in copertina: immagine di fantasia di un motore futuristico a fusione
D-Orbit, una compagnia aerospaziale italiana all’avanguardia, si appresta a effettuare un test pionieristico nello spazio di una nuova generazione di propulsore ionico “a fusione”, creato dalla startup RocketStar. Questo propulsore, noto come FireStar Fusion Drive, verrà installato sull’ION Satellite Carrier di D-Orbit e testato in due distinte missioni previste per i mesi di luglio e ottobre, con lanci operati da SpaceX.
Chiamato FireStar Fusion Drive, questo propulsore sarà integrato nel trasportatore di satelliti ION di D-Orbit e utilizzato in due missioni lanciate da SpaceX nei prossimi mesi di luglio e ottobre. Come spiegato da D-Day, il quotidiano dell’Hi Tech, la tecnologia di RocketStar rappresenta un’evoluzione della tecnologia dei propulsori ionici, conosciuta come “plasma a regime pulsato”, che sono sostanzialmente motori elettrici in cui la spinta è generata da particelle cariche nello spazio, solitamente da un gas. Nel caso del FireStarter, il punto di partenza è un sistema elettrostatico che crea scintille all’interno del vapore acqueo per produrre un plasma di ioni costituito da protoni ad alta velocità, che vengono poi accelerati verso l’ugello di uscita attraverso un campo elettrico. L’innovazione deriva dal mescolare il vapore acqueo con atomi di boro. I protoni ad alta velocità, collidendo con gli atomi di boro, innescano un tipo di reazione di fusione nucleare chiamata aneutronica, che produce particelle cariche anziché neutroni. Questa reazione di fusione tra protoni e atomi di boro porta alla creazione di un atomo di carbonio-12, che a sua volta decade rapidamente in tre particelle alfa (nuclei di elio-4), aumentando ulteriormente la spinta del motore in un modo che RocketStar suggerisce essere simile al postbruciatore di un motore a getto tradizionale.
La tecnologia, originata da un programma di ricerca dell’Air Force Research Laboratory degli USA, ha dimostrato la fattibilità di innescare fusioni nucleari aggiungendo boro arricchito all’uscita di un motore al plasma pulsato, e come le radiazioni da fusione possano incrementare la spinta.
Inizialmente fondata per deorbitare i rifiuti spaziali, l’azienda di Fino Mornasco (Como) si posiziona ora tra le compagnie di space tech più affidabili a livello internazionale. Creata da Luca Rossettini e Renato Panesi nel 2011, D-Orbit si dedica attualmente alla logistica spaziale a tutto tondo, offrendo non solo la pulizia dello spazio dai detriti incontrollati, ma anche servizi di lancio dalla Terra, gestione e posizionamento di satelliti nei loro slot orbitali, operando effettivamente come un “taxi spaziale” per trasporti da un punto all’altro dello spazio. Supportata da bilanci sempre più solidi – con 260 dipendenti distribuiti tra Gran Bretagna e Portogallo, 233 dei quali negli stabilimenti di Como – l’azienda ha sempre puntato sull’innovazione: dal suo business principale sulla deorbitazione, si è ora spostata verso servizi di lancio e posizionamento; presto sarà la prima a testare nello spazio un nuovo tipo di propulsore ionico “a fusione”, sviluppato dalla startup RocketStar.
Questi motori trovano applicazione primaria nell’aggiustamento dell’orbita dei satelliti, estendendosi potenzialmente alle sonde spaziali che attualmente sfruttano la propulsione ionica, simile a missioni quali Dawn, BepiColombo e DART. Matteo Lorenzoni, direttore commerciale di D-Orbit, ha espresso entusiasmo per la collaborazione con RocketStar e l’anticipazione delle prestazioni del motore in orbita. D-Orbit si distingue nel settore spaziale emergente, offrendo servizi di trasporto orbitale per satelliti e sviluppando infrastrutture per servizi in orbita, inclusi innovativi servizi di cloud computing spaziali.
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