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Silenziare la scienza: la strategia di Trump e Musk per riscrivere la realtà

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Una recente analisi di Fabio Sabatini, professore di Economia alla Sapienza di Roma, dal titolo  Data, truth, and control: The battle over public research , ha catturato l’attenzione della nostra redazione per i temi di grande rilevanza che affronta.

Il Prof. Sabatini solleva questioni cruciali non solo per il mondo scientifico, ma anche per tutti noi, evidenziando l’importanza di proteggere la ricerca pubblica e l’accesso ai dati come strumenti fondamentali per comprendere la realtà e affrontare le sfide del nostro tempo.

Negli Stati Uniti, spiega il docente,  è in corso un attacco alle agenzie governative come USAID, NSF e CDC, che segna l’inizio di una strategia più ampia contro la scienza e la conoscenza. Una grande quantità di dati prodotti da queste istituzioni non è più accessibile, costringendo i ricercatori a rinunciare a risorse fondamentali. Science Magazine monitora costantemente la situazione, segnalando i rischi per il sistema della ricerca. Anche le università sono sotto minaccia: dichiarazioni come quelle di J.D. Vance, che definisce le università “il nemico” e invita ad “attaccare aggressivamente il sistema universitario”, lasciano presagire ulteriori restrizioni.

 

 

L’oscurantismo antiscientifico rappresenta un pilastro dei regimi autoritari, favorendo il consenso di chi cerca rivalsa contro gli esperti o nega la realtà. In assenza di dati accessibili e con gli esperti screditati, diventa più semplice distorcere i fatti e manipolare la narrazione pubblica.

 

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Questa dinamica si amplifica con l’uso dei social media, che consentono di diffondere false narrazioni, influenzare l’opinione pubblica e consolidare il potere di chi diffonde disinformazione.

 

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L’impatto della mancanza di dati pubblici e imparziali è evidente in ambiti cruciali: dalla gestione delle vaccinazioni e delle epidemie, alla comprensione delle disuguaglianze sociali, delle discriminazioni e degli effetti del cambiamento climatico. Senza dati affidabili, risulta impossibile valutare l’efficacia delle politiche pubbliche o proporre soluzioni basate su evidenze. La censura di parole come “cambiamento climatico” o “disuguaglianza” imposta dalla nuova amministrazione aggrava ulteriormente la situazione. Questi termini sono stati banditi, e usarli può comportare il rischio di perdere finanziamenti o addirittura il proprio lavoro.

“Una lista di keywords che, secondo indiscrezioni, provocheranno il rigetto immediato di qualsiasi richiesta di finanziamento presso la National Science Foundation (NSF). Un segnale spaventoso per la ricerca negli Stati Uniti, ma anche un’opportunità per l’Europa” – Spiega Sabatini

 

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“La lista – continua Sabatini –  è stata diffusa da  @darbysaxbe (USC), che cita un anonimo program officer della NSF. Secondo la fonte, i funzionari NSF deputati alla valutazione avrebbero ricevuto un albero decisionale per scartare le proposte con le parole proibite”.

 

 

La rivista Science  descrive meglio il contesto, apparentemente basato sulle medesime fonti anonime.

Se confermato, il segnale sarebbe coerente con l’attacco oscurantista in corso contro le istituzioni scientifiche, che comprende anche il tentativo di chiudere USAID, l’agenzia per l’aiuto allo sviluppo, produttrice, peraltro, di dati preziosi per la ricerca scientifica.

 

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La lista contiene parole di uso comune, quasi inevitabile, in qualsiasi articolo scientifico, non solo nelle scienze sociali.

Esempi:

Bias
Biased
Inequality
Socioeconomic
Institutional
Women
Female
Stereotypes
Gender
Diversity
Racism
Victim

Anche l’Europa non è immune da queste minacce. Il pericolo non deriva solo dalle azioni dell’amministrazione americana, ma anche da un possibile “contagio” politico e ideologico. Movimenti populisti sono già radicati e, in alcuni casi, al governo. Personaggi come Donald Trump ed Elon Musk hanno costruito potenti macchine di disinformazione che sostengono movimenti populisti anche fuori dagli Stati Uniti. Leader politici europei, tra cui la nostra presidente del Consiglio, si mostrano vicini a figure come Musk, rafforzando questa tendenza.

Come l’Europa può avvantaggiarsi durante questo periodo oscurantista USA

Le istituzioni europee rappresentano oggi l’unico baluardo contro queste derive, ma la loro debolezza strutturale le rende bersaglio della propaganda populista. Un esempio significativo è la regolamentazione dei social media, che l’Unione Europea ha tentato di imporre contro piattaforme gestite da oligarchi tecnologici. Mark Zuckerberg ha cercato di spingere Trump a opporsi a queste normative europee, poiché minacciano il modello di business basato sulla raccolta massiva di dati e sulla monetizzazione della disinformazione. Rafforzare l’Unione Europea dal punto di vista economico, politico e sociale sarebbe cruciale per contrastare queste sfide, ma questa priorità sembra mancare nelle agende dei governi europei.

“L’Europa ha l’opportunità di assumere la leadership come principale hub globale per la ricerca indipendente, priva di vincoli ideologici e non controllata da entità politiche, superando le università statunitensi nell’attrazione dei talenti migliori – spiega Sabatini. Un altro risvolto è che, in tale clima di normalizzazione dell’oscurantismo, le istituzioni europee si elevano sempre più come isola di normalità e democrazia, ed è fisiologico che l’oligarchia al comando negli Stati Uniti le veda come un avversario. Adesso più che mai abbiamo bisogno di “unione” europea, nel senso più lato e profondo del termine, per arginare il contagio dell’oscurantismo, reagire alle minacce del populismo di ultra-destra e affrontare sfide e opportunità connesse al declino americano” 

Per noi cittadini, trovare modi per contrastare il populismo e la disinformazione non è semplice. Tuttavia, riconoscere il problema e prepararsi ad affrontarlo rappresenta un primo passo importante. Augustine Fuentes, ricercatore di Princeton, ha evidenziato su Science Magazine la necessità che gli scienziati siano più attivi e visibili nella difesa politica del loro lavoro. La comunità scientifica deve adottare un approccio più deciso contro la disinformazione per proteggere la conoscenza e il progresso.

