Un nuovo studio pubblicato su Global Change Biology ha presentato risultati sperimentali che evidenziano l’impatto drammatico delle ondate di calore su alcune specie di uccelli selvatici nell’area mediterranea. Questa ricerca è stata coordinata dall’Università degli Studi di Milano, ed è stata condotta in stretta collaborazione con l’Università di Padova, il CNR-IRSA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e la Provincia di Matera.
Lo studio ha messo in luce come le ondate di calore abbiano un impatto significativo sulle popolazioni di uccelli selvatici presenti nella regione mediterranea. Gli effetti di queste temperature estreme sono stati analizzati attraverso esperimenti appositamente progettati, che hanno rivelato conseguenze preoccupanti per la sopravvivenza e l’adattamento di alcune specie di uccelli.
L’importanza di questo lavoro di ricerca risiede nella chiara dimostrazione degli effetti diretti delle ondate di calore sulla biodiversità dell’area mediterranea, fornendo prove scientifiche concrete riguardo alla vulnerabilità degli uccelli selvatici a queste condizioni climatiche estreme. I risultati di questo studio contribuiranno a fornire una base solida per la progettazione di misure di conservazione e di adattamento per proteggere e preservare la fauna selvatica in un contesto di cambiamenti climatici sempre più evidenti.
La collaborazione tra diverse istituzioni accademiche e istituzioni di ricerca ha svolto un ruolo fondamentale nell’ottenere questi risultati, dimostrando l’importanza del lavoro di squadra e della condivisione delle conoscenze nella lotta contro gli effetti della crisi climatica. L’Università degli Studi di Milano e gli altri partner coinvolti meritano il riconoscimento per il loro impegno nel fornire informazioni fondamentali per la conservazione della biodiversità nell’area mediterranea.
Lunghe esposizioni al calore e stress termico possono avere conseguenze gravi sugli animali selvatici, soprattutto sugli uccelli, portandoli alla disidratazione e impedendo loro di dissipare adeguatamente il calore corporeo. Queste condizioni estreme possono addirittura condurre alla morte degli animali. Tuttavia, per evitare esiti così drammatici, sarebbe sufficiente adottare alcuni accorgimenti nella progettazione e costruzione delle strutture destinate ad ospitare questi animali.
Semplici misure preventive possono fare una grande differenza nel proteggere gli uccelli selvatici dallo stress termico e dalla disidratazione. Ad esempio, la creazione di ombreggiature o di aree coperte nelle strutture può fornire un rifugio dall’eccessivo calore solare, permettendo agli uccelli di trovare un ambiente più fresco e sicuro. Inoltre, assicurarsi che ci siano punti di accesso all’acqua, come abbeveratoi o piccole vasche, può aiutare a prevenire la disidratazione, fornendo agli animali una fonte di idratazione essenziale.
La scelta dei materiali e dei colori utilizzati nella costruzione delle strutture può fare la differenza. Materiali che riflettono il calore invece di assorbirlo possono aiutare a mantenere un ambiente più fresco all’interno delle strutture. Inoltre, colori chiari possono contribuire a riflettere i raggi del sole, riducendo così l’accumulo di calore.
Oltre a queste misure di progettazione, è essenziale fornire un ambiente naturale e stimolante per gli uccelli selvatici, consentendo loro di trovare rifugi naturali all’interno delle strutture. Questo può includere la creazione di zone verdi con piante e alberi, che offrano riparo e possibilità di nidificazione.
In conclusione, proteggere gli uccelli selvatici dai rischi dello stress termico e della disidratazione può essere raggiunto con relativamente semplici accorgimenti nella progettazione e costruzione delle strutture destinate ad ospitarli. Queste misure preventive possono aiutare a garantire un ambiente più sicuro e confortevole per gli animali, preservando la loro salute e contribuendo alla conservazione della biodiversità nelle aree in cui conviviamo con la fauna selvatica.
Ecco la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università di Padova che, assieme all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), al CNR-IRSA e alla Provincia di Matera, hanno appena pubblicato i risultati dell’esperimento empirico su Global Change Biology, in Open Access.
Nell’area mediterranea, negli ultimi anni, si è verificato un aumento sia nella frequenza che nell’intensità delle ondate di calore. Questo fenomeno è direttamente correlato alla crisi climatica globale che stiamo attualmente affrontando. Gli effetti di tali eventi estremi stanno avendo un impatto significativo sulla diversità della vita nella regione. Tuttavia, lo studio degli effetti di questi eventi è un compito complesso a causa dell’imprevedibilità temporale relativa delle ondate di calore. Per comprendere completamente gli impatti che queste ondate hanno sull’ambiente e sugli ecosistemi mediterranei, è necessario condurre studi a lungo termine. Solo attraverso una ricerca approfondita e prolungata sarà possibile sviluppare strategie adeguate per affrontare questa sfida climatica e proteggere la preziosa biodiversità dell’area.
