Colpa del cambiamento climatico
Il permafrost del Polo Sud rilascia quantità sempre maggiori di gas serra. È il verdetto risultante da uno studio condotto durante l’estate australe del 2019-2020 in un’area antartica grande 22 chilometri quadrati.
In occasione di tale studio è stata organizzata una spedizione cui hanno partecipato diversi enti, tra cui l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv), l’Istituto di geologia del Cnr e le università di Otago in Nuova Zelanda, di Oslo e di Roma.
Questo progetto, denominato Seneca, aveva lo scopo di misurare la concentrazione dei gas serra sulla superficie del suolo. I ricercatori hanno analizzato i flussi di gas come idrogeno, metano e anidride carbonica e tracciato il percorso che essi seguono per fuoriuscire dalla massa di ghiaccio. I risultati dell’analisi dei 157 campioni raccolti parlano chiaro: i valori di anidride carbonica misurati sono anomali ed elevati.
Questo gas si trova a livelli profondi sotto il suolo ma risale trascinando con sé altri gas come elio e idrogeno, anch’essi presenti in concentrazioni alte. Le emissioni ammontano, solamente nei 90 giorni estivi, a 1345 tonnellate di gas: circa 448 tonnellate per mese e 15 al giorno e avvengono attraverso le fessure che si formano nel permafrost per via dello scongelamento parziale del suo strato superficiale.
Tale fenomeno non è detto si verifichi solo nell’area interessata dallo studio: i ricercatori pensano che in futuro potrebbe interessare tutte le coste dell’Antartide, lunghe più di 24.000 chilometri.
Antartide, col clima che cambia più gas serra dal permafrost – Terra & Poli – ANSA.it