Alimentazione Medicina

La pandemia di COVID? È partita dagli animali del mercato di Wuhan: lo dice un nuovo studio

Un nuovo studio pubblicato su Nature ha rafforzato l’ipotesi che la pandemia di COVID-19 sia iniziata nel mercato di Huanan a Wuhan, in Cina. Gli autori della ricerca hanno rianalizzato i dati genomici dei campioni prelevati all’inizio del 2020, scoprendo prove solide che il virus potrebbe essere passato agli esseri umani da animali venduti al mercato, in particolare dai cani procione. Questi animali, insieme ad altre specie, potrebbero aver agito come ospiti intermedi, facilitando il salto del virus dai pipistrelli (o da altre fonti) all’uomo.

I ricercatori hanno trovato materiale virale nei tamponi raccolti da superfici e animali nel mercato, materiale geneticamente molto simile al SARS-CoV-2 riscontrato nei primi casi umani. La diversità delle varianti virali osservata in questi campioni suggerisce che il mercato non sia stato solo un luogo di trasmissione, ma probabilmente il punto di origine per più introduzioni del virus nella popolazione umana. La presenza di numerose specie animali, alcune delle quali con connessioni genetiche al virus, rafforza l’idea che il commercio di animali selvatici abbia avuto un ruolo cruciale nello scoppio della pandemia.

Una delle principali conclusioni dello studio riguarda il ruolo del commercio di animali selvatici nella trasmissione delle malattie zoonotiche. Questo tipo di commercio mette in stretto contatto animali e persone, creando le condizioni ideali per la trasmissione di virus che non si erano mai diffusi tra gli esseri umani. Gli autori dello studio suggeriscono quindi la necessità di una regolamentazione più severa e un miglior controllo di questi mercati, per prevenire future pandemie. Nonostante le prove sempre più consistenti a favore della teoria del contagio naturale, persistono ancora dibattiti nella comunità scientifica riguardo altre possibili origini della pandemia, come la controversa teoria della fuga da laboratorio. Tuttavia, le nuove scoperte danno maggiore sostegno all’ipotesi dello spillover naturale.

I cani procione, animali selvatici comunemente commerciati in Cina, sono noti per essere suscettibili a diversi tipi di coronavirus, e lo studio ha dimostrato che alcuni di questi animali venduti nel mercato di Wuhan avevano campioni virali molto simili al SARS-CoV-2. Altri animali, come zibetti e visoni, potrebbero anch’essi aver svolto un ruolo nella trasmissione, considerando la loro vulnerabilità ai coronavirus e la presenza nei mercati cinesi di fauna selvatica.

Nonostante questi nuovi sviluppi, ci sono ancora molte domande senza risposta. Ad esempio, non è ancora del tutto chiaro se il SARS-CoV-2 fosse già in circolazione in altre regioni della Cina prima che emergesse a Wuhan. Inoltre, alcune ricerche suggeriscono che virus molto simili al SARS-CoV-2 siano stati rilevati in pipistrelli e altri animali selvatici in paesi limitrofi, come il Laos. Queste osservazioni indicano che l’origine del virus potrebbe essere più complessa di quanto inizialmente ipotizzato, e potrebbe coinvolgere un’ampia rete di specie selvatiche e luoghi geograficamente distanti.

Lo studio evidenzia anche la necessità di continuare a indagare l’origine del COVID-19, seguendo nuove piste che coinvolgono gli animali nel commercio illegale di fauna selvatica. Una maggiore sorveglianza e test sugli animali che fanno parte di questa rete commerciale potrebbero aiutare a identificare altri virus strettamente correlati al SARS-CoV-2 e a capire meglio la dinamica della trasmissione virale tra gli animali e l’uomo. Come sottolineato dagli scienziati, è fondamentale migliorare la regolamentazione del commercio di fauna selvatica per ridurre il rischio di nuove pandemie.

Questi risultati confermano ciò che molti esperti avevano già ipotizzato: il mercato di Wuhan è stato un punto critico nella diffusione iniziale del virus, sebbene potrebbero esserci stati più eventi di spillover (salti di specie) che hanno contribuito alla pandemia globale. Tuttavia, i dati disponibili dalla Cina rimangono limitati, e alcuni ricercatori ritengono che non siano stati esplorati tutti gli indizi possibili per chiarire l’origine del virus. La mancanza di dati trasparenti ha alimentato le speculazioni, in particolare attorno alla teoria del “lab-leak”, secondo la quale il virus sarebbe accidentalmente sfuggito da un laboratorio.

In conclusione, lo studio su Nature sottolinea l’importanza di migliorare la sorveglianza delle malattie zoonotiche e il controllo del commercio di animali selvatici, al fine di prevenire future pandemie. La pandemia di COVID-19 ha messo in luce come l’interazione tra fauna selvatica e esseri umani, unita alla mancanza di regolamentazione in certi settori, possa avere conseguenze catastrofiche a livello globale. Sebbene ci siano ancora misteri irrisolti sull’origine precisa del virus, questo studio rappresenta un passo avanti verso una maggiore comprensione delle dinamiche che hanno portato alla diffusione di SARS-CoV-2

 

Fonte Nature: COVID pandemic started in Wuhan market animals after all, suggests latest study 

Comments

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *