Foto di Cirone-Musi in Creative Commons
Per commemorare il centenario dalla sua nascita della celebre astrofisica e brillante divulgatrice scientifica fiorentina, mancata nel 2013, la Città di Milano le dedicherà una statua
Sarà la prima statua milanese dedicata a una donna. L’iniziativa è stata ideata e promossa dalla Fondazione Deloitte in collaborazione con Casa degli Artisti ed è sostenuta dal Comune di Milano.
La statua verrà inaugurata nel 2022 proprio nell’anno del centenario dalla sua nascita.
Chi c’è dietro alla prima statua per una donna a Milano
Per 23 anni la Hack ha diretto l’Osservatorio di Trieste, dal 1964 al 1987, portandolo a diventare partner di grandi progetti di ricerca internazionali, come il Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), il Large Binocular Telescope (Lbt) sul Monte Graham in Arizona, il satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e lo European Extremely Large Telescope. Con la stessa apertura internazionale Margherita Hack ha diretto anche il Dipartimento di Astronomia dell’università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997.
La sua storia scientifica era iniziata al femminile, con una tesi sulle stelle variabili studiate nel 1912 da una donna,
Henrietta Leavitt, e chiamate Cefeidi dal nome della prima stella di questo tipo ad essere identificata, Delta Cephei.
‘’Sono caratterizzate dall’estrema regolarita’ delle loro variazioni luminose’’, spiega la stessa Hack in uno dei suoi libri divulgativi, e ‘’la loro grande importanza consiste nel fatto che c’e’ una stretta relazione fra il periodo di variabilita’ e il loro splendore intrinseco’’. Grazie a quelle osservazioni oggi le stelle di questo tipo sono considerate punti di riferimento fondamentali per misurare la distanza delle galassie alle quali appartengono e le distanze trovate con questo metodo sono considerate tra le più accurate attualmente possibili.
Un altro grande contributo scientifico di Margherita Hack riguarda l’astronomia agli ultravioletti, possibile soltanto dallo spazio in quanto i raggi ultravioletti vengono assorbiti dall’atmosfera terrestre. A Margherita Hack va il merito di portato l’astronomia italiana in questo campo fin dagli anni ’70, con la partecipazione alla missione del satellite International Ultraviolet Explorer (Iue), lanciato il 26 gennaio 1978 da Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Gran Bretagna, attivo per 16 anni, fino al 30 settembre 1996.
Grazie alla partecipazione al progetto dell’Italia, coordinata da Margherita Hack, i ricercatori del nostro Paese hanno potuto studiare le migliaia di immagini relative a 10.000 oggetti celesti fra pianeti, comete, stelle, gas interstellare, supernovae, galassie e quasar.
Hack era membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society.
Ma era conosciuta anche per il grande e costante impegno sui temi sociali e politici, in particolare nella difesa e nella promozione dei diritti delle minoranze e del più deboli.
Nel 2012 aveva ricevuto l’onorificenza dalla presidenza della Repubblica di dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni”.
Eletta più volte, aveva sempre rinunciato al seggio.
La scienza italiana nel 2013 perde così una importante icona del nostro tempo, dopo la scomparsa della senatrice a vita
Rita Levi-Montalcini.
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