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Giorno del ricordo: e allora le foibe?

foibe
Storici come il professore Gianni Oliva o il professore Giuseppe Parlato hanno sottolineato l’importanza del Giorno del Ricordo nelle sue riflessioni sulle foibe e sull’esodo, evidenziando come, in passato, la consapevolezza di questi eventi fosse limitata alle persone che vivevano vicino al confine orientale.Ora, grazie alla ricorrenza annuale, scuole e istituzioni dedicano tempo alla discussione e alla commemorazione di tali avvenimenti. 
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I crimini commessi dai partigiani slavi sono spesso definiti come una “giusta punizione” da parte di chi prende le difese degli uomini di Tito. Le dimenticanze sono però grosse in questo caso; ci si dimentica che a farne le spese non furono solo collaborazionisti, ma anche semplici civili rei di essere meramente “italiani”. Ecco allora perché il detto “e allora le foibe” perde di ogni valore e significato di fronte alla disumanità degli eventi vissuti da triestini, dalmati, fiumani ed istriani, finendo per diventare un’esclamazione grottesca e patetica. Il giorno del ricordo è un’occasione per non dimenticare le barbarie. Sminuire o negare le foibe equivale a macchiarsi dello stesso crimine dei partigiani titini.
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https://www.youtube.com/watch?v=RURuYncCSlw

 

La panchina per onorare Norma Cosetto: la giovane vittima dei partigiani del dittatore Tito

Bussoleno ha anticipato, giovedì 8 febbraio scorso, il GIORNO DEL RICORDO inaugurando in Piazzetta del giornalaio una panchina, la terza di quattro, dedicata a tutte le vittime delle foibe, in particolare a Norma Cossetto, ragazza ventenne picchiata, violentata e gettata viva nelle cavità carsiche. L’appuntamento è continuato in una Sala Consigliare gremita, dove i professori Gianni Oliva e Giuseppe Parlato, con il giornalista Marco Margrita a moderare il dialogo, hanno presentato la complessa situazione del confine orientale italiano durante ed alla fine della seconda guerra mondiale. Una narrazione approfondita, storica e non ideologica che ha consentito ai presenti di ascoltare una serena analisi sui tragici fatti giuliano dalmati. La serata si è conclusa con l’intervento di Dario Prodan dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Torino che ha, con l’aiuto di diapositive dell’istituto LUCE, ricordato l’esilio dei profughi e la nascita del Villaggio torinese di Santa Caterina. A Bussoleno le giunte precedenti si erano sempre opposte alla commemorazione, nonostante il Giorno del ricordo sia una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata

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