IL RUOLO DEI MEDIA NEL CONTRASTARE LE FAKE NEWS
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Il ruolo dei media e delle iniziative di fact-checking è cruciale nel fornire analisi accurate e basate su dati storici convalidati. Tuttavia, il rischio di cadere in semplificazioni o di adottare approcci negazionisti (per coprire le responsabilità di una parte) è sempre presente, specialmente su argomenti così delicati e carichi di emozioni.
La rivista in questione e il relativo podcast propongono le solite tesi negazioniste di una parte stereotipata che purtroppo l’estrema sinistra porta avanti ormai da tempo. Ma non tutta la sinistra come vedremo. La prima dimostrazione di questo è che tra i commentatori o quelli che si definiscono storici troverete sempre autori dichiaratamente di estrema sinistra che si autocitano a vicenda, sminuendo le responsabilità in questo caso delle milizie comuniste della ex jugoslavia di quel periodo.
CHI CONTROLLA IL CONTROLLORE?
Cosa accade quando chi dovrebbe fare Fact checking, controllare le fonti e le notizie, in realtà si autocita e diffonde bufale?
Esaminiamo da vicino alcune affermazioni riguardanti la propaganda e il falso storico di podcast come questi che si definiscono debunker. Ecco cosa affermano e le prove che li smentiscono:
“LE FOIBE SONO UN FENOMENO INGIGANTITO DALLA PROPAGANDA”: FALSO
Ci sono dati e aspetti chiave da considerare nel contestare l’idea che il dramma delle foibe sia stato ingigantito:
- Fatti storici concreti: Le foibe rappresentano una serie di atrocità commesse principalmente al termine della Seconda Guerra Mondiale, con l’uccisione e la deportazione di migliaia di persone, tra cui civili italiani, anti-comunisti, fascisti, e membri di altre etnie, come croati e sloveni contrari al nuovo regime comunista jugoslavo. La dimensione esatta delle vittime è stata oggetto di dibattito, ma la ricerca storica ha confermato la gravità e l’ampiezza di queste violenze.
- Riconoscimento ufficiale: L’Italia ha riconosciuto ufficialmente il dramma delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, istituendo il Giorno del Ricordo il 10 febbraio, per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale”. Questo riconoscimento ufficiale sottolinea la rilevanza nazionale della tragedia.
- Ricerca storica e testimonianze: Gli studi storici e le testimonianze dirette hanno contribuito a delineare un quadro più chiaro delle atrocità. Sebbene vi siano differenze nei numeri specifici delle vittime citati dagli storici, c’è un ampio consenso sulla brutalità degli eventi e sul loro impatto devastante sulle comunità locali.
- Importanza della memoria collettiva: La memoria delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è parte integrante della storia collettiva italiana e della comprensione dei complessi rapporti italo-sloveni e italo-croati nel XX secolo. La minimizzazione o l’ingigantimento di tali eventi rischia di offuscare la comprensione storica e il rispetto dovuto alle vittime.
- Diversità di interpretazioni storiche: Mentre è vero che alcuni aspetti della narrazione delle foibe sono stati oggetto di uso politico e ideologico, ciò non sminuisce la realtà delle sofferenze subite. Il compito degli storici e della società civile è quello di affrontare queste tematiche con rigore scientifico e empatia, evitando generalizzazioni e semplificazioni.
Dunque, la smentita dell’idea che il dramma delle foibe sia stato ingigantito richiede un approccio equilibrato che riconosca la complessità degli eventi storici, rispetti la memoria delle vittime e si basi su una rigorosa analisi storica. La sfida è quella di mantenere viva la memoria di queste tragedie in modo equo e rispettoso, evitando al tempo stesso revisionismi e strumentalizzazioni.
“IL DRAMMA DELLE FOIBE NON È MAI STATO INSABBIATO NEGLI ANNI DAL DOPOGUERRA AD OGGI”: FALSO
Solo recentemente (e in particolare dall’istituzione della Giornata del Ricordo, voluta dal nostro Parlamento con un voto bipartisan) si è tornati a parlare di questo dramma e delle Foibe. Prima del 2000 nei libri di storia scolastici non era addirittura mai menzionata la tragedia e l’esodo Giuliano Dalmata che, lo ricordiamo, ha visto coinvolte 300mila italiani.
Come dice Gianni Oliva nel suo libro “Quarantacinque milioni di antifascisti“:
“Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un’altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti? La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell’aberrazione razziale, diventa vent’anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi”.
Insomma: come avremo modo di appurare, la congiura del silenzio è stata architettata anche e proprio da quella sinistra di governo che aveva tutta gli interessi a mettere a tacere:
- prima di tutto la disfatta dell’Italia, minimizzando che l’Italia in fondo ha perso la guerra e ha perso territori come Istria e Dalmazia
- che senza l’apporto degli americani, i partigiani nulla avrebbero potuto fare se non quello che hanno fatto: di fatto regalare territorio alla ex Jugoslavia. Senza gli americani avremmo perso anche altri territori come Trieste. Un libro che apre gli occhi di fronte a questa realtà è “Il partigiano Jonny” di Beppe Fenoglio. Un romanzo autobiografico incompiuto di Beppe Fenoglio pubblicato postumo nel 1968
LE PRESUNTE MINACCE AGLI “STORICI” (anzi solo a uno “storico”) DI SINISTRA
Per rendere più credibile la narrazione, il podcast in questione, al termine, pone l’evidenza sulle presunte “minacce” che uno degli autori di un libro continuamente citato fino alla nausea riceve durante le sue presentazioni.
Quando un podcast utilizza l’evidenza di presunte “minacce” subite da uno degli autori di un libro discutibile per rendere la narrazione più credibile, senza affrontare direttamente la validità delle affermazioni o delle critiche al libro stesso, si sta potenzialmente facendo affidamento su una serie di strategie argomentative fallaci. Tra queste, vi sono:
- Argumentum ad hominem (attacco alla persona): Come menzionato, questo avviene quando si attaccano le qualità o le caratteristiche personali di chi critica il libro, anziché affrontare le critiche stesse.
- Appello alla pietà (argumentum ad misericordiam): Se si enfatizzano le minacce o gli attacchi subiti per suscitare simpatia e distogliere l’attenzione dalle debolezze dell’argomento presentato nel libro, si sta facendo appello alla pietà dell’ascoltatore per guadagnare sostegno o credibilità.
- Distrazione (ignoratio elenchi): Utilizzare le minacce per deviare la discussione dalle critiche sostanziali al contenuto del libro è una forma di distrazione, che allontana l’attenzione dal nucleo della questione.
Queste strategie possono essere efficaci dal punto di vista retorico per manipolare l’opinione pubblica o l’atteggiamento degli ascoltatori, ma sono considerate fallacie logiche perché non affrontano il merito dell’argomento in discussione. Un dibattito costruttivo e onesto dovrebbe concentrarsi sulla validità delle affermazioni fatte e sulle prove a sostegno, piuttosto che sugli attacchi personali o sulle circostanze esterne non direttamente rilevanti per l’argomento stesso.
Continua…