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Rearm Europe: quali paesi ci guadagnerebbero di più?

Il piano di “ReArm Europe” proposto da Ursula von der Leyen il 4 marzo 2025, con un potenziale di 800 miliardi di euro per rafforzare la difesa europea, non specifica esplicitamente quali paesi ne beneficerebbero di più in termini assoluti, ma possiamo fare alcune deduzioni basate sui dettagli del piano e sul contesto geopolitico ed economico dell’UE. Ecco un’analisi ragionata:

1. Paesi con industrie della difesa già forti

Francia: La Francia è uno dei leader europei nella produzione di armamenti (pensiamo a aziende come Dassault, Thales e Naval Group). Con il focus sugli appalti congiunti e il rafforzamento dell’industria della difesa europea, potrebbe ottenere grandi contratti per produrre sistemi avanzati come missili, aerei da combattimento e navi. Inoltre, il piano enfatizza “capacità paneuropee” (es. difesa aerea),领域 in cui la Francia ha già competenze.

Germania: Con giganti come Rheinmetall e Krauss-Maffei Wegmann, la Germania potrebbe trarre vantaggio dalla domanda di carri armati, artiglieria e droni. Il piano potrebbe anche incentivare Berlino a investire di più, soprattutto dopo le recenti aperture a modificare il “freno al debito” per aumentare la spesa militare.

Italia: Aziende come Leonardo (aeronautica, elettronica per la difesa) potrebbero beneficiare degli appalti congiunti e dell’interoperabilità, specialmente in settori come elicotteri e sistemi di difesa aerea.

2. Paesi vicini alla Russia con alta spesa militare

Polonia: Già tra i paesi NATO con la spesa militare più alta in proporzione al PIL (circa il 3,9% nel 2024), la Polonia potrebbe usare la deroga al Patto di Stabilità per aumentare ulteriormente gli investimenti in difesa, soprattutto per proteggere il confine orientale. Il piano le permetterebbe di modernizzare l’esercito senza preoccuparsi dei limiti di deficit.

Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania): Anche loro spendono molto in difesa (sopra il 2% del PIL) a causa della vicinanza alla Russia. Con i 150 miliardi di prestiti UE, potrebbero finanziare progetti come droni e sistemi antimissile, beneficiando di un ombrello difensivo più robusto senza gravare troppo sui loro bilanci.

3. Paesi indebitati che guadagnano flessibilità

Italia, Grecia, Spagna: Questi paesi, con debiti pubblici elevati (rispettivamente 140%, 160% e oltre 100% del PIL), trarrebbero vantaggio dalla deroga al Patto di Stabilità. Potrebbero aumentare la spesa militare senza tagli drastici altrove, usando i 650 miliardi di “spazio fiscale” stimati da von der Leyen. Per la Grecia, ad esempio, il piano potrebbe significare più investimenti contro le tensioni con la Turchia.

4. Paesi che dipendono dall’Ucraina o dalla NATO

Ucraina (non UE, ma beneficiaria indiretta): Anche se non è un membro UE, il piano mira a fornire “equipaggiamento militare immediato” a Kyiv. Più armi prodotte in Europa significherebbero più aiuti per l’Ucraina, con paesi come Polonia e Romania che potrebbero diventare snodi logistici.

Romania: Vicina all’Ucraina e con una posizione strategica sul Mar Nero, potrebbe guadagnare investendo in difese aeree e navali, anche grazie ai prestiti UE.

Chi ci guadagna meno?

Paesi con poca industria militare (es. Lussemburgo, Malta) o riluttanti a spendere di più (es. alcuni stati nordici neutrali come l’Irlanda) potrebbero beneficiare meno, anche se la cooperazione potrebbe abbassare i costi per tutti.

Riassumendo, i maggiori beneficiari sarebbero dunque  Francia e Germania per l’industria, Polonia e i Paesi Baltici per la posizione strategica, e Italia e Grecia per la flessibilità fiscale. Tuttavia, il successo dipenderà da come i fondi saranno distribuiti e dalla volontà politica di collaborare davvero, un punto che l’opposizione italiana critica come poco chiaro. Il piano, per ora, è un compromesso: non una difesa comune totale, ma un passo pragmatico che avvantaggia chi è già pronto a investire o ha interessi geopolitici urgenti.