Un ruolo chiave è giocato anche dai social media, ormai parte integrante del problema. Piattaforme come Facebook e X (ex Twitter) contribuiscono alla disinformazione. Per chi usa i social come principale fonte di informazione, migrare verso spazi più sani è essenziale. Una piattaforma promettente è BlueSky, dove il dibattito appare più aperto e meno soggetto alle dinamiche di manipolazione.

In Sintesi: 

  1. L’ironica assurdità delle restrizioni: Sabatini nota che la lista delle tematiche da evitare nei progetti di ricerca americani, per quanto grottesca, è profondamente inquietante. Una delle indicazioni più controproducenti è il divieto di analizzare i dati in modo imparziale e scientifico per distinguere correlazioni casuali da reali nessi di causa-effetto. Questo rappresenta un attacco diretto alla validità della ricerca stessa, compromettendo il metodo scientifico alla base della conoscenza.
  2. L’opportunità per l’Europa: Indipendentemente dalla veridicità o meno di questa lista, Sabatini sottolinea che il nuovo “oscurantismo” americano potrebbe offrire un vantaggio strategico all’Europa. Con gli Stati Uniti che sembrano abbracciare politiche antiscientifiche sotto l’influenza di un’ultradestra sempre più dominante, l’Europa ha la possibilità di posizionarsi come il nuovo centro globale della ricerca indipendente. Le istituzioni europee possono attrarre i migliori talenti del mondo, superando le università statunitensi e rafforzando il proprio ruolo di hub di innovazione e conoscenza.
  3. Un baluardo di democrazia e normalità: Sabatini vede l’Europa come un’isola di democrazia e normalità in un panorama globale sempre più minacciato da derive autoritarie. In questo contesto, non sorprende che l’oligarchia americana, dominata da interessi ultra-conservatori, consideri le istituzioni europee come un nemico. Tuttavia, questa posizione rafforza il ruolo dell’Europa come alternativa valida e credibile in un mondo sempre più polarizzato.
  4. La necessità di un’Europa unita: Infine, invita a riflettere sull’importanza di un’unione europea non solo economica, ma anche politica e sociale. Solo attraverso una collaborazione profonda e coesa, l’Europa può affrontare le sfide poste dal populismo di estrema destra e approfittare delle opportunità derivanti dal declino dell’influenza americana. Questo richiede però una visione comune e un impegno costante per preservare i valori democratici e promuovere il progresso scientifico libero da vincoli ideologici.

Sabatini dipinge un quadro in cui la crisi della ricerca negli Stati Uniti, per quanto preoccupante, può rappresentare un’opportunità storica per l’Europa. Ma affinché ciò accada, è indispensabile un impegno condiviso per proteggere la scienza e i valori democratici che ne sono alla base.

PER APPROFONDIRE

 

Censura, tagli e un netto cambio di rotta: con Trump la scienza USA sta vivendo giorni bui – di Elisabetta Intini – FOCUS 
L’amministrazione Trump fa ritirare le ricerche scientifiche con termini su inclusione, diversità di genere, disabilità: è la prima volta in una democrazia liberale.

Free speech, fact checking, and the right to accurate information – su SCIENCE

L’articolo di Stephan Lewandowsky analizza un ordine esecutivo firmato dal Presidente Donald Trump il 20 gennaio 2025, volto a “ripristinare la libertà di parola e porre fine alla censura federale” sui social media. Sebbene l’intento sembri positivo, l’autore individua tre problematiche principali che potrebbero compromettere la libertà di espressione e la democrazia.

  1. Premessa Esagerata: L’ordine si basa su un’accusa infondata contro l’amministrazione Biden, che avrebbe violato la libertà di parola. In realtà, gli interventi dell’amministrazione erano volti a combattere la disinformazione sul COVID-19, che ha dimostrato di aver causato esitazione vaccinale, soprattutto tra i sostenitori di Trump. La disinformazione, favorita da media conservatori come Fox News, ha contribuito a un aumento della mortalità tra i repubblicani rispetto ai democratici.
  2. Equivoco tra Fact Checking e Censura: Trump e i suoi sostenitori hanno erroneamente definito il fact checking come una forma di censura, ignorando che esso rappresenta un’azione di contro-narrazione basata su fatti verificabili. La decisione di Facebook di abbandonare il fact checking per “eccessiva censura” e le accuse di Brendan Carr, presidente della FCC, contro NewsGuard dimostrano questa confusione. Il fact checking, invece, è essenziale per garantire informazioni accurate e contrastare la disinformazione.
  3. Ruolo degli Algoritmi: Gli algoritmi dei social media, progettati per massimizzare il tempo trascorso online, spesso promuovono contenuti sensazionalistici o distorti. Episodi come la mancata segnalazione di hashtag estremisti su Instagram o presunti cambiamenti algoritmici su X (ex Twitter) per favorire Trump sollevano preoccupazioni. L’autore evidenzia la necessità di maggiore trasparenza sugli algoritmi per evitare distorsioni che danneggiano il dibattito democratico.

Lewandowsky conclude che, per un ecosistema digitale sano, non basta difendere la libertà di parola: sono indispensabili trasparenza algoritmica e fact checking per proteggere la democrazia e garantire un’informazione accurata.

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