La domanda “quanto è grande l’universo?” non ha una risposta semplice e diretta. L’universo è estremamente vasto e ci sono molte scale diverse per misurarlo, in base alla dimensione degli oggetti che stiamo considerando. In generale, l’universo è spesso misurato in termini di distanza o volume.
In termini di distanza, la luce viaggia a una velocità di 299.792.458 metri al secondo, quindi la distanza che la luce percorre in un anno viene chiamata anno-luce (AL). L’Universo osservabile ha un diametro di circa 93 miliardi di anni luce, il che significa che l’Universo osservabile si estende per circa 93 miliardi di anni luce in ogni direzione dal nostro punto di osservazione. Tuttavia, l’Universo può essere molto più grande di quello che possiamo vedere, poiché l’espansione dell’Universo può portare a oggetti che si allontanano da noi ad una velocità superiore a quella della luce.
In termini di volume, l’Universo osservabile ha un volume stimato di circa 4 x 10^80 metri cubi. Tuttavia, questo è solo una frazione dell’intero universo, poiché l’Universo potrebbe estendersi molto oltre i limiti dell’Universo osservabile.
Perché se l’universo ha solo 13,8 miliardi di anni riusciamo a vedere oggetti distanti 46 miliardi di anni luce?
L’apparente contraddizione tra l’età dell’universo, stimata a circa 13,8 miliardi di anni, e la possibilità di osservare oggetti distanti fino a 46 miliardi di anni luce può essere spiegata considerando l’espansione dell’universo.
Quando diciamo che l’universo ha 13,8 miliardi di anni, intendiamo che questo è il tempo trascorso dal Big Bang fino ad oggi. Se non ci fosse espansione, la massima distanza a cui potremmo vedere oggetti nell’universo sarebbe proprio 13,8 miliardi di anni luce, perché la luce non avrebbe avuto il tempo di percorrere una distanza maggiore.
Tuttavia, l’universo non è statico: si sta espandendo. Quando un fotone (una particella di luce) lascia una galassia distante, lo spazio stesso tra quella galassia e la Terra si espande mentre la luce viaggia. Questo significa che la distanza che la luce percorre aumenta nel tempo.
In altre parole, mentre la luce viaggia verso di noi, lo spazio si allunga, aumentando la distanza tra noi e la sorgente della luce. Di conseguenza, la distanza attuale di un oggetto che vediamo a 13,8 miliardi di anni luce può essere molto maggiore oggi, perché lo spazio tra noi e quell’oggetto si è espanso durante il tempo che la luce ha impiegato per raggiungerci.
Quindi, la distanza di 46 miliardi di anni luce rappresenta la “distanza comovente”, ovvero la distanza attuale di quegli oggetti, considerando l’espansione dell’universo. Questa distanza è molto maggiore rispetto alla distanza che la luce ha effettivamente percorso, perché lo spazio stesso si è espanso durante il tempo di viaggio della luce.
In generale, l’universo è enorme e difficile da comprendere a livello umano. La sua vastità e complessità ci sfida costantemente a cercare di capire di più su di esso e a mettere alla prova la nostra conoscenza e la nostra tecnologia.
Come fanno gli scienziati a misurare distanze così grandi?
Una delle tecniche più comuni è la parallasse stellare, che si basa sul fatto che quando la Terra orbita attorno al Sole, la posizione apparente delle stelle sullo sfondo cambia leggermente. Misurando la posizione di una stella in diversi momenti dell’anno, gli astronomi possono calcolare la sua distanza dalla Terra.
Un’altra tecnica utilizzata per stimare le distanze cosmologiche è l’utilizzo di supernove di tipo Ia come candele standard. Queste supernove sono esplosioni di stelle che hanno raggiunto la fine della loro vita e si comportano in modo simile in tutte le galassie. Misurando la loro luminosità apparente, gli scienziati possono stimare la loro distanza e utilizzarle come candele standard per stimare le distanze delle galassie più lontane.
Infine, gli scienziati utilizzano anche l’effetto di lente gravitazionale per misurare le distanze cosmologiche. L’effetto di lente gravitazionale si verifica quando la luce proveniente da un oggetto distante viene distorta dalla gravità di un oggetto massivo che si trova tra l’oggetto distante e l’osservatore. Misurando la distorsione della luce, gli scienziati possono stimare la massa dell’oggetto che agisce da lente e utilizzare questa informazione per stimare la sua distanza.
Quali sono le teorie conosciute sull’espansione dell’Universo?
Ci sono diverse teorie sul modo in cui si è verificata l’espansione dell’universo e su come potrebbe evolversi in futuro. Ecco alcune delle principali teorie sull’espansione dell’universo:
- Teoria del Big Bang: questa è la teoria più accettata sulla formazione e l’espansione dell’universo. Secondo questa teoria, l’universo si è formato circa 13,8 miliardi di anni fa da una singolarità in uno stato di altissima densità ed energia. Da allora, l’universo si è espanso e raffreddato, dando origine alla formazione di galassie e di altre strutture cosmiche.
- Teoria dell’inflazione: questa teoria ipotizza che l’universo si sia espanso in modo accelerato, all’inizio della sua storia, per poi rallentare successivamente. Questa espansione accelerata sarebbe stata causata da un campo di energia chiamato campo inflazionario, che avrebbe generato una forza repulsiva che avrebbe spinto l’universo ad espandersi velocemente.
- Teoria della costante cosmologica: questa teoria prevede che l’universo si stia espandendo a una velocità costante e uniforme, senza alcun rallentamento o accelerazione. Questa teoria è stata proposta da Einstein, che aveva introdotto la costante cosmologica per mantenere l’universo in uno stato di equilibrio.
- Teoria della materia oscura: questa teoria ipotizza l’esistenza di una forma di materia non visibile, chiamata materia oscura, che costituirebbe la maggior parte della massa dell’universo. La materia oscura eserciterebbe una forza gravitazionale che influenzerebbe l’espansione dell’universo.
- Teoria delle stringhe: questa è una teoria della fisica teorica che ipotizza l’esistenza di particelle subatomiche estremamente piccole, chiamate stringhe, che costituirebbero la base di tutte le particelle e le forze dell’universo. Secondo questa teoria, l’universo sarebbe costituito da almeno 11 dimensioni, di cui solo 4 sono osservabili.