La celebre metafora dei “nani sulle spalle dei giganti” è una delle immagini più evocative nella storia del pensiero umano, simbolo dell’umiltà intellettuale e del progresso cumulativo della conoscenza. Spesso attribuita Isaac Newton, che contribuì a renderla celebre, in realtà ha origine nel Medioevo, precisamente nel XII secolo, e sono legate al filosofo e teologo francese Bernardo di Chartres. Questa espressione, tramandata e rielaborata nei secoli, racconta una storia affascinante sulla consapevolezza dei limiti individuali e sull’importanza di chi ci ha preceduto.
Le Origini Medievali: Bernardo di Chartres
La prima testimonianza scritta della metafora si trova nel Metalogicon, un trattato filosofico composto nel 1159 da Giovanni di Salisbury, un chierico e studioso inglese che fu allievo di Bernardo di Chartres. Nel libro III, capitolo 4, Giovanni attribuisce al suo maestro questa immagine potente: “Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes, ut possimus plura eis et remotiora videre, non utique proprii visus acumine, aut eminentia corporis, sed quia in altum subvehimur et extollimur magnitudine gigantea” (“Bernardo di Chartres diceva che noi siamo come nani seduti sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di loro, non certo per l’acutezza della nostra vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati in alto e innalzati dalla grandezza dei giganti”).
Bernardo, che fu cancelliere della cattedrale di Chartres tra il 1115 e il 1124 circa, utilizzò questa metafora per esprimere un concetto fondamentale nel contesto della filosofia scolastica medievale: il sapere umano non nasce dal nulla, ma si costruisce sulle fondamenta gettate dalle generazioni precedenti. I “giganti” erano gli autori classici dell’antichità – come Platone, Aristotele, Cicerone e gli scrittori della tradizione cristiana – le cui opere erano considerate monumenti di saggezza. I “nani”, invece, rappresentavano gli studiosi medievali, che, pur inferiori in statura intellettuale rispetto a questi predecessori, potevano superarli nella visione grazie al vantaggio di studiare e ampliare le loro idee.
Il Contesto Culturale del XII Secolo
Il XII secolo fu un periodo di rinascita intellettuale in Europa, spesso definito “Rinascimento del XII secolo”. In questo clima di fermento, le scuole cattedrali come quella di Chartres divennero centri di apprendimento dove si riscoprivano i testi antichi e si sviluppavano nuove idee. Bernardo di Chartres, figura di spicco in questo movimento, incarnava lo spirito di umiltà e reverenza verso il passato, ma anche la fiducia nel progresso. La sua metafora rifletteva l’equilibrio tra la venerazione per l’autorità degli antichi e l’ambizione di spingersi oltre, un tema centrale nella cultura scolastica.
Da Bernardo a Newton: L’Evoluzione della Metafora
La metafora dei “nani sulle spalle dei giganti” rimase viva nella tradizione intellettuale europea, ma fu Isaac Newton a darle nuova fama nel XVII secolo. In una lettera del 5 febbraio 1676 (15 febbraio nel calendario gregoriano) indirizzata al collega Robert Hooke, Newton scrisse: “If I have seen further it is by standing on ye sholders of Giants” (“Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle dei giganti”). Questa frase, spesso interpretata come un omaggio ai predecessori di Newton – come Copernico, Keplero e Galilei – aveva anche un sottotono polemico, dato il rapporto conflittuale con Hooke, che era di bassa statura e potrebbe aver colto un’ironia personale.
Newton non citò direttamente Bernardo di Chartres, ma è plausibile che conoscesse la metafora attraverso la tradizione scolastica o le letture dei testi medievali, che circolavano ancora tra gli eruditi dell’epoca. Con la sua formulazione, egli trasformò l’immagine in un simbolo universale del metodo scientifico, enfatizzando il carattere cumulativo della scoperta: ogni scienziato, per quanto geniale, si basa sul lavoro di chi lo ha preceduto.
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