“Prendi le misure con le precisione, altrimenti non ci sta”, “Sarà 70 cm, centimetro più, centimetro meno”. “Puoi essere più preciso? “, “Non posso, non ci sono le tacche”.
Ci siamo trovati tutti in queste situazioni. E commettiamo sempre un errore. Usiamo il termine “precisione” in maniera indiscriminata. Lo usiamo per indicare l’accuratezza e la risoluzione.
Ma precisione, accuratezza e risoluzione sono parametri diversi con un significato diverso.
L’accuratezza è quanto siamo vicini alla misura reale. Immaginiamo di tirare una freccia verso un bersaglio. Più la freccia finirà vicino al centro più potremmo dire di essere stati accurati. Lo stesso vale al supermercato per la misura effettuata dal salumiere al quale abbiamo appena chiesto un etto di prosciutto: più è vicina a quanto da noi richiesto, più è accurata. Questa caratteristica dipende dallo strumento utilizzato. Dipende dalla bilancia del salumiere. La stessa bilancia misura un etto di prosciutto tutte le volte che un cliente lo chiede.
La precisione è la capacità dello strumento di fornire ripetutamente la stessa misura. La capacità di tirare diverse frecce vicine tra loro. La capacità della bilancia di misurare un etto ogni volta che un cliente lo chiede. Questa caratteristica dipende dalla gestione dello strumento. Una bilancia che non è stabile sul bancone darà misure molto diverse tra loro. E dipende dall’abilità dell’operatore.
Ad esempio, l’abilità del salumiere nel tagliare il prosciutto. Anche con una affettatrice automatica le fette potrebbero non essere sempre tutte uguali. Questo aumenta la probabilità di ottenere misure abbastanza diverse tra loro. Misure non molto precise. A fronte della stessa richiesta di un etto di prosciutto. Quando il salumiere aggiunge le fette tagliate all’incarto sulla bilancia questa rileva una variazione, mostra un valore diverso della misura. Questo significa che la risoluzione dello strumento è sufficiente per rilevare la presenza di una fetta in più.
La risoluzione è la variazione minima che uno strumento è in grado di misurare. Mettendo meno di mezza fetta di prosciutto nell’incarto probabilmente la bilancia mostrerà ancora lo stesso valore. Tirando due frecce molto vicine tra loro quasi certamente otterremo lo stesso punteggio. La risoluzione è la distanza minima tra due frecce che serve per ottenere due punteggi diversi.
Nessuno strumento può garantire massima accuratezza e precisione. Questo significa che la misura è sempre accompagnata da un’incertezza. L’etto di prosciutto misurato dal nostro salumiere potrebbe essere, ad esempio, 98 o 101 g. La bilancia non può essere più accurata di così. Gli altri clienti potrebbero avere tra le mani un incarto con rispettivamente 98, 97, 100, 101 g di prosciutto. La bilancia e il salumiere non possono essere più precisi di così. Quando compriamo un etto di prosciutto quello che otteniamo potrebbe essere qualcosa compreso tra 97 e 103 g. Ovvero abbiamo comprato un etto più o meno tre grammi di prosciutto. Sempre che al salumiere non scappi la mano: “È un etto e mezzo. Che faccio, lascio?”.
L’articolo è stato scritto nell’ambito del Corso di Giornalismo Scientifico dell’Accademia Telematica Europea organizzato con il contributo dei ricercatori di Geoclimalp CNR-IRPI e di Fondazione CRT – Qui il materiale utilizzato durante la lezione “Corretta terminologia nella comunicazione scientifica scritta e parlata” tenuta dal dr. Andrea Merlone.
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