Da grandi affermazioni derivano grandi responsabilità verso le persone Sì, lo so. Effettivamente non è proprio l’affermazione iniziale del primo film di Spider-Man di Sam Raimi, lontano ormai più di dieci anni nel passato, ma sempre attuale per gli argomenti trattati: il significato però ci si avvicina.
Viviamo in una società legata a doppio filo alla rete, con avatar virtuali sui social, facciamo la spesa su internet, ma spesso siamo più soli di quanto pensiamo.
E siamo bombardati da notizie: dall’ uscita del nuovo Alien al cinema, alle tensioni internazionali con la Corea del Nord.
Recentemente mi sono meravigliato del fatto che raramente il mio cervello si sofferma a dare un peso alle singole notizie o affermazioni che riceve: spesso non vengono nemmeno assorbite e se ne vanno senza lasciare traccia. Parliamoci chiaro: quanto tempo dedichiamo effettivamente ad esaminare le informazioni che ci vengono date? Molte di queste, poi, vengono etichettate come “vere” solo perché le ha fornite un telegiornale autorevole o perché molti sono convinti che lo siano e difendono a spada tratta la loro convinzione. E noi, nella nostra solitudine, nel nostro bisogno di “fare gruppo” prendiamo una posizione, giusta o sbagliata che sia. Ma quanto possiamo considerare come nostra quella convinzione?
Una volta c’era uno scienziato, uno di quelli veri, che ha fatto per la scienza quanto di più nobile si possa fare: l’ha spiegata a quelli che non la capivano, in maniera semplice, corretta, umile e senza preconcetti.
Si chiamava Carl Sagan ed è stato il più grande “Piero Angela” che la televisione abbia mai conosciuto. E fece anche di più perché fornì semplici regole per interpretare le notizie della vita di tutti i giorni, in maniera semplice, logica e imparziale.
Analizziamone alcune.
1) Ogni volta che è possibile, ci deve essere una conferma indipendente dei “fatti”. Ogni notizia deve incoraggiare il dibattito sostanziale sulle prove da parte di esperti sotto tutti i punti di vista. Le notizie scientifiche che piovono dall’ alto perché riferite dal personaggio famoso in tv, dal cantante di turno, hanno poca importanza: queste “autorità”, che magari non sono nemmeno preparate su quello che stanno comunicando, hanno detto fesserie in passato. Lo faranno ancora in futuro. Forse un modo migliore per dirlo è che nella scienza non esistono autorità, al massimo, ci sono esperti.
Ed è brutto da dirsi, ma logicamente è la scelta più corretta: non esiste la democrazia nella scienza così come non vale il principio del dare ragione a chi urla di più: dovrebbe parlare solo chi sa e chi è informato sull’ argomento trattato.
2) Le ipotesi vanno valutate tutte. Se c’è qualcosa da spiegare, si devono considerare tutti i diversi modi in cui l’evento indagato potrebbe essere spiegato. In quest’ottica si devono concepire prove che potrebbero sistematicamente contestare ciascuna delle alternative. Ciò che sopravvive, l’ipotesi che si oppone alla falsificazione in questa sorta di selezione darwiniana tra “ipotesi multiple di lavoro”, ha la probabilità più elevata di essere la risposta giusta, rispetto alla prima idea che ha catturato la fantasia. E si va avanti così: la spiegazione viene considerata come attendibile finché non arriva una nuova teoria che soppianta la prima.
3) Non ci si deve attaccare a un’ipotesi solo perché è vostra. È solo una stazione di passaggio nel perseguimento della conoscenza. Chiedetevi perché vi piace l’idea. Confrontate sempre la spiegazione con le alternative. Scoprite, se è possibile, ragioni per attaccare la vostra teoria e cercate di difenderla in maniera logica. Se non lo fate, altri lo faranno, con estrema gioia: come spesso accade, infatti, criticare è sport nazionale mentre ragionare ed essere propositivi spesso è cosa rara. Se pensate il contrario, vi invito a casa mia con la mia famiglia durante una partita della nazionale italiana.
