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La politicizzazione della scienza e il caso Scientific American: un equilibrio necessario

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Nel corso del 2024, Scientific American si è trovata al centro di un acceso dibattito sul rapporto tra scienza e politica. Questo storico periodico scientifico, fondato nel 1845, ha assunto posizioni politiche che hanno suscitato critiche e riflessioni sulla necessità di mantenere una netta separazione tra scienza e ideologia. Le vicende recenti, culminate nelle dimissioni della direttrice Laura Helmuth, offrono uno spunto per approfondire il tema della politicizzazione della scienza e le conseguenze che ne derivano.

Cosa è successo a Scientific American?

Le controversie attuali hanno radici negli anni più recenti, ma si sono intensificate nel 2024. In settembre, Scientific American ha dichiarato il suo sostegno alla candidatura di Kamala Harris per le elezioni presidenziali statunitensi, una decisione che ha scatenato un dibattito tra i lettori. Questa è stata solo la seconda volta nella storia della rivista che un endorsement politico veniva reso pubblico, dopo quello per Joe Biden nel 2020. Sebbene l’intento dichiarato fosse difendere la scienza da minacce percepite, molti hanno criticato questa scelta, ritenendola una violazione della neutralità che dovrebbe caratterizzare una pubblicazione scientifica.

La situazione si è aggravata in novembre, quando Laura Helmuth, direttrice della rivista, ha pubblicato commenti offensivi sui social media rivolti agli elettori di Donald Trump.

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Questi commenti, contenenti un linguaggio volgare e divisivo, hanno generato una reazione negativa sia tra i lettori che tra i collaboratori della rivista. Le critiche non si sono fatte attendere: Helmuth è stata accusata di compromettere la credibilità della rivista e di allontanare una parte significativa del pubblico.

Di fronte alle pressioni crescenti, Helmuth ha rassegnato le dimissioni a metà novembre, dichiarando in seguito che la sua condotta sui social media non era rappresentativa dei valori di Scientific American. Questo episodio ha sollevato una questione cruciale: fino a che punto una rivista scientifica può permettersi di prendere posizione politica senza mettere a rischio la propria autorevolezza?

La depoliticizzazione della scienza: è possibile?

Un articolo pubblicato su Il Post il 20 dicembre 2024 riflette sulla necessità di una depoliticizzazione della scienza. Secondo questa tesi, il rischio principale nell’associare scienza e politica è una riduzione della credibilità degli scienziati, soprattutto presso un pubblico già scettico. Quando la scienza viene percepita come un’estensione di una determinata ideologia, rischia di perdere la sua capacità di convincere e di informare.

Tuttavia, è importante sottolineare che non è la politica in sé a danneggiare la scienza, bensì il modo in cui essa viene presentata. In altre parole, il problema non è l’attenzione alla politica della scienza – un aspetto inevitabile, dato che le decisioni politiche influenzano profondamente la ricerca – ma l’adozione di linguaggi divisivi o di parte. Questo è particolarmente evidente in contesti polarizzati come quello statunitense, dove le opinioni politiche tendono a frammentare il dibattito pubblico.

L’approccio di Science e Nature: un esempio di equilibrio

Mentre il caso di Scientific American ha fatto discutere, altre riviste di prestigio come Science e Nature si sono sempre occupate di politica della scienza con un approccio differente. Questi periodici, infatti, analizzano da decenni il modo in cui la politica influenza la ricerca scientifica, adottando un linguaggio che cerca di essere il più possibile equilibrato.

Ad esempio, Nature ha pubblicato articoli sulle politiche dell’Università, ricerca, salute e clima. dei principali partiti italiani, analizzando le loro posizioni senza esprimere preferenze esplicite. L’obiettivo è stato informare i lettori su come le decisioni politiche possano influenzare la ricerca e il benessere collettivo, mantenendo un tono oggettivo. Questo approccio consente di affrontare temi complessi senza compromettere la fiducia del pubblico.

In Italia dal 2019  il Patto Trasversale per la Scienza nasce sotto forma di appello rivolto a tutte le forze politiche per invitarle a riconoscere e difendere la scienza come valore universale per l’umanità, che non può essere distorto per ragioni politiche o elettorali.

Sono solo due tra i tanti  esempi che mostrano come sia possibile affrontare argomenti politicamente rilevanti senza schierarsi apertamente.

Scienza e politica possono coesistere

Il problema non è la presenza della politica nella scienza, ma il modo in cui la si comunica. La scienza è intrinsecamente legata alla politica: le decisioni sui finanziamenti alla ricerca, sulla regolamentazione ambientale o sulla salute pubblica hanno un impatto diretto sulla vita delle persone. Ignorare questa connessione significherebbe privare la scienza della sua rilevanza sociale.

Tuttavia, è fondamentale che chi fa divulgazione adotti un linguaggio il più possibile obiettivo e inclusivo. Espressioni offensive o polarizzanti non fanno altro che rafforzare il muro tra scienza e pubblico, rendendo più difficile il dialogo. In un contesto in cui la disinformazione è dilagante, è responsabilità della comunità scientifica e dei divulgatori non solo fornire informazioni accurate, ma anche farlo in modo che siano accessibili a tutti, indipendentemente dalle loro opinioni politiche.

Un possibile modello è quello di concentrarsi su come la politica racconta e utilizza la scienza. Invece di schierarsi apertamente, le riviste scientifiche potrebbero analizzare criticamente le narrazioni politiche che riguardano la ricerca. Ad esempio, è utile spiegare come alcune politiche climatiche vengano influenzate da interessi economici o ideologici, fornendo ai lettori gli strumenti per comprendere le dinamiche in gioco.

Il caso di Scientific American è un promemoria delle sfide che emergono quando scienza e politica si intrecciano. Sebbene sia naturale che una rivista scientifica si occupi di temi politicamente rilevanti, è cruciale farlo con cautela e rispetto per la diversità di opinioni. Adottare un linguaggio obiettivo e inclusivo non solo rafforza la credibilità della scienza, ma aiuta anche a costruire un ponte tra il mondo scientifico e il pubblico.

La scienza non può essere completamente depoliticizzata, ma può e deve essere comunicata con integrità e trasparenza. Solo così potrà continuare a svolgere il suo ruolo fondamentale di guida per il progresso e il benessere dell’umanità.

IN COPERTINA: Galileo di fronte al Sant’Uffizio, dipinto di Joseph-Nicolas Robert-Fleury

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