Ambiente

L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura al Parlamento Europeo

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Tra Creatività e Tecnica: Professionisti al Centro della Transizione Ecologica e Digitale

Di Piero Luigi Carcerano
Presidente commissione comunicazione
Istituto Nazionale di Bioarchitettura

L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, sotto la presidenza dell’Arch. Anna Carulli, ha consolidato negli ultimi anni una strategia fortemente orientata al confronto internazionale. Questo significa, da un lato, interagire con le direttive e i piani di sviluppo discussi al Parlamento Europeo, dall’altro, tradurre tali obiettivi in iniziative operative condivise con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. L’intento è duplice: sostenere e orientare il dibattito legislativo comunitario, ma anche rafforzare il tessuto normativo e culturale italiano, favorendo l’adozione di pratiche sostenibili in materia di edilizia, di uso del territorio e di rigenerazione urbana.

Fare Bioarchitettura oggi non si limita a progettare edifici a basso impatto ambientale, ma implica una visione più ampia, che include l’analisi antropologica, la tutela della biodiversità, la valorizzazione dei saperi locali e il rispetto delle identità culturali dei territori. È una disciplina che ricerca l’equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la tradizione costruttiva, mettendo l’essere umano al centro di processi orientati al benessere e alla qualità della vita. In quest’ottica, la Bioarchitettura non è soltanto un approccio tecnico, bensì un sistema di valori che punta a ricostruire il legame tra comunità e ambiente, promuovendo percorsi di crescita inclusivi e capaci di superare le frammentazioni sociali e le difficoltà burocratiche.

Arch. Anna Carulli – presidente istituto nazionale di Bioarchitettura
Arch. Anna Carulli – presidente istituto nazionale di Bioarchitettura

L’impegno dell’Istituto si è tradotto in proposte e programmi che riguardano sia gli interventi di piccola scala – come la riqualificazione di edifici e spazi urbani esistenti – sia le iniziative a più ampio raggio, in linea con le strategie europee sul clima e l’energia. Il confronto con i ministeri e le autorità regionali e comunali mira a creare sinergie e a ridurre gli ostacoli normativi, assicurando che l’idea di sostenibilità non resti confinata a un livello puramente teorico, ma trovi riscontro in soluzioni concrete e replicabili.

In questo quadro, il ruolo della Presidente Arch. Carulli risulta cruciale per mantenere salde le prospettive a breve, medio e lungo termine, guidando l’Istituto verso obiettivi di maggiore rilevanza scientifica e culturale. Dalle questioni ambientali all’efficienza energetica, fino alla dimensione antropologica e sociale della progettazione, l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura si configura come un nodo di raccordo: un centro di ricerca, formazione e azione che, giorno dopo giorno, rafforza l’idea di un’Europa più attenta al benessere complessivo dei cittadini e alla conservazione responsabile delle risorse del pianeta.

Obiettivi e struttura dell’incontro

In questo scenario si è collocato il Convegno di Strasburgo (2 aprile 2025), concepito come momento di confronto tra istituzioni europee, esperti del settore e professionisti impegnati nella promozione di un’architettura rispettosa dell’ambiente e della cultura dei luoghi. L’incontro ha costituito un’opportunità preziosa per identificare le criticità attuali, condividere progetti e best practice, nonché per approfondire le strategie con cui l’Istituto può contribuire in maniera sempre più incisiva al dibattito sulle politiche di sostenibilità. Prima di entrare nel merito degli interventi e delle prospettive delineate, è utile inquadrare brevemente gli obiettivi e i principi su cui si è focalizzata la discussione.

Convegno

Professioni, Innovazione e Territorio: le Prospettive Europee dal Convegno di Strasburgo
Parlamento Europeo – 2 aprile 2025

Introduzione e contesto

Mercoledì 2 aprile 2025, presso la sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, si è tenuto il convegno dal titolo “L’Orizzonte Europeo delle Professioni: la doppia transizione, digitale ed ecologica”. L’iniziativa – introdotta e moderata dal Dott. Ciuccio Devis – ha evidenziato la necessità di una nuova visione europea che sappia coniugare tecnologie digitali, tutela ambientale e sviluppo economico, coinvolgendo in modo sinergico istituzioni, società civile e soprattutto il mondo delle professioni.

All’incontro, patrocinato e accreditato dagli Ordini professionali italiani, hanno partecipato numerosi relatori. Tra questi, hanno assunto particolare rilievo gli interventi dell’On. Roberto Vannacci, Europarlamentare, e dell’Arch. Anna Carulli, Presidente Nazionale dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR).

Di seguito si riportano i punti chiave emersi dalle loro relazioni, contestualizzati anche nel dibattito più ampio della giornata.

