L’Italia figura tra i primi cinque paesi dell’Unione Europea con il più alto numero di giovani che non completano gli studi oltre la scuola media inferiore. Negli ultimi vent’anni, la percentuale di giovani che abbandonano gli studi con solo la licenza media è scesa drasticamente, da 24% a 11,5%. Questo dato pone l’Italia al quinto posto nell’UE per il tasso di abbandono scolastico, superiore di quasi due punti percentuali rispetto alla media europea del 9,6%.
Ci sono segnali positivi per il futuro, visto che l’Italia ha superato l’obiettivo dell’UE del 2020, fissato al 16%, e ora mira a raggiungere il 9% entro il 2030. Nonostante partisse da una situazione critica nel 2002, con un tasso di dispersione del 24% contro il 17% medio dell’UE, il paese ha mostrato miglioramenti significativi, anche meglio di nazioni come la Germania e la Spagna.
Tuttavia, persistono forti disuguaglianze regionali. Mentre alcune regioni del Nord e del Centro sono ben al di sotto della soglia UE, nel Sud e nelle Isole la situazione è preoccupante, con tassi di dispersione molto alti, evidenziati dalle cifre della Sicilia, Campania, Sardegna, e Puglia.
Il fenomeno della dispersione “implicita” è altrettanto grave, riguardando studenti che, nonostante completino gli studi, non acquisiscono le competenze adeguate. Questo è evidenziato dai risultati insoddisfacenti nelle Prove INVALSI, soprattutto in matematica, italiano e inglese, particolarmente nei contesti più svantaggiati del Sud Italia. Questo tipo di dispersione non solo riflette le disuguaglianze territoriali, ma anche la correlazione diretta con le prospettive occupazionali future, notevolmente peggiorate dal 2008 al 2020.
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