Di Giorgio Firera
Le recenti dichiarazioni del presidente eletto Donald Trump sull’idea di acquisire territori come la Groenlandia, il Canada e Panama riflettono un’ambizione che va ben oltre la semplice retorica nazionalista di “America First”. Sullo sfondo, infatti, si intravedono le sfide geopolitiche del futuro: lo scioglimento dei ghiacci artici sta aprendo nuove rotte marittime di fondamentale importanza strategica, mentre Russia e Cina rafforzano la loro presenza nella regione. In questo contesto, le uscite di Trump, per quanto provocatorie, pongono questioni reali sulle dinamiche di potere globali e sulle potenziali implicazioni di nuovi conflitti economici e militari.
Qual è il ruolo della Groenlandia come base militare strategica?
Come scrive il Financial Times, vi sono presenti 200 militari americani e altri 450 uomini tra contractors e personale alleato da otto decenni in Groenlandia, specie concentrati alla Pituffik Space Base, collocata nella parte settentrionale della Groenlandia sin dalla fine della Seconda Guerra mondiale, che, come sottolinea il quotidiano d’oltremanica, trattasi della base più settentrionale degli USA, essendo a soli 1.500 km dal Polo Nord.
In che modo l’acquisizione della Groenlandia potrebbe influenzare la competizione tra USA, Russia e Cina nell’Artico?
Non è un mistero la presenza di preziosi minerali di terre rare, necessari per le telecomunicazioni, oltre a uranio, miliardi di barili di petrolio non ancora sfruttati e una vasta riserva di gas naturale, nel tempo sempre più accessibile. Qualora la Groenlandia fosse acquisita dagli USA sotto un’amministrazione come quella che si prospetta essere nei prossimi quattro anni, è facile immaginare che ciò implicherebbe una sostanziale esclusione di Russia e Cina da tali risorse e, facilmente, ad una guerra commerciale tra gli Stati Uniti (e tristemente i suoi alleati europei) e il resto del mondo facente capo alle altre superpotenze.
Quali sono le implicazioni legali e diplomatiche di un’eventuale acquisizione territoriale?
È impensabile che la Groenlandia accetti pacificamente un’annessione, più o meno velata da parte USA. Qualsiasi azione in tal senso dovrebbe quindi passare per un’operazione militare, con ovvie conseguenze diplomatiche e politiche.
All’art. 5 dello Statuto delle Nazioni Unite prevede la possibilità per “un Membro delle Nazioni Unite contro il quale sia stata intrapresa, da parte del Consiglio di Sicurezza, un’azione preventiva o coercitiva può essere sospeso dall’esercizio dei diritti e dei privilegi di un Membro da parte dell’Assemblea Generale su proposta del Consiglio di Sicurezza”. Al contempo l’art. 6 prevede che “un Membro delle Nazioni Unite che abbia persistentemente violato i princìpi enunciati nel presente Statuto può essere espulso dall’Organizzazione da parte dell’Assemblea Generale su proposta del Consiglio di Sicurezza”.
I principi la cui violazione persistente può portare all’espulsione di un Membro sono
- uguaglianza di tutti i membri delle Nazioni Unite
- risoluzione delle controversie internazionali con mezzi pacifici
- astensione nel rapportarsi con altri Membri dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale che contro l’indipendenza politica di qualsiasi altro Stato
Si deve segnalare in ultimo che il tristemente noto “diritto di veto” dei Membri Permanenti delle Nazioni Unite si applica unicamente alle Risoluzioni, cosa che permetterebbe alla maggioranza del Consiglio di Sicurezza di proporre la sospensione o l’espulsione degli USA dalle Nazioni Unite e la conseguente decadenza dal Consiglio di Sicurezza stesso.
È superfluo sottolineare che questa ricostruzione teorica non ha alcuna attuazione pratica possibile, avendo ad oggetto ‘il Poliziotto del Mondo’, e che, anche qualora dovesse concretizzarsi, è improbabile che ulteriori Risoluzioni ai danni degli Stati Uniti vengano adottate, a causa del veto di Francia e Regno Unito.
Realisticamente l’Europa non ha reali mezzi di pressione verso gli Stati Uniti, dipendendo da loro a livello militare ed economico e mancando una direzione unitaria a cui gli Stati Membri sono tenuti a conformarsi.
In che modo l’interesse per la Groenlandia riflette la strategia di Trump sulla politica estera?
Un intervento con la forza da parte di Trump è da escludere, porterebbe ad una guerra. Il Tycoon non è nuovo a sparate del genere e come tali vanno prese, pur con tutta la disistima che esse causano.
La Groenlandia non è solo un territorio remoto e ghiacciato, ma un simbolo delle sfide e delle opportunità del XXI secolo. La sua importanza strategica e le sue risorse naturali la rendono un punto focale della competizione globale tra le grandi potenze, riflettendo la crescente tensione tra l’espansione degli interessi economici e la necessità di rispettare il diritto internazionale. Sebbene un’acquisizione da parte degli Stati Uniti sembri altamente improbabile, anche solo l’idea sottolinea quanto l’Artico stia diventando il nuovo fronte della geopolitica globale. Per l’Europa e gli altri attori internazionali, questa situazione rappresenta una sfida cruciale: trovare un equilibrio tra autonomia strategica e collaborazione globale in un mondo sempre più interconnesso e competitivo.
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