4) Se tutto quello che state spiegando è quantificabile, utilizzando una quantità numerica ad esso legata, sarete in grado di discriminare tra le ipotesi concorrenti in maniera più efficace. Tutto ciò che è vago, indistinto, non misurabile, è infatti aperto a molteplici spiegazioni.
5) Se c’è una catena logica di argomenti, ogni collegamento della catena deve funzionare (inclusa la premessa), non solo la maggior parte di loro.
6) Applicate sempre il principio del rasoio di Occam. Questa conveniente regola ci aiuta quando affrontiamo due ipotesi che spiegano i dati altrettanto bene per scegliere quella più semplice che la maggior parte delle volte si rivela come vera.
Un esempio da vecchietti per chiarire il concetto. Nel 1976 la sonda americana Viking ha sorvolato il pianeta Marte scattando innumerevoli fotografie della superficie. Una fotografia di una regione chiamata Cydonia ha fatto letteralmente sobbalzare gli esaminatori della NASA: in questa era ritratto un altipiano che aveva sembianze di una faccia (foto sotto).
Il volto di Cydonia ripreso dalla sonda Viking nel 1976
La stessa regione ripresa con una risoluzione maggiore in anni recenti
Il volto di Cydonia ha alimentato le più svariate teorie cospirazioniste per anni. Ricordo i titoli degli articoli che leggevo su riviste di stampo ufologico: “Volto su Marte”, “Misteri della faccia di Marte” ecc.
Qualcuno aveva addirittura collegato le posizioni relative di altre formazioni rocciose intorno alla “faccia” alla disposizione delle piramidi nella piana di Giza, in Egitto.
La NASA intanto aveva spiegato il tutto rifacendosi ad un comportamento tipico del cervello umano che si chiama pareidolia (parolona complessa, ma semplice nella sostanza, che si basa sul fatto che qualunque forma l’occhio veda, la riconduce sempre a qualcos’altro di conosciuto: ecco che le nuvole in cielo sembrano pecore e macchie sul muro diventano Elvis).
Anni dopo, grazie ad un’altra sonda, il Mars global Surveyor, vennero scattate altre foto della stessa zona incriminata. Grazie ad una miglior risoluzione della fotocamera, si scoprì che la faccia era in realtà un monte che, grazie ad un gioco di luci, era inizialmente sembrato un volto con gli occhi rivolti al cielo.
La cosa simpatica fu che i sostenitori della natura aliena del monte si accanirono ancora di più, gridando al complotto volto a nascondere la verità per non destabilizzare l’ordine mondiale.
Secondo voi quale delle due ipotesi potrebbe essere promossa dal rasoio di Occam? Una cospirazione internazionale, smentita da foto ad alta risoluzione che rivelano la superficie per quello che è o, più semplicemente, un notissimo e studiato comportamento del nostro cervello che sperimentiamo quotidianamente?
7) E’ sempre necessario chiedersi se l’ipotesi può essere, almeno in linea di principio, falsa.
Lo stesso Sagan era solito affermare che “affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie”.
Facciamo un esempio su tutti.
Nella trasmissione televisiva Mattino 5 del 27 febbraio 2013 si raccontava la storia di alcune guarigioni apparentemente miracolose. Parlando appunto dei miracoli, il noto giornalista Paolo Brosio mostrava il video, affermandone l’autenticità con forza, di una ragazzina che, sotto gli occhi di numerosissimi presenti, vinceva la propria paralisi alle gambe camminando.
Il video mostrava però solo la passeggiata. Pare che sulla vicenda si sia confezionata una storia non particolarmente credibile.
La ragazzina, infatti, riconosciutasi in tv, ha scritto alla redazione affermando che “non era assolutamente inchiodata alla sedia” e che “ha sempre camminato prima di allora con l’aiuto dei suoi genitori”. La stessa chiudeva la mail incoraggiando gli autori e tutti coloro che avevano attribuito alla vicenda della camminata una connotazione esoterica a “informarsi piuttosto che dare delle notizie scorrette”.
