In un tempo in cui la guerra si combatte anche con le parole, dove la disinformazione è arma e la verità una vittima collaterale, il libro La solitudine della verità di Andreja Restek si impone come un faro nel buio dell’informazione contemporanea.
La giornalista italo-croata, da anni testimone diretta di conflitti e crisi internazionali, non scrive solo un memoir: costruisce, pagina dopo pagina, un manifesto etico sul mestiere di informare.
.
Restek ci racconta una verità scomoda: quella che non cerca riflettori né conferme, ma si costruisce lentamente, tra macerie e silenzi, tra volti di civili dimenticati e sguardi di chi non ha più nulla.
Di seguito una nostra intervista alla giornalista Andrea Restek allo Stand del Comune di Pianezza al Salone Internazionale del Libro di Torino
Nei suoi reportage, spesso condotti in solitudine, emerge una guerra che non è solo scontro tra eserciti, ma un abisso morale tra ciò che ci viene mostrato e ciò che accade davvero. È lì, in quella frattura tra propaganda e realtà, che si annida il senso profondo del suo lavoro: andare oltre la narrazione imposta, restituire voce a chi è stato cancellato dal rumore delle bombe e delle notizie addomesticate.
Nel suo libro, Restek denuncia il prezzo della verità: isolamento, esclusione, rischio personale. Racconta quanto sia difficile, oggi, scegliere di non allinearsi. In un panorama mediatico sempre più omologato, chi sceglie l’onestà intellettuale spesso resta ai margini. Ma è una solitudine necessaria — spiega — perché solo chi è disposto a perdere tutto può davvero raccontare cosa significa vivere (e morire) sotto le bombe.
La solitudine della verità non è solo una raccolta di esperienze dal fronte: è un atto politico, un invito a rimettere al centro il diritto all’informazione corretta. In un’epoca in cui la manipolazione dei fatti è diventata pratica sistemica, il giornalismo torna ad essere, grazie a voci come quella di Andreja Restek, un atto di resistenza.

L’incontro di presentazione del libro, che si è tenuto a Pianezza, città sempre più impegnata nella promozione culturale, ha visto la partecipazione della stessa autrice insieme alla giornalista Mara Antonaccio, in dialogo con Giovanni Firera, presidente dell’Associazione Culturale Vitaliano Brancati. Un confronto intenso, autentico, che ha messo al centro non solo le storie raccolte da Restek, ma anche la responsabilità di chi racconta.
“Come sempre… e sempre”, si legge nella chiusura dell’invito, quasi un monito a non dimenticare, a restare vigili. Perché, come ci ricorda Andreja Restek, senza verità, anche la pace diventa una bugia.
Con questo libro, il giornalismo torna a farsi carne viva, missione e urgenza. E Pianezza si conferma, ancora una volta, una Città di Cultura capace di ospitare parole che non chiedono di essere comode, ma di essere ascoltate.

Comments