L’idillio tra Donald Trump ed Elon Musk sembra giunto al capolinea.
Dopo mesi di protagonismo come consigliere di punta e capo del Department of Government Efficiency (DOGE), il magnate sudafricano appare sempre più isolato nella cerchia ristretta del Presidente. Al suo posto emerge Russell Vought, ideologo di Project 2025 e direttore dell’Office of Management and Budget (OMB), che sta assumendo un ruolo centrale nella ristrutturazione dello Stato federale. Questo cambio di guardia non solo ridefinisce il “cerchio magico” di Trump, ma solleva interrogativi sulle implicazioni per gli Stati Uniti, i media americani e il ruolo dell’Europa in questo nuovo scenario politico.
In breve
- Elon Musk ha comunicato agli investitori che, a partire dal prossimo mese, dedicherà una quantità significativamente maggiore del suo tempo a Tesla. Ha aggiunto che continuerà comunque a occuparsi di questioni di governo per uno o due giorni alla settimana, specificando che lo farà “finché il presidente lo desidera e finché sarà utile”.
- Durante l’incontro, Musk ha anche commentato brevemente le politiche commerciali protezionistiche dell’ex presidente Donald Trump, ribadendo il suo sostegno alla riduzione dei dazi doganali, anche se ha ammesso che il suo margine d’azione su questo fronte è limitato.
- Ha poi difeso la sua collaborazione con Doge, criticando duramente un’agenzia governativa e le recenti contestazioni nei confronti di Tesla, affermando che le proteste organizzate contro l’azienda il mese scorso sarebbero state finanziate con “fondi ottenuti in modo illecito”.
- Queste dichiarazioni arrivano subito dopo l’annuncio dei risultati finanziari trimestrali peggiori per Tesla dal 2021, con ricavi inferiori di 2 miliardi di dollari rispetto alle previsioni medie di Wall Street.
Musk: da star a emarginato
Elon Musk aveva fatto il suo ingresso trionfale nella seconda amministrazione Trump come il volto pubblico del DOGE, con la missione di smantellare la burocrazia federale e ridurre la spesa pubblica. Tuttavia, una serie di passi falsi ha offuscato la sua stella. Il flop nella corsa alla Corte Suprema del Wisconsin, dove un candidato da lui finanziato con milioni di dollari è stato sconfitto, ha messo in discussione la sua influenza politica. A ciò si aggiungono le critiche per i presunti “falsi risparmi” del DOGE: il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha accusato Musk di gonfiare i numeri, come il presunto taglio di un contratto da 318 milioni di dollari dell’Office of Personnel Management, di cui non esistono prove documentali.
I media americani, da The New York Times a Bloomberg, hanno amplificato queste critiche, dipingendo Musk come un “presidente ombra” le cui iniziative mancano di trasparenza. The Atlantic ha definito la sua strategia politica “disperata”, mentre The Guardian ha evidenziato il calo di popolarità di Musk, alimentato dalla percezione di un conflitto di interessi tra il suo ruolo governativo e gli interessi delle sue aziende, Tesla e SpaceX. Anche il crollo del valore di Tesla, attribuito in parte al suo impegno politico divisivo, ha indebolito la sua posizione.
Secondo fonti interne riportate da Bloomberg, Musk sarebbe pronto a ridurre il suo impegno a “uno o due giorni a settimana” per concentrarsi sulle sue imprese, lasciando il campo libero a Vought.
L’ascesa di Russell Vought e Project 2025
Se Musk era il volto pubblico, Vought è il cervello dietro la trasformazione dello Stato federale. Architetto di Project 2025, un piano di 900 pagine redatto dalla Heritage Foundation, Vought promuove una visione di governo centralizzato, in cui il Presidente esercita un controllo diretto su tutte le agenzie federali, comprese quelle indipendenti come il Dipartimento di Giustizia. Il progetto prevede tagli drastici alla spesa pubblica, la repressione dell’immigrazione illegale, l’eliminazione di iniziative su diversità e inclusione, e la revoca delle normative ambientali.
