati integrati, sovramaterassi e superfici antidecubito sostitutive del materasso standard – hanno conosciuto una rapida evoluzione, e oggi, è possibile trovare in commercio presidi antidecubito per tutte le esigenze. Quanto alla loro efficacia clinica, però, il dibattito è ancora aperto. Di recente, infatti, è stata condotta una mirata revisione della letteratura in materia di antidecubito sulle più importanti banche dati e riviste specializzate.
I professionisti di Service Med, azienda che dal 1992 opera nel settore dell’antidecubito per la sanità pubblica, privata e domiciliare e che fa parte di MedicAir Group – punto di riferimento nell’ambito dell’Home Care e per la produzione e commercializzazione di gas tecnici e alimentari – hanno analizzato con cura gli studi più recenti in merito, traendo le dovute conclusioni.
Cosa sono le lesioni da pressione (piaghe da decubito) e cosa comportano
Le lesioni da pressione (LdP) o piaghe da decubito sono danni localizzati a pelle e tessuti molli sottostanti fino a coinvolgere muscoli, tendini e ossa, che si sviluppano a causa di una prolungata compressione, come accade nel caso dei pazienti fragili allettati. Le lesioni da pressione costituiscono ancora oggi, nonostante gli enormi progressi compiuti nella gestione dei pazienti che ne sono affetti, un’importante voce di costo per il sistema sanitario, oltre a influire sulla qualità della vita del paziente e dei suoi caregivers.
Per ridurre le problematiche causate dal prolungato allettamento è necessario intervenire con la corretta identificazione del paziente a rischio e successivamente attuare un adeguato piano di prevenzione che prevede l’uso di idonee superfici antidecubito affiancato da un programma di mobilizzazione e movimentazione del paziente fragile.
L’ufficio R&S (ricerca e sviluppo) di Service Med ha messo a punto superfici antidecubito sempre più innovative che permettono agli operatori sanitari di ottimizzare la pianificazione assistenziale e la gestione dei pazienti a rischio di sviluppare lesioni da pressione.
C’è però un problema: se è vero che sul mercato si trovano numerose tipologie di dispositivi antidecubito, gli operatori sanitari spesso non sono in grado di individuare il presidio più adatto a ciascun paziente, il che ha come conseguenza un possibile uso improprio o comunque inefficace di questi preziosi ausili. Quali sono dunque i criteri di valutazione che consentono di stabilire l’efficacia di una superficie antidecubito?
Gli studi più recenti sull’efficacia clinica delle superfici antidecubito e il commento di Service Med
Le superfici antidecubito ad aria, formate da una superficie gonfiante e un compressore, devono presentare specifiche caratteristiche. La più importante è la tecnologia con cui sono costruite, in quanto devono essere in grado di redistribuire la pressione di interfaccia, cioè la pressione che la superficie su cui poggia il paziente esercita sul corpo dello stesso.
Altri aspetti fondamentali sono il comfort del paziente – che deve poter mantenere comodamente una postura eretta e stabile – e i materiali utilizzati, considerando che una superficie antidecubito altamente performante dovrebbe essere realizzata con materiali biocompatibili, anallergici, resistenti a urti e graffi, elastici, traspiranti, termosensibili, conformabili alla morfologia del corpo e soprattutto certificati.
Attualmente, esistono due principali tipologie di superfici antidecubito: quelle realizzate in viscoelastico e/o con schiume di poliuretano ad alta specificità pluristratificate e superfici attive ad aria composte da celle di poliuretano di qualità superiore, collegate tra loro e gestite da un compressore.
Di recente, sono stati condotti nuovi studi per stabilire quale tipologia di superficie antidecubito fosse più efficace dal punto di vista clinico, anche se, come sottolineano gli specialisti di Service Med, i risultati di queste indagini non si sono dimostrati conclusivi. Le ragioni di tale incertezza sono molteplici e spaziano dalla presenza di bias (distorsioni) negli studi sviluppati, ai differenti setting di cura considerati fino all’esiguità dei campioni raccolti.
In generale, le ricerche condotte si orientano verso una preferenza per le superfici ad aria, considerano il confort del paziente e il rapporto costo-efficacia relativamente a Paesi con differenti organizzazioni sanitarie. Tuttavia, ancora non si riesce a fare un corretto confronto tra superfici in quanto prodotte con differenti tecnologie e quindi non comparabili.
Una delle criticità a cui dare più rilievo è la mancanza di distinzioni specifiche tra sovramaterassi e le superfici ad aria, nonostante si tratti di due dispositivi molto diversi tra loro. Il nomenclatore tariffario pubblicato nel 2017 differenzia le due superfici in base all’altezza, dove il sovramaterasso deve avere un’altezza minima di 12 cm rispetto alla superficie antidecubito più performante che deve avere altezze nettamente superiori.
Per questo motivo gli specialisti di Service Med ritengono che siano necessari non solo effettuare ulteriori studi di maggiore qualità, ma che approfondiscano il confronto tra le diverse superfici ad aria con simile tecnologia, con l’obiettivo ultimo di promuovere la cultura della prevenzione, migliorare l’utilizzo delle misure preventive a oggi disponibili, facilitare la gestione dei pazienti a rischio di sviluppare le lesioni da pressione e implementare la qualità dell’assistenza e della vita dei pazienti, riducendo l’incidenza delle lesioni da pressione.
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