Ieri si è tenuto Nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani il convegno “Industria 4.0. Investimenti produttività e innovazione per il futuro delle imprese”, nel quale è intervenuto Piero Grasso, presidente del Senato. A introdurre i lavori è stato il questore De Poli, a cui sono seguiti i saluti istituzionali del presidente del Senato Pietro Grasso e gli interventi del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, di Roberto Viola (direttore generale D.G. Connect European Commission), Eliano Lodesani (Chief operating Officer di Intesa San Paolo) e Tullio Tolio (direttore Istituto di Tecnologie industriali e dj automazione Cnr).
Il presidente Grasso, nel suo discorso consultabile qui, ha dichiarato: “L’Italia ha un’infrastruttura di comunicazione insufficiente per le necessità di Industria 4.0: siamo quart’ultimi in Europa per lo sviluppo digitale, molto al di sotto della media europea; solo il 15% delle imprese italiane è raggiunto dalla banda ultralarga contro il 32% della media europea; solo l’11% delle aziende vende online i propri prodotti, contro una media UE del 20% – ha ricordato Grasso – Non possiamo permetterci questo svantaggio competitivo: è dunque urgente mettere in opera i network della prossima generazione”. Ma le reti da sole non bastano. Secondo il presidente del Senato “è necessaria una rivoluzione culturale nella Pubblica Amministrazione che dovrà per forza imparare ad accompagnare la svolta digitale della nostra industria, come grande cliente e come centro di autorizzazione, trasformazione e investimenti. Le lentezze e le farraginosità burocratiche sono incompatibili con il futuro”.
“Sarà anche necessario -ha proseguito- intraprendere una opera di formazione della forza lavoro attiva per elevare le competenze intermedie o basse e colmare le carenze informatiche presenti in larga parte dei lavoratori. I grandi rischi di carattere sociale e politico sono la riduzione dei posti di lavoro e delle ore lavorate e l’aumento delle diseguaglianze, sia in termini di retribuzioni sia per le prospettive di carriera, fra coloro che avranno le competenze richieste e chi non le avrà”.
Per sviluppare le potenzialità dell’industria 4.0 le aziende nel mondo investono ogni anno oltre 900 miliardi di dollari e l’indagine evidenzia, anche in Italia, un’attenzione crescente verso la digitalizzazione delle operazioni e l’utilizzo sempre più spinto delle informazioni sia nell’area del processo produttivo che nello sviluppo del prodotto e del mercato. A conferma dell’importanza degli investimenti in soluzioni digitali, il 37% dei rispondenti italiani prevede di investire nei prossimi 5 anni sino al 3% del proprio fatturato in tali progetti, il 34% ha indicato di voler allocare il 4%-5% del fatturato, il 22% una percentuale superiore tra l’8% ed il 9% del fatturato, mentre il 7% investirà almeno il 10%, tassi in netta crescita rispetto a quanto le stesse aziende hanno dichiarato di aver investito negli ultimi due anni.
All’interno delle aziende, permangono dei fattori inibitori che ostacolano il processo di digitalizzazione dei processi operativi, tra i principali: per il 23% dei rispondenti è la mancanza di cultura digitale e formazione, per il 21% l’assenza di una chiara visione digitale e leadership del top management, per il 14% investimenti adeguati in tali direzione, seguiti tra i fattori principali dall’incertezza del ritorno sugli investimenti (12%) e la mancanza di talenti digitali (10%).
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