Economia News

La guerra commerciale Ue-Usa potrebbe giovare all’Europa?

Trump-ursula-von-del-leynen
Secondo quando recentemente affermato dalla presidente della BCE Christine Lagarde, alla XXV conferenza sulla ‘Bce e i suoi osservatori‘ organizzata dal Goethe Institut di Francoforte, la  guerra commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti potrebbe, in un certo senso paradossale, portare benefici all’Europa.
Ecco un’analisi di come questo potrebbe accadere dei punti salienti del testo. 

Come la guerra commerciale potrebbe giovare all’Europa?

Riduzione della domanda di esportazioni UE e riorientamento della capacità produttiva

Christine Lagarde ipotizza che i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle esportazioni europee potrebbero ridurre la domanda di beni UE sul mercato americano.

Allo stesso tempo, la Cina, che si trova ad affrontare una capacità produttiva in eccesso, potrebbe reindirizzare le sue esportazioni verso l’Europa. Questa dinamica aumenterebbe l’offerta di beni in Europa, esercitando una pressione al ribasso sull’inflazione, una delle principali preoccupazioni della BCE.

Contesto geopolitico e riarmo

L’aumento della spesa per la difesa, spinto dall’instabilità geopolitica e dal piano Rearm Europe della Commissione Europea, potrebbe generare effetti indesiderati, come un incremento dell’inflazione.

Tuttavia, se la guerra commerciale riducesse le pressioni inflazionistiche (come descritto sopra), questo potrebbe mitigare il problema, offrendo un beneficio indiretto all’Europa.

Un paradosso economico

Una tensione commerciale con gli USA, generalmente considerata negativa, potrebbe accidentalmente aiutare l’Europa a gestire meglio l’inflazione. Ciò libererebbe risorse e capacità produttive in un momento in cui la spesa per la difesa rischia di surriscaldare l’economia.


I rischi evidenziati da Lagarde

Lagarde non si limita a indicare i potenziali benefici, ma sottolinea anche i pericoli di un contesto economico e geopolitico instabile. Tra gli scenari negativi possibili:

  • Shock dei prezzi dell’energia: un aumento improvviso dei costi energetici potrebbe alimentare l’inflazione.
  • Interruzioni della catena di approvvigionamento: problemi logistici o commerciali potrebbero ostacolare la produzione e il commercio.
  • Forte aumento della spesa per la difesa o le infrastrutture: investire troppo e troppo velocemente in questi settori, in un’industria con capacità limitata, potrebbe spingere i prezzi verso l’alto.

Il quadro generale

Lagarde collega questi fenomeni a un mondo in cui “le certezze consolidate sull’ordine internazionale sono state capovolte”. Senza nominare direttamente figure come Donald Trump o eventi specifici legati a Russia e Cina, fa riferimento a un livello di rischio geopolitico paragonabile a quello della Guerra Fredda.

In questo contesto, la frammentazione del commercio e la corsa al riarmo potrebbero amplificare la persistenza dell’inflazione, rendendo necessaria una valutazione attenta di ogni shock futuro.

La guerra commerciale UE-USA potrebbe dunque giovare all’Europa se riuscisse a contenere l’inflazione, ma questo beneficio sarebbe un’eccezione in un quadro più ampio di rischi.

Lagarde invita alla prudenza: l’aumento della spesa per la difesa e le incertezze globali potrebbero facilmente trasformarsi in un “pasticcio” economico, con effetti negativi sul costo della vita che potrebbero essere stati sottovalutati.

Spesa armanenti e inflazione

Per concludere, volevo mettere a confronto il grafico dell’inflazione in Italia rispetto alla spesa di armamenti e satelliti negli ultimi 10 anni.