Insomma, la figuraccia poteva essere evitata cercando di fornire, in questo caso, non delle prove straordinarie a sostegno dell’affermazione straordinaria, ma semplicemente verificando la storia dietro il video incriminato. In generale, anche se una notizia sembra provenire da una fonte attendibile, è meglio verificarne sempre le fonti onde evitare spiacevoli conseguenze: c’è sempre qualcuno che va alla radice delle cose e in internet gli haters sono sempre pronti a colpire le vostre affermazioni.
Facendo un parallelo con le questioni ufologiche trattate precedentemente in questo articolo, mi chiedo spontaneamente perché, in oltre settant’ anni di avvistamenti UFO le prove fotografiche e video riportino solo delle forme indistinte (spesso senza punti di riferimento all’orizzonte) dalle molteplici interpretazioni….ma questo sarà oggetto di un’altra futura trattazione (abbiate fede).
Esiste poi tutto un filone di informazioni volutamente svianti che riguardano il concetto di “prodotto naturale” in cui l’aggettivo rimanda il lettore ad un concetto di sanità, di salute e di assenza di alterazioni di produzione: molte pubblicità ed articoli indirizzano chi compra verso prodotti definiti “naturali” o “biologici” focalizzando l’attenzione verso certi alimenti a discapito di altri.
Ancora una volta mi domando: ma dal punto di vista scientifico, il famoso sale in zucca titolo dell’articolo, tutto ciò che si definisce naturale è davvero sinonimo di buono?
A tal proposito mi viene in mente quello che mi raccontava il mio professore di Biotecnologie Vegetali, il compianto Francesco Sala. Durante le lezioni si soffermava spesso a demolire quelle che erano le misere convinzioni di noi ragazzi cresciuti a pane e televisione, bombardati dalle pubblicità.
A quei tempi un noto marchio della grande distribuzione faceva una campagna mediatica molto aggressiva affermando che i suoi prodotti fossero privi di organismi geneticamente modificati. Erano gli anni in cui l’Europa e soprattutto l’Italia stavano decidendo se dare il via o meno alla coltivazione degli organismi OGM su territorio nazionale.
Purtroppo, diceva il Professore, la pubblicità era ingannevole: la diffusione dei semi OGM nei paesi in cui la coltivazione era libera, infatti, era talmente marcata che anche da noi aprendo una scatola di semi di mais si poteva star certi che qualcuno di essi contenesse qualcosa di estraneo. I governi quindi ragionavano, e ragionano ancora oggi, sulle soglie di rilevamento: un prodotto viene definito come OGM free solo se la percentuale dei semi mutati artificialmente si trova al di sotto di una certa soglia, proprio perché lo zero percentuale non esiste più.
E a tutti coloro che affermavano la bontà e la genuinità del cibo prodotto come si faceva una volta e con le tecniche di allora, Sala rispondeva secco di provare a gustare una mela selvatica.
Tutta la frutta che arriva sulle nostre tavole, infatti, è stata comunque modificata dall’uomo attraverso incroci genetici tradizionali (breeding), volti a migliorare le caratteristiche di un frutto per renderlo più appetibile per l’uomo e, in molti casi, anche attraverso mutazioni genetiche casuali effettuate bombardando i semi di determinati vegetali con radiazioni: questi ultimi venivano poi coltivati e venivano selezionate solo quelle piante che producevano le mele più grosse o le pere più succose.
Lo stesso granturco non esisterebbe in natura senza l’intervento dell’uomo. Dove si colloca quindi il concetto di naturale?
Ancora un esempio che mi ha fatto molto riflettere negli anni e che sono solito raccontare alle feste quando la birra rende il mio dizionario scientifico più forbito. In USA una nota multinazionale aveva prodotto una pianta di mais che produceva una tossina, normalmente prodotta da un batterio, il Bacillus Thuringiensis o BT per comodità di narrazione.
La tossina era assolutamente innocua per l’uomo mentre risultava letale per le larve di una farfalla che si chiama Piralide, che è particolarmente nefasta per i campi coltivati.
