Le applicazioni delle cellule CAR-T si estendono ben oltre l’ambito oncologico, affrontando patologie come le malattie cardiache, i disordini autoimmuni, la fibrosi e l’invecchiamento cellulare.
Inizialmente impiegate contro l’HIV, queste cellule rappresentano una frontiera promettente nella ricerca medica, come sottolineato da Haig Aghajanian, Joel G. Rurik e Jonathan A. Epstein dell’Università della Pennsylvania.
Sebbene efficaci contro linfomi e leucemie, la loro applicazione in oncologia solida e nelle malattie autoimmuni rimane una sfida. Le malattie autoimmuni emergono quando il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti sani, un problema che si verifica anche nei trapianti d’organo. I farmaci attuali, come gli immunosoppressori, spesso causano effetti collaterali, rendendo i pazienti vulnerabili a infezioni. Ciò ha portato alla ricerca di terapie alternative più sicure ed efficaci, tra cui le CAR-T, che promettono di rivoluzionare il trattamento di queste condizioni complesse.
Nelle malattie autoimmuni come il Pemfigo Volgare (PV), i sintomi emergono a causa della produzione di autoanticorpi che attaccano le strutture delle mucose, provocando la formazione di bolle e vesciche che possono portare a infezioni gravi. Recentemente, ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno creato un trattamento basato su cellule CAR-T mirate a un antigene specifico (DSG3) presente sui linfociti B, che sono i responsabili della malattia. Questo approccio ha mostrato risultati promettenti nei modelli animali, al punto da iniziare uno studio clinico di Fase I.
Anche nel trattamento di altre malattie autoimmuni come il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) e la miastenia grave si considera l’uso delle cellule CAR-T per eliminare le cellule B, che producono autoanticorpi nocivi. Per esempio, nella miastenia grave, pazienti come Richard Whitney, Dawn Warner, Cameron e Peyton Emens hanno beneficiato di ricerche documentate dalla Myasthenia Gravis Foundation of America. Queste storie sono state incluse nel libro “Come batteremo il cancro” di Fabio Ciceri e Paola Arosio, che descrive lo sviluppo di una terapia CAR-T ancora in fase di test sui primi pazienti.
Nel loro libro, Ciceri e Arosio dedicano un capitolo significativo al potenziale delle CAR-T oltre l’ambito oncologico. Queste terapie sfruttano le cellule T regolatorie, una classe di linfociti coinvolti nella regolazione delle risposte immunitarie. Queste cellule sono state identificate come possibili candidati per “potenziamento” nel trattamento di malattie come la sclerosi multipla. In particolare, le CAR Treg potrebbero essere cruciali nel controllare le risposte immunitarie eccessive che causano la distruzione delle cellule beta nel diabete mellito di tipo 1.
Le CAR-T trovano applicazioni anche nella fibrosi e nella senescenza cellulare. La fibrosi, un processo caratterizzato dalla proliferazione dei fibroblasti e dall’accumulo di matrice extracellulare, può avere effetti devastanti sul cuore. Mirando alla proteina di attivazione dei fibroblasti (FAP), le CAR-T potrebbero ridurre la fibrosi cardiaca associata a patologie come infarto e ischemia.
Il processo di senescenza cellulare, osservato per la prima volta da Leonard Hayflick, è un altro bersaglio potenziale delle CAR-T. Gli studi indicano che eliminare le cellule senescenti potrebbe offrire vantaggi nel trattare condizioni come fibrosi, artrite, diabete e aterosclerosi. Questa ricerca potrebbe estendersi a un’ampia varietà di malattie, inclusi disturbi legati a infezioni virali e miocarditi post-COVID-19, ma richiede ulteriori studi e tempo per risultati clinicamente applicabili.
Per quanto riguarda le nuove tecnologie, lo sviluppo di future CAR-T potrebbe beneficiare delle differenze tra neoplasie e malattie autoimmuni, richiedendo meno cellule e riducendo gli effetti collaterali come la sindrome da rilascio di citochine. È fondamentale garantire la sicurezza dei nuovi trattamenti e valutarne l’efficacia a lungo termine. È inoltre considerato l’uso di tecniche “off the shelf” da cellule di donatori per ridurre i costi e ampliare l’accesso alle terapie. Interessante è anche la potenziale combinazione di cellule CAR-T con vaccini mRNA, attualmente in studio per i tumori solidi.
La sfida per i ricercatori e i clinici è ampliare l’applicabilità delle CAR-T a un’ampia gamma di malattie, sfruttando le straordinarie capacità del sistema immunitario umano, una risorsa fondamentale nella lotta contro le malattie.