La sfida è riuscire a ottenere impianti di taglia industriale per la fornitura di energia totalmente rinnovabile derivante dal moto ondoso. L’acqua, che occupa il 70% del pianeta, potrebbe essere impiegata per generare tra i 20.000 e i 90.000 TWh di elettricità all’anno, secondo le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia
L’acqua – ci spiegano – potrebbe essere impiegata per generare tra i 20.000 e i 90.000 TWh di elettricità all’anno. Energia elettrica che si può generare in almeno quattro modi diversi:
- attraverso lo sfruttamento delle correnti, il cui principio è lo stesso che sta alla base dell’energia eolica, con la differenza che le turbine, invece di essere mosse dalla forza del vento, sono fatte ruotare dalla forza cinetica dell’acqua che viene convertita in energia elettrica;
- dalle maree, dove entra in gioco l’attrazione gravitazionale esercitata dalla luna e per cui vengono utilizzati impianti di grandi dimensioni, come dighe o bacini di accumulo;
- attraverso il gradiente di temperatura, ossia lo sfruttamento della differenza di temperatura tra le acque marine superficiali e le acque marine profonde. La tecnologia OTEC (Ocean Thermal Energy Conversion) permette di produrre energia in modo economico anche con un balzo termico di appena 20 °C.
- Dalle onde: è la forma di energia che deriva dai venti che soffiano sulle superfici dei mari e, soprattutto, degli oceani. L’energia del moto ondoso è quella studiata da più tempo e una di quelle che conosce il maggior numero di prototipi. Per catturarla, vengono impiegati generalmente tre tipi di impianti: quelli sommersi e composti da cilindri fissati al fondale marino; gli apparati galleggianti che sfruttano l’ampiezza delle onde in mare aperto; e gli impianti costieri che sfruttano il principio della colonna d’acqua oscillante.
IL PROGETTO
Tutto è iniziato con l’impianto di produzione Inertial Sea Wave Energy Converter (Iswec), nelle acque dell’Adriatico davanti a Ravenna: installato e avviato da Eni, il sito ha raggiunto un picco di potenza superiore a 51 kW. In futuro si punta ad alimentare piattaforme di medie e grandi dimensioni, nella prospettiva di convertirle in hub per la produzione green. Il 19 aprile Claudio Descalzi (Eni), Fabrizio Palermo (Cdp), Giuseppe Bono (Fincantieri) e Luigi Ferraris (Terna) hanno siglato l’accordo non vincolante per condividere le rispettive competenze e sviluppare impianti di produzione energetica dal moto ondoso su scala industriale, per proseguire lungo la strada della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile.
Eni, guidata dall’Amministratore Delegato Claudio Descalzi, fornirà per questo nuovo progetto i dati e i risultati provenienti dall’impianto pilota Iswec, sviluppato con il Politecnico di Torino e lo spin-off Wave of energy, oltre alle opportunità logistiche e tecnologiche dei propri impianti offshore. Cdp fornirà le competenze economico-finanziarie, Fincantieri darà il suo contributo a livello di progettazione esecutiva, costruzione e installazione, mentre Terna si occuperà delle modalità di connessione e integrazione del sistema di produzione con la rete elettrica o con sistemi ibridi.
La superficie del nostro pianeta è coperta per il 70% da mari e oceani, che generano vita ma anche energia.