A partire da aprile 2025, il panorama commerciale globale è stato scosso dall’introduzione di nuovi dazi annunciati dall’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. Tra i prodotti più discussi c’è l’iPhone, lo smartphone iconico di Apple, che potrebbe vedere un aumento significativo del prezzo al consumo. Ma quanto c’è di vero in queste previsioni? E quali potrebbero essere le conseguenze per i consumatori, sia negli Stati Uniti che in Italia? Proviamo a fare chiarezza.
I Dazi e la Produzione di Apple
Apple produce la stragrande maggioranza dei suoi iPhone in Cina, con partner come Foxconn, ma negli ultimi anni ha diversificato la sua filiera spostando parte della produzione in India e Vietnam. Tuttavia, i nuovi dazi colpiscono duramente proprio queste nazioni:
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54% sulle importazioni dalla Cina (34% aggiuntivo al 20% già esistente)
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46% sul Vietnam
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26% sull’India
Questi incrementi tariffari, entrati in vigore il 9 aprile 2025, aumentano i costi di importazione negli Stati Uniti, mercato chiave per Apple.
Secondo gli analisti di Rosenblatt Securities, se Apple trasferisse interamente l’impatto dei dazi sui consumatori americani, il prezzo degli iPhone potrebbe aumentare fino al 43%. Ad esempio:
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un iPhone 16 base, oggi a 799 dollari, potrebbe salire a circa 1.142 dollari
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un iPhone 16 Pro Max da 1 TB (attualmente 1.599 dollari) potrebbe toccare i 2.300 dollari
In Italia, dove i prezzi sono già maggiorati per via dell’IVA al 22% e di tasse come l’equo compenso SIAE, il modello Pro Max potrebbe superare i 2.500 euro.
Le Opzioni di Apple
Apple si trova ora di fronte a un dilemma strategico:
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assorbire i costi aggiuntivi, riducendo i margini di profitto
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oppure trasferirli ai consumatori, rischiando un calo della domanda
Durante il primo mandato di Trump, Apple era riuscita a negoziare esenzioni parziali, ma questa volta non sembrano esserci deroghe.
Spostare la produzione negli Stati Uniti, come auspicato dall’amministrazione, appare improbabile nel breve termine: un iPhone completamente “Made in USA” potrebbe costare fino a 3.500 dollari a causa degli alti costi di manodopera e dell’assenza di un’adeguata infrastruttura industriale.
Un’alternativa plausibile potrebbe essere un compromesso:
Apple potrebbe assorbire parte dei costi e aumentare i prezzi solo parzialmente.
Secondo J.P. Morgan, ci si aspetta un rincaro globale del 6%, che in Italia si tradurrebbe in:
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+30-50 euro sui modelli base
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+100 euro sui modelli Pro
Un’altra strategia potrebbe essere quella di “mascherare” gli aumenti, ad esempio eliminando i tagli di memoria più bassi o spingendo i consumatori verso i modelli più costosi.
Impatti in Italia e in Europa
Anche se i dazi sono rivolti alle importazioni verso gli Stati Uniti, l’effetto potrebbe propagarsi in Europa.
Gli iPhone venduti nel nostro continente non transitano dagli USA, ma arrivano direttamente dai paesi di produzioneai magazzini europei (principalmente in Irlanda).
In teoria, quindi, non dovrebbero subire l’impatto diretto dei dazi americani.
Tuttavia, se Apple decidesse di uniformare i prezzi globalmente per compensare le perdite negli USA, anche i consumatori italiani potrebbero vedere un rincaro.
Con l’IVA e le tasse locali, un iPhone 16 Pro Max oggi venduto a 1.989 euro potrebbe:
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sfondare i 2.000 euro
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avvicinarsi pericolosamente alla soglia dei 2.500 euro nello scenario peggiore
Cosa Aspettarsi nel 2025
Per ora, gli iPhone già presenti nei magazzini americani non subiranno aumenti, grazie alle scorte accumulate da Apple nelle settimane precedenti all’entrata in vigore dei dazi.
Tuttavia, con l’arrivo dei nuovi modelli (previsti per settembre 2025), i prezzi potrebbero riflettere i costi aggiuntivi.
Gli esperti suggeriscono che Apple cercherà di:
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negoziare con i fornitori per abbassare i costi delle componenti
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accelerare la diversificazione produttiva verso paesi meno colpiti dai dazi, come il Brasile (dove il dazio è solo del 10%)
I nuovi dazi renderanno probabilmente gli iPhone più costosi, soprattutto negli Stati Uniti, ma l’entità dell’aumento dipenderà dalle scelte strategiche di Apple.
In Italia, l’impatto potrebbe essere più contenuto, ma non trascurabile.
Una cosa è certa: il 2025 metterà alla prova la resilienza di Cupertino e la fedeltà dei suoi clienti.
Nel frattempo, tutti gli occhi sono puntati su Tim Cook e sulle mosse future di una delle aziende più influenti al mondo.
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