Esiste un principio base del ragionamento scientifico e del buonsenso comune che dice che, nel caso di materie scientifiche e di sanità pubblica, uno non vale uno. Il tutto per affermare che i principi democratici che fanno della nostra società quello che è non possono applicarsi in casi particolari.
Come il sottoscritto, pur essendo biologo, non può sostenere un contraddittorio con Richard Dawkins, forse uno dei più grandi genetisti evoluzionisti di sempre, così chi non sa o non è pienamente competente su tematiche d’ interesse di popolazione non dovrebbe avere risonanza mediatica al pari dello studioso più competente.
L’ atteggiamento del “fare gruppo” schierandosi dietro a un carismatico opinionista, difendendo strenuamente le sue idee solo perché è un personaggio di tendenza, è un comportamento tipico dell’ animale uomo in quanto sociale, analizzato in un ottimo libro dal Dottor Walter Quattrociocchi, di cui consiglio vivamente la lettura.
Ovviamente il tutto non è corretto da un punto di vista etico e nemmeno scientifico.
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Cerchiamo di mettere dei punti fermi su quello che è il dibattito del momento: l’obbligo vaccinale dei giovani per avere accesso alla pubblica istruzione.
Nel corso dei mesi si è detto molto a riguardo: quello che mi ha maggiormente colpito è che a differenti e spesso contrastanti pareri l’opinione pubblica ha dato la medesima importanza.
Vediamo di analizzare alcune notizie che circolano in rete.
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Si dice che i vaccini siano direttamente correlati con l’insorgenza di autismo nei bambini
La frequenza coi cui si presenta questo disturbo è identica nei bambini vaccinati e in quelli non vaccinati, come dimostrano ampissimi studi effettuati anche su individui che hanno un rischio particolarmente alto di sviluppare questa condizione, come i fratelli di bambini già autistici. Se il vaccino avesse un ruolo nel causare o nel promuovere l’autismo troveremmo tra i vaccinati una maggiore incidenza, cosa che non accade. Questa osservazione è confermata dal dato indicante che le lesioni cerebrali alla base della malattia sono presenti prima della nascita; infine, recenti ricerche hanno dimostrato che l’autismo è diagnosticabile ben prima delle vaccinazioni.
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Si dice che i vaccini indeboliscano le difese immunitarie
I vaccini stimolano e rafforzano nella maniera più naturale il sistema immunitario. Al contrario, chi non si vaccina può contrarre il morbillo, che provoca una prolungata e pericolosa soppressione delle difese dell’organismo, tale da aumentare in maniera rilevante la mortalità per altre malattie che si manifestano durante e successivamente all’infezione: esistono infatti numerosi studi che riguardano l’opportunismo di batteri e virus che normalmente non presenterebbero un problema gestionale da parte di un sistema immunitario normale. Se quest’ultimo, però, è impegnato enormemente nell’utilizzo di risorse che dovrebbero essere invece veicolate nel combattere la patologia opportunista, ecco che insorgono malattie indesiderate anche dopo aver contratto e affrontato la malattia per la quale ci si poteva tranquillamente vaccinare.
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Anche l’affermazione tale per cui i vaccini vengono somministrati troppo presto non ha valenza
I tempi delle vaccinazioni sono messi a punto sulla base di studi molto ampi in modo da garantire da un lato la massima sicurezza e dall’altro la più alta protezione possibile. Alcuni germi dai quali ci protegge il vaccino esavalente (come la pertosse e l’emofilo di tipo B) sono pericolosissimi nei primi mesi e anni di vita, per cui non bisogna assolutamente ritardare la vaccinazione: senza alcun beneficio si lascerebbe solo la porta aperta all’eventualità di gravi infezioni.