Nel corso dello studio, si è condotta un’indagine a Matera durante le ondate di calore che hanno colpito il sud Italia nei mesi di giugno sia nel 2021 che nel 2022. Durante questo periodo, la regione ha registrato temperature eccezionalmente alte, con picchi superiori a 37°C per diversi giorni consecutivi. Queste condizioni di estrema temperatura non si erano verificate nell’area nei 20 anni precedenti.
I ricercatori hanno impiegato una metodologia innovativa di raffrescamento dei nidi per valutare sperimentalmente l’impatto dell’esposizione a ondate di calore intense e prolungate sul successo riproduttivo di una specie di uccello rapace coloniale tipica delle regioni mediterranee: il falco grillaio (Falco naumanni).
Attraverso questo approccio, il team di ricerca ha cercato di comprendere gli effetti delle temperature elevate sulle popolazioni di falchi grillai durante la fase critica della riproduzione. I risultati di questo studio sono stati ottenuti attraverso un’analisi accurata dei dati raccolti durante le ondate di calore e forniranno un prezioso contributo alla comprensione dell’adattamento delle specie selvatiche agli eventi climatici estremi.
La scelta di utilizzare il falco grillaio come specie di studio è particolarmente significativa, poiché questa creatura rappresenta un indicatore prezioso per valutare l’impatto delle ondate di calore sulla biodiversità delle regioni mediterranee. Attraverso la metodologia di raffrescamento dei nidi, i ricercatori hanno cercato di quantificare sperimentalmente gli effetti delle condizioni meteorologiche estreme sulle uova e i giovani falchi, raccogliendo informazioni fondamentali per la conservazione di questa specie e delle aree in cui vive.
In conclusione, lo studio condotto a Matera durante le ondate di calore estive del 2021 e 2022 ha offerto nuove prospettive sulle conseguenze della crisi climatica sul successo riproduttivo del falco grillaio. Questa metodologia innovativa apre nuove strade nella ricerca sulla biodiversità e fornisce importanti dati per adottare misure adeguate di conservazione e adattamento per proteggere le specie selvatiche nei confronti degli eventi climatici estremi nell’area mediterranea.
Matera ospita una delle più grandi colonie riproduttive del mondo del falco grillaio, con circa mille coppie che nidificano in questa zona. Questo uccello è parte integrante del patrimonio culturale della città. In passato, il falco grillaio era estremamente comune, ma negli ultimi decenni ha subito un drastico declino delle popolazioni, divenendo un rapace migratore di interesse conservazionistico a livello europeo. È protetto dalla Direttiva Uccelli a causa delle minacce che ha affrontato, tra cui l’intensificazione dell’agricoltura e gli eventi di siccità nella regione del Sahel, dove trascorre l’inverno.
Nelle regioni mediterranee, questa specie nidifica prevalentemente in aree urbane, utilizzando cavità di edifici, monumenti e pareti rocciose come siti di nidificazione. Spesso i ricercatori posizionano appositamente cassette nido per studiare l’ecologia e il comportamento riproduttivo del falco grillaio e per contribuire alla sua conservazione.
La presenza di questa grande colonia di falchi grillai a Matera è di grande importanza per la ricerca e la conservazione della specie. Gli sforzi dei ricercatori nel comprendere meglio la biologia di questi uccelli e nel fornire un ambiente adatto per la nidificazione contribuiscono alla protezione di questa specie minacciata. Mantenere e proteggere questa colonia rappresenta un passo significativo verso la conservazione del falco grillaio nella regione mediterranea e nel garantire la sua sopravvivenza per le generazioni future.
Il raffrescamento sperimentale è avvenuto mediante una semplice ombreggiatura delle cassette nido, che ha consentito di abbassare la temperatura interna delle cassette nido di circa 4°C rispetto a quelle non ombreggiate. Il successo riproduttivo della specie nelle cassette nido non schermate è stato drammaticamente ridotto: solo un terzo delle uova deposte ha generato pulcini pronti all’involo, mentre nelle cassette nido ombreggiate tale valore rientra nella norma (circa 70%). Nelle cassette nido non ombreggiate si sono verificati diffusi episodi di mortalità dei pulcini, tutti in corrispondenza con le giornate più calde (con temperatura dell’aria superiore a 37°C all’ombra e temperature interne delle cassette nido superiori a 44°C), mentre tali eventi sono risultati molto rari nelle cassette nido ombreggiate. Inoltre, i pulcini cresciuti in cassette nido schermate sono risultati essere in condizioni fisiche decisamente migliori e di taglia maggiore, caratteristiche che ne promuovono la sopravvivenza una volta involati.
Tra l’altro, l’attuale persistenza dell’anticiclone africano ha determinato nel 2023 condizioni ancora più calde rispetto al 2021-2022 e i risultati preliminari delle nostre attività di monitoraggio indicano un effetto ancora peggiore sui falchi grillai rispetto a quanto osservato in precedenza.
Lo studio è stato realizzato con il parziale supporto del programma di finanziamento LIFE della Comunità Europea (progetto LIFE FALKON, www.lifefalkon.eu) e del MUR (PRIN 2017).
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