Se la richiesta di armamenti e satelliti è sostenibile, ben finanziata e basata su esportazioni, l’impatto inflazionistico potrebbe essere contenuto.
Inoltre l’Italia è tra i paesi che ci guadagnerebbe di più. prima perché è tra i primi produttori di armamenti e satelliti al mondo (Leonardo SpA, ecc). Secondo perché Italia (insieme a Grecia e Spagna) che ha debiti pubblici elevati trarrebbero vantaggio dalla deroga al Patto di Stabilità. In pratica l’Italia ci guadagna due volte, tramite le sue imprese (e dunque più opportunità di lavoro). E poi tramite le deroghe. [Rearm Europe: quali paesi ci guadagnerebbero di più?]

armanenti -satelliti

NOTA

    • Secondo il SIPRI, l’Italia è tra i primi 10 esportatori mondiali di armamenti, con un picco recente che ha visto le esportazioni crescere dell’86% tra il 2014-2018 e il 2019-2023 (in termini di TIV, un indicatore del volume di armi). Tuttavia, per i guadagni finanziari, dobbiamo considerare il fatturato delle aziende e le autorizzazioni all’export.
    • La “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione” fornisce i valori annuali delle autorizzazioni all’export di armamenti italiani:
      • 2015: ~7,9 miliardi di euro
      • 2016: ~14,6 miliardi di euro (picco dovuto a grandi contratti, es. con il Qatar)
      • 2017: ~10,3 miliardi di euro
      • 2018: ~5,2 miliardi di euro
      • 2019: ~4,8 miliardi di euro
      • 2020: ~4,6 miliardi di euro
      • 2021: ~4,6 miliardi di euro
      • 2022: ~5,3 miliardi di euro
      • 2023: ~5,5 miliardi di euro (stima basata sulla crescita riportata da Greenpeace e SIPRI)
      • 2024: ~6,0 miliardi di euro (stima prudenziale basata sul trend crescente e sull’aumento della spesa militare italiana a 29 miliardi di euro nel 2024).
    • Questi valori rappresentano le autorizzazioni, non il fatturato effettivo, ma sono un proxy ragionevole per il volume di affari generato, considerando che gran parte delle esportazioni si concretizza.
  1. Satelliti e strategia militare:
    • Aziende come Leonardo e Thales Alenia Space (joint venture italo-francese) sono leader nella produzione di satelliti per uso militare e civile. Il fatturato specifico per i satelliti militari è più difficile da isolare, ma:
      • Leonardo, che domina il settore aerospaziale e della difesa italiano (70% del mercato), ha visto il suo fatturato militare crescere costantemente. Nel 2022, i ricavi da armamenti e sistemi correlati (inclusi satelliti) sono stati di 13,98 miliardi di dollari (13,2 miliardi di euro), scendendo a 12,39 miliardi di dollari (11,7 miliardi di euro) nel 2023 per alcune difficoltà logistiche (SIPRI 2024).
      • Thales Alenia Space contribuisce con circa 1-2 miliardi di euro annui al settore spaziale italiano, di cui una parte significativa (stimata al 30-40%) è legata a contratti militari (es. Cosmo-SkyMed, Sicral).
    • Per il decennio, possiamo stimare un contributo medio annuo di ~2-3 miliardi di euro da satelliti militari, con una crescita negli ultimi anni dovuta a investimenti NATO e UE (es. Fondo Europeo per la Difesa).
  2. Fatturato totale delle imprese italiane:
    • Sommando armamenti e satelliti, il fatturato complessivo delle imprese italiane nel settore militare è dominato da Leonardo e Fincantieri, che insieme rappresentano l’80% del mercato nazionale (Sbilanciamoci, 2024). Negli ultimi anni, il fatturato militare italiano è stato stimato a:
      • 2015: ~15 miliardi di euro
      • 2016: ~18 miliardi di euro
      • 2017: ~16 miliardi di euro
      • 2018: ~14 miliardi di euro
      • 2019: ~15 miliardi di euro
      • 2020: ~14,5 miliardi di euro
      • 2021: ~15,5 miliardi di euro
      • 2022: ~16,5 miliardi di euro
      • 2023: ~17 miliardi di euro
      • 2024: ~18 miliardi di euro (stima basata su ordinativi record di Leonardo, 43,35 miliardi di euro al 2024, e crescita export).

Comments

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *