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Meta come X “accontenta” Trump. I social principali diffusori di disinformazione e fake news?

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Uno studio pubblicato su Nature [1] ha evidenziato che il problema principale della diffusione delle fake news risiede nel modello di business delle piattaforme, che favorisce la diffusione della disinformazione.

Nella foto: immagine generata da Grok

Il 7 gennaio, il nuovo responsabile degli affari globali di Meta, Joel Kaplan, ha annunciato tramite un post sul blog aziendale e un video dell’amministratore delegato Mark Zuckerberg che l’azienda non si avvarrà più del fact-checking. Meta prevede di adottare un sistema simile alle Community Notes di X, che permette agli utenti di identificare contenuti considerati imprecisi o bisognosi di chiarimenti.

Meta sta modificando il suo approccio alla moderazione dei contenuti, eliminando progressivamente il programma di fact-checking lanciato nel 2016 e collaborando con verificatori indipendenti. Questa decisione segna un cambiamento significativo verso un sistema basato sul crowdsourcing, simile alle Community Notes di X, la piattaforma precedentemente nota come Twitter. La scelta ha sollevato preoccupazioni negli Stati Uniti, dove alcuni esperti ritengono che potrebbe favorire la diffusione di odio e disinformazione, sia online che nel mondo reale.

I partner di Meta impegnati nel fact-checking dichiarano di essere stati “presi alla sprovvista” dalla decisione dell’azienda di abbandonare la verifica delle informazioni sui contenuti di Facebook, Instagram e Threads. Diverse organizzazioni esterne che fornivano questo servizio stanno ora valutando come affrontare il vuoto finanziario che questa scelta potrebbe causare.

“Abbiamo saputo della decisione nello stesso modo di tutti gli altri,” afferma Alan Duke, cofondatore e direttore del sito di fact-checking Lead Stories, collaboratore di Meta dal 2019. “Non abbiamo ricevuto alcun avviso.”

Contesto politico

La decisione di Meta arriva in un momento di rinnovato dibattito politico e sociale. Dopo essersi scusato al Senato per la diffusione di fake news elettorali, Mark Zuckerberg sembra allinearsi a una visione condivisa da Donald Trump ed Elon Musk, secondo cui i social network dovrebbero essere spazi liberi da controlli, poiché capaci di autoregolarsi. Questo approccio è supportato da recenti nomine in Meta, come quella di Joel Kaplan, lobbista repubblicano, e Dana White, amico di Trump e CEO dell’UFC, al consiglio di amministrazione.

Questa prospettiva è in linea con l’ideologia di Elon Musk, che ha promosso il “citizen journalism” come modello di libertà d’espressione. Tuttavia, studi come quello del Center for Countering Digital Hate hanno evidenziato come questa visione abbia portato a un aumento dell’incitamento all’odio su X.

Come funzionano le Community Notes

Le Community Notes permettono agli utenti di aggiungere annotazioni ai contenuti che richiedono chiarimenti. Per garantire affidabilità, le note devono essere basate su dati verificabili e passare un processo di revisione da parte di altri utenti. Solo le annotazioni giudicate utili da persone con opinioni diverse vengono approvate. Tuttavia, questo sistema non è esente da rischi, come il bias o l’esclusione di prospettive rilevanti.

Limiti del fact-checking

Secondo Walter Quattrociocchi, direttore del Centro di Data Science and Complexity for Society dell’Università di Roma “La Sapienza”, la decisione di Meta riflette un’ammissione implicita: il fact-checking non ha funzionato. Studi dimostrano che, invece di ridurre la disinformazione, può rafforzare le polarizzazioni e le echo chamber. Duncan Watts, su Nature, ha evidenziato che il problema principale non risiede nelle fake news, ma nel modello di business delle piattaforme, che favorisce la diffusione della disinformazione.

Note 

[1] https://www.nature.com/articles/s41586-024-07417-w

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