Partendo dall’analisi dei parametri ISA del concordato fiscale, emerge chiaramente come, tra oltre 6 milioni di piccole imprese e titolari di partita IVA, esistano intere categorie professionali con una spiccata propensione all’evasione fiscale. In questa “gara” senza medaglie, l’Italia eccellerebbe, assicurandosi virtualmente oro, argento e bronzo ogni quattro anni.
Ogni anno, infatti, vengono sottratti al fisco oltre 100 miliardi di euro, un importo che grava inevitabilmente su coloro che pagano regolarmente le tasse. Questa “disciplina” richiede un impegno costante e risulta ben documentata dall’osservatorio delle Partite IVA del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che funge da finestra privilegiata su un fenomeno ormai stereotipato, al pari di altri simboli italiani come pizza, pasta e mandolino.
Il quotidiano Il Sole 24 Ore ha recentemente stilato una sorta di classifica delle professioni e delle attività economiche più inclini all’evasione fiscale, basandosi sui dati della riforma del concordato preventivo. Questa analisi si fonda sui parametri ISA (Indici Sintetici di Affidabilità), dove un punteggio pari o superiore a 8 indica un reddito considerato affidabile, mentre valori più bassi segnalano una maggiore probabilità di irregolarità fiscali.
Secondo il quotidiano, il metodo di valutazione si basa su un algoritmo che analizza diversi fattori, come il settore economico, l’area geografica e i principali costi affrontati, tra cui energia e lavoro dipendente. Questo algoritmo attribuisce un punteggio finale ai contribuenti: chi supera la soglia di 8 può stare tranquillo, mentre gli altri rischiano controlli più approfonditi da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Le categorie più inclini all’evasione
L’analisi del Sole 24 Ore evidenzia che il 78,5% delle lavanderie in Italia opera prevalentemente nel sommerso, seguite dagli autonoleggi (77,9%), dai ristoranti (72,8%) e dalle pelliccerie (72,4%). Percentuali elevate si registrano anche nella gestione di impianti sportivi (76,3%), nei centri di assistenza domiciliare per anziani e disabili (72,5%) e nelle associazioni e organizzazioni varie (70,6%).
I settori più virtuosi
All’estremo opposto, tra le attività con la più alta affidabilità fiscale troviamo le farmacie (25%) e gli studi medici (25,9%), seguiti da attori (39,7%), notai (40,8%) e paramedici (42%). Anche commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro (42,6%) e figure tecniche come informatici (43,5%), geologi (44%) e veterinari (44,8%) vantano percentuali più basse di inaffidabilità fiscale.
Il divario economico tra categorie
Tra le 175 categorie professionali analizzate, ben 147 (ossia l’84%) ottengono mediamente un punteggio ISA inferiore a 8, con un reddito medio dichiarato di circa 22.165 euro. Questa cifra si confronta con i 78.142 euro medi delle categorie più virtuose, segnando una differenza del 71,6%. In alcuni casi, la differenza supera il 100%, come per chi opera nella compravendita o nell’affitto di immobili: qui il reddito medio varia da 63.307 euro per chi ha un punteggio ISA pari o superiore a 8, a soli 12.339 euro per chi si colloca al di sotto. Nel settore delle costruzioni, il reddito passa da 90.626 euro a 27.049 euro, mentre negli studi medici si va da 94.428 a 39.249 euro.
Le differenze geografiche
L’analisi mostra anche come la propensione all’evasione fiscale sia più marcata nelle regioni del Sud Italia. La Calabria guida la classifica con un’incidenza del 18,4%, seguita dalla Campania (17,2%), dalla Puglia (16,8%) e dalla Sicilia (16,5%). Al contrario, le aree più virtuose sono la Provincia Autonoma di Trento (8,6%), la Lombardia (8,0%) e la Provincia Autonoma di Bolzano (7,7%). La media nazionale si attesta intorno all’11,2%.
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