La coltivazione di piante così geneticamente modificate ha richiamato l’attenzione e le critiche dei puristi che vedevano in essa un abominio contro la natura. Il problema è che le piante non BT e non trattate con specifici insetticidi, anche questi ultimi oggetto di un’altra furiosa campagna di critica, sono spesso attaccate dalle larve della farfalla Piralide: si formano così dei buchi là dove il verme si ciba. Queste piccole gallerie vengono subito abitate da altri parassiti opportunisti, funghi pericolosissimi che producono temibili tossine cancerogene per l’uomo come le fumosine e le aflatossine, nel tentativo di difendere da estranei il loro “posto al sole”.
Quale sia quindi la corretta strategia di coltivazione non posso sicuramente conoscerla: quel po’ di sale in zucca che ho, però, mi dice che non esiste una sola strategia corretta.
Sicuramente notizie, come quelle precedenti, che vengono date con titoli roboanti, allarmisti e catastrofisti tendono spesso a rivelarsi per quello che sono: notizie infondate che viaggiano nel web sfruttando il tam-tam mediatico.
Diffidate sempre di tutti quelli che on line o in TV si presentano come scopritori di cure miracolose, della posizione del mitico continente di Atlantide o, semplicemente, di coloro che affermano di possedere le verità sugli UFO o sull’ Area 51: solitamente si dichiarano perseguitati da tutti i ricercatori seri che seguono il metodo scientifico che, attualmente, è l’unico metodo che funziona.
Il metodo scientifico, o metodo sperimentale, è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare; dall’altra, nell’analisi matematica e rigorosa di questi dati, associando cioè, come enunciato per la prima volta da Galilei, le «sensate esperienze» alle «dimostrazioni necessarie», ossia la sperimentazione alla matematica.
Questo metodo consiste:
1. nella osservazione attenta di un fenomeno, nel chiedersi quali ne siano le cause, nel raccogliere tutte le informazioni e i dati che possono essere utili;
2. nella formulazione di un’ipotesi, cioè di una possibile risposta alle domande che lo scienziato si è posto;
3. nell’effettuare degli esperimenti in modo da verificare se l’ipotesi formulata è corretta o meno;
4. nel trarre delle conclusioni dagli esperimenti condotti. In altre parole, se l’ipotesi è corretta egli formula una legge che sia in grado di spiegare il fenomeno esaminato. Se, invece, l’ipotesi non è corretta dovrà rivederla, eventualmente formulando una nuova ipotesi.
La formula diventa quindi ufficiale…finché non viene smentita, cioè finché un altro scienziato non la falsifica, sostituendola con un’altra teoria costruita seguendo lo stesso schema deduttivo.
Questa è la differenza scienza e pseudoscienza.
Quello che distingue la scienza dalla pseudoscienza è lo stesso che distingue la storia dalla leggenda: le tanto care fonti trattate poco sopra.
Per approfondire gli argomenti trattati:
https://www.youtube.com/watch?v=Vf6Z_YiXTSo
https://www.youtube.com/watch?v=cSrL0BXsO40
https://www.youtube.com/watch?v=TmzxM94HZwM
Sagan verrà sempre ricordato come uno dei più grandi divulgatori scientifici di tutti i tempi.
Il suo testamento, la sua capacità riflessiva e comunicativa sono impressi nel commento ad una foto.
La Pale Blue Dot (in italiano pallido puntino azzurro) è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza. L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata sua.
In seguito il nome della fotografia è stato usato da Sagan anche per il suo libro del 1994 Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space.
Nel 2001, in un articolo sul sito www.space.com, Ray Villard del Space Telescope Science Institute e Jurrie Van der Woude del Jet Propulsion Laboratory hanno votato la foto come una delle dieci migliori immagini scientifiche dello spazio di tutti i tempi.
Queste sono le sue riflessioni: non hanno bisogno di commenti.
“Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.”
Insomma, io mi fiderei abbastanza di uno che ragiona così.
Stefano Bossi
Chiara Sacchetto
7 anni agoEffettivamente spesso ci si lascia influenzare da chi riporta la notizia o dove la si legge piuttosto che valutare la notizia in sé… molto poetica l’immagine che Sagan da della Terra e nello stesso tempo brutalmente reale
Gaetano Sacchetto
7 anni agoComplimenti per l’estensione dei dettagli dell’articolo.
Giorgio