L’intervento dell’On. Roberto Vannacci: criticità e proposte

Normative europee e contesto locale

Aprendo il dibattito, l’On. Roberto Vannacci ha sottolineato come il futuro delle professioni e dell’imprenditoria sia profondamente influenzato dalle direttive e dai regolamenti emanati a Bruxelles e discussi a Strasburgo. Benché tali provvedimenti mirino a orientare gli Stati membri verso la transizione ecologica e digitale, l’Europarlamentare ha evidenziato che spesso essi non tengono pienamente conto delle specificità e delle diversità territoriali e culturali dei Paesi europei.

Vannacci ha portato l’esempio dei professionisti italiani, i quali, per adeguarsi alle nuove normative su efficienza energetica e tutela dell’ambiente, affrontano molteplici ostacoli. Si è riferito in particolare alla complessità del patrimonio edilizio storico-artistico, al costo talvolta molto elevato dell’energia e alle difficoltà di tradurre con tempestività le regole europee nei singoli ordinamenti nazionali.

Transizione ecologica e Green Deal

Entrando nel merito della transizione energetica, Vannacci si è dichiarato “molto critico” verso l’attuazione del Green Deal, ritenendolo più che altro una “rivoluzione ecologica” dai tratti ideologici, piuttosto che un processo graduale e sostenibile. Secondo l’Onorevole, alcune misure non avrebbero valutato con realismo la situazione delle famiglie e delle imprese, causando disagi e costi energetici elevati, soprattutto in quei settori industriali a forte consumo, come la ceramica o l’acciaio.

Settore automobilistico e agricoltura

Vannacci ha poi richiamato il tema dei limiti sempre più stringenti sulle emissioni di CO₂ per le automobili, entrati in vigore nel 2025. Tali restrizioni, a suo dire, avrebbero messo fuori mercato molti modelli con motore a combustione interna, provocando un possibile contraccolpo occupazionale e un aumento generale dei prezzi di vendita.

Un discorso analogo è stato rivolto all’agricoltura: l’Onorevole ha ricordato come in Italia il patrimonio boschivo sia quasi raddoppiato negli ultimi decenni, e ha messo in dubbio l’efficacia di alcune regole sul “restauro della natura” che, tra le altre cose, impongono di lasciare incolto un certo numero di ettari per favorire la biodiversità. A suo giudizio, così facendo, non si valorizzano adeguatamente i risultati virtuosi già ottenuti in molte aree del Paese.

Appello e collaborazione con i professionisti

In conclusione, Vannacci ha espresso la volontà di raccogliere dai professionisti indicazioni e feedback operativi per dialogare con i colleghi al Parlamento Europeo. L’obiettivo è rivedere o integrare norme, direttive e regolamenti futuri, affinché tengano più conto delle peculiarità territoriali e sociali e risultino, quindi, maggiormente aderenti alle necessità reali di chi opera sul campo.

L’intervento dell’Arch. Anna Carulli, Presidente INBAR: filosofia e prassi della Bioarchitettura

Bioarchitettura come visione integrata

Il successivo intervento dell’Arch. Anna Carulli ha fornito un quadro sull’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, che da 35 anni promuove un approccio progettuale capace di coniugare innovazione, competenze tecniche, etica ambientale e sensibilità per il territorio. La Presidente ha richiamato l’origine stessa del termine “Bioarchitettura”, inteso non come mera “architettura verde”, bensì come un approccio olistico, multidisciplinare e profondamente radicato nell’identità locale.

Tutela, gestione e manutenzione del territorio

Carulli ha sottolineato che la conservazione degli habitat e della biodiversità non deve tradursi in “cristallizzazione” del territorio. Al contrario, occorre una gestione dinamica, capace di aggiornare cartografie e piani di gestione in modo coerente con l’evoluzione naturale e antropica dei luoghi. La semplice imposizione di vincoli immutabili, infatti, rischia di bloccare azioni di manutenzione e recupero, fondamentali per la tutela effettiva di paesaggi e siti protetti.

Criticità delle politiche ‘verdi’ e strumentalizzazioni

La Presidente dell’INBAR ha espresso preoccupazioni sulle “strumentalizzazioni” di politiche verdi non sempre coerenti con i bisogni reali o con le vocazioni territoriali. Non ha mancato di fare esempi, come l’installazione indiscriminata di distese di pannelli fotovoltaici in zone agricole o vincolate, che snaturano paesaggi e tessuti locali. Da qui la necessità di un equilibrio: utilizzare le energie rinnovabili in modo diffuso, promuovere le comunità energetiche e, al contempo, salvaguardare la bellezza e il valore culturale dei luoghi.

