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Non solo Covid: quest’anno bisogna far attenzione anche all’influenza

Foto di Marcos Cola da Pixabay

A causa della pandemia da Covid-19, che da quasi due anni è entrata ormai a far parte purtroppo della nostra quotidianità, spesso ci dimentichiamo dei virus già da anni esistenti, come quello dell’influenza che, dopo un inverno in cui non si è praticamente visto, quest’anno sembra invece essere ritornato a circolare. E, trovandoci in emergenza pandemica, non è facile all’inizio riuscire a distinguerne i sintomi da quelli del Covid

Dopo un anno in cui l’epidemia influenzale è stata praticamente assente grazie a una minore intensità di scambi sociali e a una forte attenzione alla prevenzione con distanziamento e mascherine, in questa stagione i virus influenzali e parainfluenzali sono tornati protagonisti. Con i 305.900 nuovi casi registrati nella prima settimana di gennaio dalla rete di sorveglianza epidemiologica InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il numero di italiani messi a letto dall’influenza dall’inizio della stagione a oggi ha superato infatti i 3 milioni, anche se la maggior parte dei casi sono riconducibili ad altri virus respiratori diversi da quelli influenzali la cui circolazione è ancora di tipo isolato. Causa della maggiore diffusione dei virus simil influenzali rispetto alla passata stagione, oltre all’aumentata circolazione di persone e ai molti contatti con amici e parenti, è una minore attenzione a tutte le misure di prevenzione, dal distanziamento alla mascherina, all’igiene delle mani. Al momento, le Regioni con una maggiore incidenza di sindromi simil- influenzali sono Lombardia e Umbria. La fascia di popolazione più colpita rimane per ora quella tra gli 0 e i 4 anni, anche se il tasso in questa fascia è in calo rispetto al picco massimo raggiunto a metà novembre, quando anche la forte diffusione del virus respiratorio sinciziale aveva fatto aumentare notevolmente il numero di bambini malati. Una lieve salita dei casi si registra invece nelle altre classi di età, mentre il valore più basso si riscontra tra gli individui di età pari o superiore ai 65 anni, fascia di età più vaccinata. Nel complesso la stagione influenzale continua dunque ad avere un andamento più intenso rispetto allo scorso anno ma, diversamente da quanto annunciato nell’estate scorsa, i ceppi influenzali in circolazione non sono più aggressivi rispetto a quelli circolanti nella stagione 2019-2020, l’ultima in cui è stata osservata un’epidemia stagionale di sindromi simil-influenzali prima della pandemia.
“Dopo un inizio nel mese di novembre abbastanza sostenuto, la stagione influenzale ha ora un andamento in linea con gli altri anni e al momento i virus influenzali registrati sul territorio sembrano non essere tanto potenti da causare numerosi casi gravi. Questo non significa che non si debba prestare attenzione allo sviluppo dei sintomi dei virus influenzali, che mai come quest’anno possono essere confusi con altri virus. In caso di sintomi, ecco perché è bene sottoporsi al tampone per rimuovere qualsiasi dubbio. A proposito di questo, non è da sottovalutare la Flurona, ovvero la coinfezione di influenza stagionale e covid: situazione non comune, ma neanche impossibile. Va da sé che, anche in questo caso, chi si è sottoposto per tempo alla vaccinazione sia antinfluenzale che anticovid avrà una maggiore copertura contro questi virus” – afferma il Prof. Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Professore Associato di igiene generale ed applicata presso la sezione di Virologia del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’università degli studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi.
Il vero picco stagionale deve ancora arrivare ed è previsto per le prossime settimane nella fase più fredda dell’inverno, ma non dovrebbe portare ad un particolare aumento del numero dei casi, anche grazie al rinnovato utilizzo delle mascherine Ffp2 e di altre misure di sicurezza. “Si arriverà penso a 6 o 8 casi per mille assistiti, dati decisamente inferiori rispetto a quelli delle ultime tre stagioni prima del covid dove si erano registrati fino a 8-9 milioni di casi. Come nelle passate stagioni, il trattamento raccomandato in caso di influenza è quello dell’automedicazione per attenuare i sintomi senza azzerarli. No agli antibiotici se non su indicazione medica, sì invece agli antipiretici” – conclude il Professor Pregliasco.

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