Il fenomeno dei femminicidi in Italia rappresenta una questione di rilevante importanza sociale e richiede un’analisi approfondita per comprendere le sue dinamiche nel tempo. I dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) offrono una panoramica dettagliata sull’andamento degli omicidi di donne nel Paese.
Andamento dei femminicidi in Italia
Secondo i dati Istat, nel 2022 si sono verificati 322 omicidi, con un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente. Di questi, 126 hanno avuto come vittime delle donne. Sulla base delle informazioni disponibili, si stima che i femminicidi siano stati 106, un dato in linea con quanto rilevato negli ultimi tre anni.
Fonte: ISTAT
Nel 2023, il numero totale di omicidi è aumentato a 334, segnando un incremento del 3,7% rispetto al 2022. Le vittime femminili sono state 117, mentre quelle maschili 217. Il tasso di omicidi è stato di 0,57 per 100.000 abitanti.
Analizzando i dati degli anni precedenti, si osserva una certa stabilità nel numero di femminicidi. Nel 2020, le donne vittime di omicidio volontario sono state 116, pari a 0,38 per 100.000 donne, mentre nel 2019 erano state 111.
Distribuzione geografica e contesto degli omicidi
La distribuzione geografica dei femminicidi in Italia risulta sostanzialmente omogenea nelle diverse zone del Paese. Tuttavia, è importante notare che la maggior parte degli omicidi di donne avviene in ambito familiare o all’interno di relazioni sentimentali. Secondo un’inchiesta del Ministero della Giustizia, su 417 sentenze esaminate tra il 2012 e il 2016, 355 sono classificabili come femminicidio, rappresentando l’85% dei casi.
Profilo degli autori e delle vittime
Gli autori dei femminicidi sono prevalentemente uomini. Nell’88,5% dei casi, l’autore del reato è un uomo e la vittima è una donna. In una piccola percentuale dei casi, circa il 2%, una donna è stata uccisa da un’altra donna. Nel 9,2% dei casi, gli autori sono stati uomini e donne in complicità a danno di altre donne.
Per quanto riguarda la nazionalità, la maggior parte degli autori e delle vittime sono italiani. Tuttavia, vi è una significativa incidenza del fenomeno anche tra gli stranieri presenti nel Paese.
Relazione tra autore e vittima
Nel 55,8% dei casi, tra autore e vittima esiste una relazione sentimentale, in atto al momento dell’omicidio o pregressa. Se a questi si aggiungono i casi in cui tra autore e vittima esisteva una relazione di parentela, si scopre che in circa il 75% dei casi le donne muoiono nell’ambito familiare, all’interno cioè di quell’ambiente che teoricamente dovrebbe proteggerle di più.
Modalità degli omicidi
Le modalità degli omicidi evidenziano spesso una violenza estrema. L’arma prevalentemente utilizzata è il coltello, che richiama all’ambito domestico, all’uso del mezzo che si trova più a portata di mano nel momento del raptus. Nel 40,2% dei casi, le donne vengono colpite ripetutamente con armi da punta e taglio. Nel 9% dei casi, la vittima è aggredita e uccisa senza uso di armi, con pugni, calci e testate e poi strangolata o soffocata. Nel 15,5% dei casi, la donna è colpita e uccisa con oggetti di varia natura: martelli, accette, picconi, bastoni, spranghe e rastrelli impiegati brutalmente e ripetutamente sulla vittima fino a renderla esanime, a fracassarle il cranio.
L’analisi dei dati disponibili evidenzia che il fenomeno dei femminicidi in Italia presenta una certa stabilità nel tempo, con variazioni annuali contenute. La maggior parte degli omicidi di donne avviene in ambito familiare o all’interno di relazioni sentimentali, sottolineando l’importanza di interventi mirati alla prevenzione della violenza domestica e alla protezione delle vittime. È fondamentale continuare a monitorare il fenomeno attraverso la raccolta e l’analisi dei dati, al fine di sviluppare strategie efficaci per contrastare la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto e della parità.
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