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I vaccini hanno gravi effetti collaterali: anche questo non è vero
I vaccini sono i farmaci più sicuri che abbiamo, l’incidenza di gravi effetti collaterali è minima (meno di un caso su un milione) e hanno un rapporto rischio-beneficio estremamente favorevole nel momento in cui paragoniamo i potenziali danni da vaccino (quasi inesistenti) con le gravissime conseguenze che possono avere le malattie dalle quali la vaccinazione protegge in maniera estremamente efficace. Basta considerare che il vaccino rappresenta una scorciatoia di immunizzazione che sfrutta il meccanismo naturale che l’organismo ha plasmato nel corso di milioni di anni di evoluzione per riconoscere qualcosa di estraneo e potenzialmente pericoloso. Si tratta di presentare a specifiche cellule competenti in materia di allarmi l’intero agente patogeno, opportunamente reso innocuo, o addirittura parti di esso che non hanno potenzialità dannose. Le cellule, stimolate a credere che ci sia un potenziale pericolo, ingaggeranno una specifica sequenza di eventi che porterà alla produzione di anticorpi contro quel particolare elemento estraneo. Qualora, quindi, l’organismo entrasse in contatto effettivamente col patogeno, le sue difese chimiche sarebbero già schierate: non ci si accorgerebbe nemmeno del rischio corso o si andrebbe incontro ad una patologia enormemente attenuata. Si è molto discusso sul ruolo delle molecole definite “adiuvanti”: sono composti che si trovano all’interno della matrice del vaccino e che servono a presentare in maniera più efficace l’ intruso o parte di esso (in gergo si definisce antigene) alle cellule destinate ad attivare il cammino di immunizzazione.
Un esempio su tutti: anni fa all’ Università degli Sudi di Milano, nell’attuale dipartimento di Bioscienze, gruppi di ricercatori lavorarono sulla produzione di vaccini commestibili. L’idea era quella di trasformare piante da frutto (per esempio la banana) in maniera tale che il frutto contenesse un certo tipo di antigene. Questo poi sarebbe andato a stimolare cellule immunitarie nell’intestino in maniera tale da generare (elicitare in gergo) una risposta immunitaria di tipo vaccinale negli individui che mangiavano il frutto modificato.
Il problema era permettere all’antigene di passare indenne attraverso lo stomaco il cui ambiente acido è appositamente creato per distruggere nei mattoni costituenti tutte le molecole complesse che lo attraversano. L’idea dei ricercatori è stata quella di fondere l’antigene d’interesse ad altre molecole in grado di proteggerlo: in questo caso specifico vennero utilizzate proteine dell’involucro del virus dell’ epatite B che hanno sviluppato una struttura e delle caratteristiche che opportunamente permettono loro di sopravvivere allo stomaco. La scelta ricadde su questa proteina perché era stato dimostrato che aveva la capacità di proteggere l’ antigene ad essa associato, unitamente al fatto che era in grado di presentare in maniera efficace lo stesso alle cellule competenti.
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C’è chi afferma che i vaccini siano un enorme affare per le industrie farmaceutiche
Anche questo non è vero perché nel 2015 il costo vaccinale ha inciso minimamente sull’ intera spesa sanitaria in Italia. I farmaci contro una sola malattia per la quale non abbiamo il vaccino, come l’epatite C, hanno fatturato sei volte tanto. Ogni euro speso in vaccini ne fa risparmiare almeno trenta in cure: il vero affare per le case farmaceutiche sono gli individui non vaccinati e le malattie per le quali non abbiamo il vaccino, come le patologie croniche. In realtà, le industrie farmaceutiche (ma questa è semplice opinione dello scrivente) sono delle normali aziende che offrono un servizio, a pagamento. Quando si ha il diritto di rinunciare a questo servizio e quando no non è argomento di questo intervento, ma la sua rinuncia deve essere supportata da fatti scientificamente validi. Finché non ci sono prove scientifiche a sostegno dell’ ipotesi relativa alla pericolosità dei vaccini, prevale il metodo scientifico che da quattrocento anni risulta la metodologia d’ interpretazione dell’ universo in cui viviamo che funziona e a cui dobbiamo il benessere di cui godiamo oggi. E’ corretto rispettare le idee altrui, ma in una società dovrebbe prevalere l’ interesse del gruppo piuttosto che l’ idea del singolo a meno che questa non sia supportata da dati che valga la pena analizzare.
Le malattie che hanno mietuto vittime incalcolabili nella storia dell’ uomo come il vaiolo i la poliomielite sono state debellate grazie al metodo scientifico, che ha introdotto, per esempio, il concetto di immunizzazione del gruppo che si frappone alla libera circolazione malattie e che costituisce una linea di difesa primaria nei confronti dei soggetti immunodepressi sui quali i vaccini potrebbero non avere effetto.
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In ultimo, i vaccini non sovraccaricano assolutamente il sistema immunitario, a discapito di quanto sostenuto da alcuni antivaccinisti.
Basta considerare che un solo graffio espone l’ individuo ad un numero di antigeni collegati a patogeni pericolosi ben superiore allo sparuto gruppo di molecole che vengono iniettate nel corpo durante una vaccinazione.
Con buona pace di chi fa la voce grossa.