Gravita Zero: comunicazione scientifica e istituzionale

Espellere i ricercatori russi dal CERN aiuta Putin?

Espellere i ricercatori russi dal CERN – come riportato dal comunicato dell’ente di ricerca – rafforzerà il potere di Putin? Risposta breve no!

Al contrario, isola la Russia dalla comunità scientifica internazionale, indebolendo la sua credibilità e limitando la partecipazione a ricerche globali di punta, senza aiutare in modo significativo sul suo apparato militare o propagandistico.

Sebbene la Russia abbia contribuito agli esperimenti del CERN, il suo finanziamento è limitato (come vedremo più avanti) rispetto ai fondi complessivi ricevuti dall’organizzazione. Inoltre, i contributi scientifici russi, pur rilevanti, non hanno determinato un impatto insostituibile sul CERN, che può integrare competenze da altre nazioni.

 

 

 

L’argomento secondo cui la cessazione della cooperazione con la Russia comprometta seriamente le operazioni del CERN è esagerato. Le collaborazioni scientifiche internazionali non sono mai state stabili nel lungo periodo; il CERN si è già preparato a colmare i mancati contributi finanziari con fondi aggiuntivi. La comunità scientifica globale è in grado di compensare il know-how russo con esperti da altre nazioni.

Il contributo dei vari Stati membri al CERN è calcolato in base al loro Reddito Nazionale Lordo (RNL), e il budget totale del CERN è finanziato principalmente dai seguenti paesi:

  1. Germania: Il principale contributore con circa il 20,32% del bilancio.
  2. Francia: Il secondo contributore con il 14,92%.
  3. Regno Unito: Contribuiva per circa il 9,90%.
  4. Italia: versa  circa il 10% del totale, pari a 110 milioni di euro all’anno

La Russia non era un membro ufficiale del CERN ma partecipava tramite accordi di cooperazione. Negli ultimi anni, la Russia ha contribuito con poco meno di  2 milioni di euro all’anno, principalmente attraverso la Joint Institute for Nuclear Research (JINR) di Dubna.

Qualcuno ha anche espresso la preoccupazione che la Russia possa dirottare i fondi del CERN verso operazioni militari, ma questa idea è alquanto risibile. Il contributo annuo della Russia al CERN, pari a 2 milioni di euro, sarebbe una cifra del tutto insufficiente per finanziare operazioni militari significative. Con tale cifra si potrebbe al massimo acquistare poche attrezzature di base.

Per esempio con  la cifra che la Russia stanziava in un anno al CERN al massimo si potrebbe acquistare uno o due droni di intelligence e sorveglianza, che costano solitamente da 500.000 a 1.500.000 euro o un veicolo blindato leggero (costo circa 1,9 milioni di euro)  come il Mowag Piranha o il Patria AMV (foto) in configurazioni base.


By JorchrOwn work, CC BY-SA 3.0, Link

 

Ben poca cosa se confrontiamo questa cifra con il solo costo previsto stanziato per le operazioni militari della Russia in Ucraina entro il 2024, che si prevede sarà di oltre 110 miliardi di euro, con un un incremento sostanziale rispetto agli anni precedenti.

Giusto per fare un paragone, con la cifra che la Russia stanzierà il prossimo anno per la guerra in Ucraina (senza contare altri conflitti i corso), si potrebbero da soli finanziare la costruzione fino a 8-10 acceleratori di particelle di nuova generazione, come quello che il  CERN di Ginevra potrebbe avviare nel 2033 con la costruzione del Future Circular Collider (FCC), un nuovo super acceleratore di particelle progettato per operare a energie sette volte superiori rispetto all’attuale LHC.

Questo ambizioso progetto, ha un costo stimato di circa 15 miliardi di euro, e prevede la realizzazione di un tunnel circolare lungo 91 chilometri, situato a una profondità di 200 metri tra Francia e Svizzera. L’obiettivo è che, intorno al 2045, il collider possa iniziare a far scontrare particelle, permettendo di generare e analizzare in dettaglio circa un milione di bosoni di Higgs, aprendo così nuove prospettive per la fisica.

Anche l’affermazione che la sospensione della cooperazione scientifica potrebbe spingere i ricercatori russi verso la ricerca militare è debole. La decisione del CERN è simbolica e volta a isolare la Russia sul piano scientifico internazionale, limitando la sua legittimità in un contesto pacifico.
È improbabile che la mancanza di cooperazione in progetti di ricerca fondamentale spinga significativamente i fisici verso attività militari.

Precedente pericoloso? Niente affatto

L’idea che l’estromissione della Russia dal CERN crei un precedente pericoloso ignora il contesto storico. Già nel 1992, il CERN sospese la cooperazione con la Jugoslavia per ragioni simili durante la guerra di Bosnia. L’inclusione della Russia nei progetti scientifici non può avvenire a discapito dei valori fondamentali di pace e collaborazione.

Rafforzamento della propaganda di Putin?

La decisione del CERN non legittima la propaganda di Putin, poiché la narrativa del nemico esterno era già in uso da tempo per giustificare politiche interne. La sospensione della cooperazione scientifica non “realizza i sogni di Putin”, bensì invia un chiaro messaggio di disapprovazione della guerra, che può indebolire la sua posizione.

In sintesi, la decisione del CERN è una risposta etica a un’aggressione militare e non rappresenta una minaccia significativa per l’organizzazione né per il progresso scientifico globale.

 

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