Gravita Zero: comunicazione scientifica e istituzionale

Olio di palma: nemico o no?

L’olio di palma viene menzionato nei prodotti come “olii e grassi vegetali”. Presente in tantissimi prodotti che si trovano nel supermercato (merendine, snack dolci e salati, creme), da tempo viene identificato come un olio di bassissima qualità e di avere un notevole impatto ambientale.

Ma quali sono gli effetti sulla salute?

Ricordiamo che i grassi possono essere “saturi” o “insaturi” e questi ultimi “trans” o “cis”. I grassi saturi e insaturi “trans” interagiscono coi sistemi biologici, avendo come conseguenza degli dannosi sulla salute. Questi grassi “dannosi” sono presenti in maggior quantità in burro, olio di cocco e altri che vengono idrogenati per migliorare alcune caratteristiche (come quelle organolettiche) ma che portano ad un aumento delle frazioni di saturi e insaturi “trans”.

L’olio di palma occupa una posizione intermedia cioè contiene grassi saturi, ma ne contiene meno rispetto ad altri prodotti che vengono utilizzati (burro, lardo, strutto, olio di cocco). Il motivo principale dell’utilizzo dell’olio di palma è che costa meno rispetto ad altri.

Da un punto di vista salutistico quindi l’olio di palma non è più dannoso di tanti altri alimenti. Sarebbe invece opportuno ricordare che tutte le sostanze grasse, ed in particolare quelle che contengono un grande quantitativo di grassi saturi, andrebbero consumate con moderazione.

E da un punto di vista ambientale?

I maggiori produttori di olio di palma sono Indonesia e Papua Nuova Guinea, paesi dove la preparazione del terreno per la coltura di palme da olio, ha portato ad una notevole deforestazione e minaccia di estinzione per gli oranghi, diffusi solo in quelle aree. Il problema della sostenibilità ambientale però riguarda soprattutto piccoli agricoltori da cui deriva la maggior parte della produzione mondiale e che sono diffidenti nell’adottare standard sostenibili. La campagna mediatica contro l’utilizzo di questo olio potrebbe spingere numerosi produttori a produrre altri tipi di olio ma da piante meno produttive e quindi meno sostenibili poiché necessitano di più terra coltivabile per la stessa quantità di olio prodotto.

 

Attenzione quindi poiché c’è il rischio che né i problemi per la nostra salute, né quelli ambientali vengano risolti.