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Tumore alla prostata, la recidiva dopo la radioterapia

Dottor Andrea Cocci

Fra i carcinomi più comuni in tutto il mondo c’è il tumore alla prostata, che si manifesta in 1 uomo su 6. Abbiamo voluto indagare questo tema con l’aiuto del dottor Andrea Cocci.

Di che cosa si parla di preciso quando si fa riferimento al carcinoma prostatico?

Si tratta di una patologia tumorale che colpisce la ghiandola prostatica e che può essere trattata in vari modi: in particolare, con l’ormonoterapia, con la chemioterapia e con la radioterapia. Nella maggior parte dei casi queste terapie hanno esito positivo; ciò non toglie, però, che a volte il tumore si può comunque presentare di nuovo. In circostanze del genere si ha a che fare con quella che viene definita recidiva; la si può riscontrare, tra l’altro, con la presenza nel sangue del PSA sopra livelli specifici.

Che cos’è il PSA?

Si tratta di un enzima che viene sintetizzato quasi solo dalla prostata. Nel sangue si riscontrano tracce di PSA se il funzionamento della prostata è regolare; la ghiandola, invece, smette di produrre questo ormone quando è in corso un tumore prostatico. Se nel sangue si ritrovano tracce di PSA, poi, vuol dire che il tumore è tornato. Attenzione, però, perché il livello di PSA segnala solo la presenza del tumore, ma non permette di identificare la dislocazione del carcinoma. Dopo la radioterapia, si parla di recidiva del tumore alla prostata se i valori di PSA raggiungono i 2 nanogrammi per millilitro nel sangue.

Come si identifica una recidiva?

I pazienti che in seguito a un carcinoma prostatico si sottopongono a un trattamento o a un intervento vengono invitati ad eseguire follow-up costanti: è una fase di controllo pianificato e periodico tipico del settore sanitario. Va detto che non c’è una frequenza specifica con la quale ci si deve sottoporre ai controlli, nel senso che ogni caso fa storia a sé in base alle caratteristiche e alle condizioni del paziente. In linea di massima, comunque, è auspicabile sottoporsi a un controllo una volta ogni sei mesi, effettuando per i primi due anni una visita urologica con esplorazione rettale e per i primi cinque anni il dosaggio del PSA nel sangue.

La TAC è utile per definire la collocazione del carcinoma?

No, né la TAC né la scintigrafia ossea servono a questo scopo, in quanto se la recidiva biochimica viene identificata attraverso la presenza del PSA nel flusso ematico si ha a che fare con una presenza che è solo microscopica. Va detto, comunque, che negli anni più recenti la ricerca ha compiuto passi da gigante, consentendo di integrare la tradizionale diagnostica per TAC con la tomografia a emissione di positroni, cioè la PET. Grazie alla PET-TAC pertanto è possibile identificare la collocazione della recidiva, a prescindere dalle sue dimensioni. Una evoluzione ulteriore della tecnica precedente è la PET-PSMA, che permette di eseguire diagnosi e identificare il PSA di membrana anche su un numero ridotto di cellule tumorali. Così è stato possibile ricorrere agli isotopi radioattivi, per una terapia che pare essere molto fruttuosa rispetto al tumore alla prostata.

Chi è il dottor Andrea Cocci

Il dottor Andrea Cocci è specializzato in andrologia, urologia, chirurgia robotica e chirurgia ricostruttiva. Sin dal periodo universitario ha sempre manifestato un notevole interesse nei confronti dell’arte chirurgica, dell’anatomia e del processo diagnostico terapeutico finalizzato alla guarigione. Il dottor Cocci si occupa tra l’altro di malattie del pene, di disfunzione erettile, di infertilità e di patologie oncologiche: tutti disturbi che riguardano non solo il singolo individuo ma anche la dimensione di coppia.

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