Cultura progettuale ed etica professionale

Carulli ha rilevato come, negli anni, la filosofia della Bioarchitettura sia approdata dentro i criteri ambientali minimi (CAM) e i principi DNSH (“Do No Significant Harm”), oggi previsti anche dalle direttive e dai regolamenti europei. Tali riferimenti normativi coincidono con quei criteri di benessere, regionalismo e sinergia con l’ambiente che l’INBAR propone da decenni.
La “conversione ecologica” – termine preferito a “transizione” – passa quindi attraverso un cambiamento di mentalità dei professionisti, i quali devono riscoprire la progettazione come atto di responsabilità e creatività: non solo un esercizio tecnico, ma una visione culturale incentrata sul benessere dell’uomo e del territorio.

Ricerca, formazione e rete multidisciplinare

Infine, la Presidente ha messo in luce la duplice funzione dell’INBAR: da un lato, sostegno diretto alla progettazione e all’innovazione; dall’altro, creazione di una rete culturale e professionale che coinvolga architetti, geologi, biologi, ingegneri, artigiani, costruttori. Attraverso la formazione e la divulgazione di buone pratiche – portate anche ai tavoli tecnici presso ministeri e altre istituzioni –, l’Istituto intende favorire la crescita di un sapere condiviso e di una sensibilità diffusa, capaci di orientare anche la produzione e il mercato verso scelte più sostenibili.

Presenza del Comitato Direttivo e conclusioni

Nel corso del convegno hanno poi preso la parola altri esponenti dell’INBAR e professionisti affiliati, illustrando nel dettaglio progetti, iniziative formative e casi di studio – come il progetto di cooperazione in Tanzania, gli approfondimenti sui CAM, i corsi avanzati di eco-progettazione, la rigenerazione urbana sostenibile e la riqualificazione del patrimonio edilizio. Si è dato così pieno risalto alla dimensione operativa e interdisciplinare che contraddistingue l’Istituto.

Un nuovo orizzonte europeo delle professioni

Dall’insieme degli interventi è emersa un’idea di “Orizzonte Europeo delle Professioni” in cui la doppia transizione – digitale ed ecologica – non si riduce a vincoli burocratici, ma diventa occasione per ripensare il rapporto fra innovazione, tutela ambientale e sviluppo locale. A Strasburgo, i rappresentanti dell’INBAR hanno ribadito come il ruolo dei professionisti sia cruciale: grazie alla loro competenza tecnica unita a una rinnovata cultura della sostenibilità, è possibile incidere concretamente sulle politiche urbane e sulle scelte tecnologiche, favorendo un reale progresso economico e sociale.

Uno sguardo al futuro

Le parole conclusive del moderatore hanno riassunto lo spirito dell’incontro: servirà un dialogo continuo fra Europarlamento, governi nazionali, ordini professionali e società civile, affinché il percorso verso la neutralità climatica e l’autonomia energetica sia davvero alla portata di tutti. In questo contesto, l’apporto di istituti come l’INBAR potrà risultare determinante per tradurre i principi di sostenibilità in soluzioni progettuali ed esperienze di rigenerazione urbana in grado di valorizzare le risorse locali, la cultura e il benessere delle comunità.

La giornata di Strasburgo si è così distinta per l’approfondimento e il confronto aperto su normative, prospettive professionali, responsabilità sociale e sfide ambientali, nella convinzione condivisa che l’Europa possa porsi come laboratorio d’innovazione, a beneficio dei territori e delle generazioni future.

Il Convegno di Strasburgo ha messo in luce, ancora una volta, l’urgenza di rafforzare il dialogo tra istituzioni, professionisti e società civile per promuovere soluzioni costruttive e rigenerative, in linea con le sfide climatiche ed energetiche. È emerso come la Bioarchitettura, con il suo approccio multidisciplinare e antropologico, sia in grado di fornire risposte efficaci sia al livello delle politiche europee sia nelle pratiche progettuali di piccola e grande scala.

La condivisione di esperienze e buone pratiche – dai progetti di cooperazione internazionale, alla riqualificazione urbana e alla formazione professionale – testimonia una vitalità diffusa, sostenuta dall’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, che punta a un sempre maggiore radicamento nei tavoli tecnici e nei programmi ministeriali. Sebbene permangano criticità legate a questioni burocratiche e a differenze culturali, l’incontro ha evidenziato come sia possibile superarle attraverso il confronto aperto, l’aggiornamento normativo continuo e la progettazione integrata.

L’auspicio finale è che i risultati emersi da questo evento possano essere tradotti in provvedimenti concreti e in un percorso condiviso, capace di rinsaldare il legame fra il benessere delle persone e la tutela dell’ambiente. L’Istituto, con il suo patrimonio di competenze e il sostegno di una rete sempre più ampia di interlocutori, continuerà a proporsi come polo di riferimento, sostenendo quelle iniziative che guardano alla sostenibilità non come vincolo, ma come motore di sviluppo, di creatività e di innovazione.

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