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Primi neutrini rilevati al Fermilab short-baseline detector: alla caccia ai neutrini mancanti

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Gli scienziati del Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) hanno recentemente fatto un passo importante nella comprensione dei neutrini, particelle tra le più misteriose dell’universo. Per la prima volta, il loro nuovo rilevatore di neutrini, lo Short-Baseline Near Detector (SBND), ha identificato le prime interazioni con i neutrini, segnando l’inizio di una fase promettente nella ricerca scientifica.

Cosa sono i neutrini?

I neutrini sono particelle subatomiche incredibilmente abbondanti nell’universo, ma molto difficili da studiare. Questo perché interagiscono solo debolmente con la materia, il che significa che possono attraversare il nostro corpo, il pianeta o persino una galassia intera senza mai fermarsi o essere rilevati. Esistono tre tipi principali di neutrini, chiamati “sapori”: muonico, elettronico e tau. La caratteristica affascinante dei neutrini è che possono “cambiare sapore” mentre viaggiano, passando da un tipo all’altro.

Il mistero dei neutrini “mancanti”

La scienza ha una buona idea di quanti neutrini dovrebbero esistere e come si dovrebbero comportare, ma molti esperimenti passati hanno notato discrepanze. In pratica, ci si aspettava di rilevare un certo numero di neutrini, ma in alcuni casi mancavano all’appello o non corrispondevano al sapore previsto. Questo ha portato i ricercatori a ipotizzare l’esistenza di un quarto tipo di neutrino, ancora più sfuggente e diverso dai tre già conosciuti.

Il progetto SBND e la caccia a nuovi neutrini

Per risolvere questo mistero, il Fermilab ha messo in campo un programma chiamato Short-Baseline Neutrino Program, che include diversi rilevatori di neutrini, tra cui SBND. Questo programma si propone di studiare le oscillazioni dei neutrini, cioè il fenomeno per cui i neutrini cambiano sapore. In particolare, gli scienziati vogliono capire se esiste davvero un quarto tipo di neutrino che finora è rimasto nascosto.

SBND, situato vicino alla sorgente del fascio di neutrini, è progettato per rilevare un numero enorme di interazioni, circa 7.000 al giorno. Grazie a questa mole di dati, gli scienziati possono studiare le proprietà dei neutrini con una precisione senza precedenti. Questo aiuterà a chiarire se effettivamente esiste un nuovo neutrino o se i dati raccolti finora hanno altre spiegazioni.

L’importanza dei dati raccolti

Quando un neutrino interagisce con un atomo, genera una serie di altre particelle che i rilevatori possono osservare. Il nucleo dell’atomo di argon, il materiale usato nel rilevatore SBND, è complesso e rende l’interpretazione delle interazioni particolarmente difficile. Ma la quantità di dati raccolti permetterà di comprendere meglio queste interazioni, contribuendo anche ad altri esperimenti, come il Deep Underground Neutrino Experiment (DUNE), un progetto globale che mira a studiare ulteriormente i neutrini.

Non solo neutrini: la materia oscura

Oltre alla ricerca sui neutrini, SBND potrebbe rilevare anche altre particelle sconosciute. Tra queste, una delle più affascinanti è la materia oscura, una forma di materia che non emette luce né energia, ma che sappiamo esistere grazie ai suoi effetti gravitazionali. Fino ad oggi, nessuno è riuscito a rilevarla direttamente. SBND potrebbe avere la sensibilità per captare segnali di particelle legate a questa materia misteriosa.

Un nuovo capitolo per la fisica

Questi primi dati sui neutrini raccolti da SBND rappresentano l’inizio di un nuovo capitolo nella fisica delle particelle. Per i prossimi anni, il team internazionale di scienziati che lavora su questo progetto continuerà a raccogliere dati e analizzare milioni di interazioni tra neutrini e altre particelle. Ogni nuova scoperta potrebbe cambiare radicalmente la nostra comprensione dell’universo.

La rilevazione dei primi neutrini da parte di SBND non è solo un traguardo per il Fermilab, ma un passo importante verso la risoluzione di alcuni dei più grandi misteri dell’universo, come l’esistenza di nuovi neutrini e la natura della materia oscura.

Fonte: Fermilab

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