Vought ha già lasciato il segno con la chiusura dell’USAID e la quasi totale dismantelazione della Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), suscitando proteste da parte dei democratici e dei sindacati. A differenza di Musk, che ha attirato l’attenzione con mosse spettacolari ma spesso caotiche, Vought opera con metodo, sfruttando la sua esperienza come esperto di bilancio per implementare un’agenda di austerity fiscale intrisa di valori cristiani conservatori.
I media americani: un campo di battaglia ideologico
I media americani riflettono la polarizzazione del dibattito su Musk e Vought. Outlet conservatori come Fox News hanno inizialmente celebrato Musk come un “patriota” capace di scuotere la burocrazia, ma il loro entusiasmo si è attenuato di fronte ai suoi fallimenti. Al contrario, testate progressiste come The New York Times e The Washington Post hanno criticato aspramente il DOGE, accusandolo di minare servizi essenziali come Medicaid e Social Security.
L’ascesa di Vought, meno carismatica ma più sistematica, potrebbe ridurre l’attenzione mediatica sulle singole personalità, spostando il focus sulle politiche di Project 2025. Tuttavia, ciò rischia di alimentare ulteriori divisioni, con i media di sinistra che denunciano il progetto come un attacco alla democrazia e quelli di destra che lo esaltano come una “rivoluzione amministrativa”.
Quali implicazioni per gli Stati Uniti
Il passaggio da Musk a Vought segna un cambiamento di approccio: dal caos mediatico alla pianificazione strategica. Tuttavia, le implicazioni sono preoccupanti. L’economista Paul Krugman ha avvertito che le politiche di Trump, combinate con l’instabilità generata da figure come Musk, stanno portando gli Stati Uniti verso una “crisi da sudden stop”, con investitori stranieri che perdono fiducia nell’economia americana.
I tagli drastici previsti da Project 2025, come l’eliminazione di programmi di assistenza sociale e la riduzione di decine di migliaia di posti di lavoro federali, potrebbero esacerbare le disuguaglianze e alimentare proteste, come quelle già viste contro il DOGE in tutti i 50 stati. Inoltre, la centralizzazione del potere proposta da Vought solleva timori di un’erosione delle checks and balances democratiche.
L’Europa nel mirino?
Sebbene l’Europa non sia direttamente menzionata nel contesto di Project 2025, il progetto ha implicazioni transatlantiche. Post su X, come quello dell’europarlamentare Carlo Calenda, suggeriscono che l’agenda di Musk e Trump possa avere “mire egemoniche” verso l’Europa, con l’obiettivo di esportare un modello oligarchico fondato su conflitti di interesse. La deregolamentazione ambientale e commerciale proposta da Vought potrebbe danneggiare gli accordi commerciali con l’UE, che ha standard più rigidi in materia di ambiente e protezione dei consumatori.
Inoltre, l’instabilità economica americana potrebbe ridurre gli investimenti europei negli Stati Uniti, mentre le politiche protezionistiche di Trump, sostenute da Vought, rischiano di innescare una guerra commerciale. L’Europa, già alle prese con le proprie sfide geopolitiche, potrebbe trovarsi a dover fronteggiare un alleato meno prevedibile e più aggressivo sul piano economico.
L’uscita di scena di Musk e l’ascesa di Vought rappresentano un punto di svolta per l’amministrazione Trump. Mentre Musk ha incarnato il volto pubblico di un’agenda dirompente, Vought promette di tradurla in realtà con un approccio più metodico, ma non meno controverso. Per gli Stati Uniti, ciò significa un’accelerazione verso un governo più autoritario e un’economia più instabile. Per l’Europa, il rischio è quello di un partner transatlantico sempre più difficile da gestire. In questo scenario, i media americani continueranno a svolgere un ruolo cruciale, amplificando o contrastando il racconto di questa trasformazione. Una cosa è certa: il “cerchio magico” di Trump è in evoluzione, e il mondo intero ne sentirà gli effetti.
Fonti: Bloomberg, The New York Times, The Guardian, AP News, Reuters, X posts
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