Ambiente Eventi

Ottavia Piana, speleologa, rimane intrappolata: e arrivano gli haters, i leoni da tastiera

speleologa-1-690x362

di Claudio Pasqua

FOTO: le complesse operazione per portare in salvo la speleologa intrappolata
a 585 metri di profondità da sabato pomeriggio nell’Abisso Bueno Fonteno

Ottavia Piana, speleologa di 32 anni, è rimasta intrappolata dal 14 dicembre nella grotta Abisso Bueno Fonteno, situata sulla costa bergamasca del Lago d’Iseo. L’incidente è avvenuto durante un’esplorazione del progetto Sebino, attivo dal 2000 per mappare e studiare quest’area carsica, una delle più estese d’Italia. Piana, scivolata a circa 400 metri di profondità e tre chilometri dall’ingresso, ha riportato fratture e ferite che complicano i soccorsi, già ostacolati dalla complessa morfologia della grotta, fatta di stretti cunicoli e canyon.

L’Abisso Bueno Fonteno, scoperto nel 2006, si sviluppa per almeno 19 chilometri e raggiunge una profondità di 500 metri. La sua struttura, caratterizzata da corsi d’acqua e diramazioni, rende le operazioni di salvataggio estremamente difficili. Già nel luglio 2023, la speleologa era rimasta bloccata nella stessa grotta, evidenziando la sua pericolosità.

Attualmente, i soccorritori lavorano incessantemente per garantirle assistenza, nonostante gli ostacoli posti dall’ambiente ostile e dalle sue condizioni di salute.

Arrivano gli haters: gli odiatori da tastiera 

Colpisce profondamente constatare l’accanimento (soprattutto altre donne) contro una professionista che ha subito un infortunio. È una professionista che svolge il proprio dovere, spesso in condizioni difficili.
Se al suo posto ci fosse stato un uomo, come spesso accade, nessuno avrebbe puntato il dito contro di lui; al contrario, si sarebbe assistito a un’ondata di solidarietà. Invece, tra donne, sembra prevalere un pregiudizio, quasi punitivo, che lascia riflettere sulla mancanza di empatia reciproca in situazioni di difficoltà.
Queste alcune degli attacchi contro la speleologa che si leggono sulla pagina Facebook di Scienza Fanpage

 

Screenshot 2024-12-16 alle 22.30.07

 
Ottavia Piana è una professionista che opera per conto dello Stato, svolgendo attività di ricerca.

Ricordiamo che la speleologia è una scienza, e chi la pratica ha alle spalle una formazione approfondita e specifica, che comprende studi su geologia, idrologia, biologia e cartografia, oltre a un addestramento tecnico indispensabile per operare in ambienti sotterranei complessi. Gli speleologi affrontano esplorazioni e ricerche con un approccio scientifico, contribuendo alla scoperta e alla comprensione di sistemi carsici, ambienti unici che offrono preziose informazioni sul nostro pianeta

“Le ricerche che lei e il suo gruppo speleologico stanno conducendo nella grotta dell’incidente non sono solo un’impresa sportiva — spiega Sergio Orsini – Presidente della Società Speleologica Italiana –  ma rappresentano un contributo fondamentale alla mappatura del sottosuolo e all’analisi di risorse vitali come l’acqua che beviamo” evidenzia Sergio Orsini. “L’operazione di salvataggio è affidata alle mani esperte dei medici e dei volontari del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico, un’organizzazione che ha già dimostrato innumerevoli volte la sua straordinaria competenza – prosegue -. A nome della Società Speleologica Italiana Ets esprimiamo il nostro sostegno e facciamo un sentito augurio per il successo di questa operazione”.

Chi paga i soccorsi?

Ottavia Piana è  un super Tecnico Speleo facente parte di un progetto CAI (tra l’altro di altissimo profilo), quindi è un’iscritta al CAI, con sicuramente i massimali assicurativi maggiorati e tutte le coperture del caso, con il pagamento dei soccorsi un po’ ovunque nel mondo.

La copertura delle spese non solo è massima, ma è certa!, quindi – se posso passare il termine – non rompete troppo le scatole con FATELE PAGARE I SOCCORSI! Perché lo fa già.

Non come voi che  chiamate il soccorso CAI perché vi si sono slacciate le scarpe a 50 metri dalla strada asfaltata.

I giornali diffondono notizie incomplete e inesatte che confondono il pubblico.

Non ci sta Johanna (fonte Linkedin) una competente giornalista:

“Guarda collega, è molto semplice, bisogna prendere tempo per individuare le fonti giuste, fare le domande giuste e non dare in pasto al pubblico cose di cui non ha – legittimamente – informazioni o esperienza. L’ho fatto nel mio piccolo su Facebook chiedendo ad una collega speleologa che si è messa a disposizione per raccontare in cosa consista l’attività di una speleologa, spiegando che non era sola, che non è un passatempo ma una missione scientifica e precisando che queste attività sono coperte da una doppia assicurazione, che gli speleologi dei soccorsi non costano alla comunità ecc. Ecco prendersi il tempo per capire, quello che nel nostro mestiere non si fa più, perché bisogna battere la notizia per primi e perché i commenti inferociti fanno girare i budget pubblicitari e gli algoritmi. Converrai con me che questo è un sistema ‘drogato’ e che un giornale serio deve fare un passo indietro. Io personalmente aderisco ai principi del Constructive Network di Assunta Corbo, un giornalismo più lento e ponderato alla Alberto Puliafito”.

Se un lavoratore dovesse farsi male e dover pagare personalmente, ci sarebbe un serio disincentivo a svolgere certi lavori (tra gli altri anche lavori pericolosi, soprattutto quelli ad alto rischio come Vigili del Fuoco, ecc, riducendo la forza lavoro disponibile e aumentando le disuguaglianze. Inoltre, senza tutele adeguate, le condizioni di lavoro potrebbero peggiorare, con conseguenze negative per la sicurezza e il benessere generale.
 .
Riportiamo a questo proposito altri commenti di webeti con pregiudizi in merito
Screenshot 2024-12-17 alle 15.13.36
Screenshot 2024-12-17 alle 15.13.36

Comments

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *