L’idea che le piramidi d’Egitto, in particolare quelle di Giza, siano state costruite da schiavi è un mito popolare, ma non supportato dalle prove storiche e archeologiche moderne. Gli studi più recenti suggeriscono che le piramidi furono costruite da lavoratori specializzati e non da schiavi.
Prove Archeologiche
Gli scavi nei dintorni delle piramidi hanno portato alla luce i resti di città operaie, dove vivevano e lavoravano i costruttori delle piramidi. Questi lavoratori erano ben nutriti e ricevevano cure mediche, a indicare che si trattava di una forza lavoro ben trattata, e non di schiavi costretti a lavorare in condizioni disumane. Le tombe dei lavoratori, trovate vicino alle piramidi, dimostrano che questi individui erano rispettati e godevano di un certo status sociale, cosa improbabile per degli schiavi.
Interpretazioni Storiche
La narrazione degli schiavi deriva in gran parte da testi antichi come quelli della Bibbia e dalle rappresentazioni culturali moderne, ma non ci sono evidenze concrete che collegano la costruzione delle piramidi alla schiavitù. Si ritiene che i lavoratori fossero reclutati da tutto l’Egitto e lavorassero in cambio di cibo, alloggio e onori.
In conclusione, le piramidi furono probabilmente costruite da lavoratori specializzati e ben organizzati, non da schiavi.
Il primo sciopero della storia? È documentato in un papiro conservato al Museo Egizio di Torino
Il primo sciopero documentato della storia risale all’antico Egitto e le prove di questo evento sono conservate presso il Museo Egizio di Torino. La vicenda ebbe luogo durante il regno del faraone Ramses III, intorno al 1152 a.C., nel villaggio di Deir el-Medina, un insediamento abitato dagli artigiani che lavoravano alla costruzione delle tombe reali nella Valle dei Re.
La Vicenda dello Sciopero
Gli artigiani e operai di Deir el-Medina, incaricati di costruire le tombe per i faraoni, decisero di interrompere il lavoro per protestare contro i ritardi nel pagamento del loro salario, che all’epoca consisteva principalmente in cibo, come grano e altre razioni. Quando i rifornimenti tardarono ad arrivare, i lavoratori si organizzarono e marciarono verso il Tempio funerario di Ramses III a Tebe Ovest, dove reclamarono i loro diritti.
Questo evento è particolarmente significativo perché, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli operai non erano schiavi, ma artigiani specializzati, e il loro sciopero fu una forma pacifica e organizzata di protesta, un segnale di un certo livello di consapevolezza dei diritti dei lavoratori.
La Documentazione e il Papiro di Torino
Il Museo Egizio di Torino conserva una parte delle testimonianze relative a questo sciopero, in particolare sotto forma di papiri che descrivono la vicenda. Uno dei più importanti è il Papiro dello Sciopero, che riporta le trattative tra i lavoratori e i funzionari del faraone, e descrive la frustrazione dei lavoratori per i ritardi nei rifornimenti.
Questa fonte storica rappresenta una delle prime testimonianze scritte di uno sciopero e documenta la richiesta di giustizia da parte di lavoratori che non ricevevano i rifornimenti promessi. Il papyrus è di straordinaria importanza perché ci offre uno spaccato della vita sociale, economica e politica dell’epoca, mostrando che anche in un contesto fortemente gerarchico come l’antico Egitto, esisteva una certa organizzazione e consapevolezza dei diritti lavorativi.
Lavoratori tutelati
I lavoratori nell’antico Egitto godevano di privilegi che potremmo dire moderni: avevano ferie pagate, di lunga durata, durante cui normalmente svolgevano secondi lavori grazie alla loro competenza edilizia.
Il primo sciopero documentato nella storia dimostra che già nell’antico Egitto esistevano forme strutturate di protesta e che la giustizia sociale e i diritti dei lavoratori erano riconosciuti, seppure in maniera limitata. Questo sciopero non è solo un episodio isolato, ma una finestra sulle dinamiche economiche e sociali di una delle più grandi civiltà dell’antichità.
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