L’obbligo di fatturazione elettronica che è entrato in vigore all’inizio del 2019 sembra aver colto di sorpresa molti addetti ai lavori, come dimostra un meccanismo di funzionamento che non appare ancora ben rodato come sarebbe stato lecito attendersi. Diversi allarmi sono stati lanciati in questo senso, per esempio da varie associazioni di categoria, ma anche da parte di partite Iva e piccole imprese. In attesa di trovare un software commercialisti ideale, dunque, molti imprenditori si sono trovati in difficoltà, e la stessa Associazione Nazionale commercialisti ha messo in risalto un percorso ad ostacoli costituito da blocchi e rallentamenti, per di più peggiorato da un servizio di assistenza che nel migliore dei casi si è dimostrato inadeguato e nel peggiore addirittura inesistente.
La denuncia dei commercialisti
I commercialisti si sono mossi in via ufficiale inoltrando una missiva a Giovanni Tria, ministro dell’Economia, allo scopo di mettere in evidenza gli effetti negativi che la fatturazione elettronica ha generato nei confronti di numerose imprese, decisamente penalizzate. A risentirne sono state soprattutto le piccole imprese, ma nemmeno realtà molto più strutturate sono state risparmiate dai disagi. Per nome di Marco Cuchel, presidente dell’organizzazione, i professionisti del settore hanno voluto sottolineare la diffusione dei problemi a cui sono andate incontro le aziende, non solo per l’impiego del canale messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, ma anche nell’utilizzo dei software commercialisti forniti dalle varie piattaforme attive sul mercato.
Le note dolenti
Le note dolenti riguardano, per esempio, i blocchi del sistema e i problemi tecnici: c’è l’esigenza di rendere l’infrastruttura telematica più efficace e più potente, mentre al momento il Sistema di Interscambio risulta ancora non affidabile. Il primo importante e temuto banco di prova è quello del 15 febbraio, che corrisponde al primo giorno della liquidazione Iva. Oltre a questi inconvenienti, non si può far finta di dimenticare la carente formazione con cui devono fare i conti molti piccoli imprenditori che magari non hanno alcuna competenza sul piano informatico. Ancora, c’è da tenere conto dei problemi di connessione alla Rete che si verificano al di fuori delle grandi città o comunque lontano dai centri abitati, dove la banda larga non è ancora diffusa.
La preoccupazione delle partite Iva
Insomma, serve a poco munirsi dei software commercialisti più all’avanguardia se poi la realtà infrastrutturale non è delle migliori. A lamentarsi sono anche le partite Iva che non hanno ricevuto alcun riscontro dal sistema dell’Agenzia delle Entrate dopo aver prodotto le prime fatture. Una mancanza di risposta che, ovviamente, ha originato dubbi e perplessità, con il timore di un blocco dei pagamenti mensili provocato da mancate consegne e ritardi. Ed è chiaro che un problema in tal senso si ripercuote a cascata su tutti gli altri adempimenti e, soprattutto, sulla possibilità di rispettare le scadenze e gli impegni. L’Agenzia delle Entrate, da parte sua, ha reso noto che sul portale Fatture e Corrispettivi non ci sono stati rallentamenti né si sono verificate altre anomalie, ma tutto questo non è sufficiente per confortare chi non ha ricevuto ancora alcuna notifica di consegna a giorni di distanza dalla trasmissione della documentazione per via telematica.
Preoccupazioni infondate?
C’è da precisare che sul piano tecnico fino a quando non si va oltre la scadenza dei cinque giorni non si può parlare di ritardi, ma ciò non toglie che le ansie dei soggetti interessati siano destinate ad aumentare nel caso in cui i riscontri attesi continuassero a mancare. I tempi, comunque, sono allungati soprattutto se i clienti e i fornitori si servono di intermediari: ciò determina un’estensione della catena del processo. Il Sistema di Interscambio, inoltre, è stato tarato per riuscire a gestire miliardi di fatture. O, almeno, questo è ciò che assicurano dall’Agenzia delle Entrate.
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