Premessa doverosa: questo articolo, nonostante parli di un movimento politico italiano, non intende influenzare il pensiero politico di nessuno. L’unico obiettivo è quello di analizzare come si diffondono le informazioni sul web.
Martedì 29 novembre Buzzfeed ha pubblicato sul suo sito internet un’inchiesta (qui in inglese e qui in italiano) nella quale si dichiara che i leader del Movimento Cinque Stelle (M5S), hanno costruito una diffusa rete di siti e di account social media che stanno dilagando notizie false, teorie cospiratorie, e propaganda pro-Cremlino a milioni di persone. Questo sistema di diffusione include non solo il blog e gli account social media del partito stesso che hanno milioni di seguaci, ma anche una collezione di siti redditizi che si auto-descrivono “indipendenti” ma che in effetti sono controllati dalla leadership del partito. Questi siti ribadiscono incessantemente le linee di pensiero del M5S, spargono notizie false, e sfoggiano attacchi ai partiti politici di opposizione, in particolare contro il primo ministro Matteo Renzi.
Di fatto è stata creata una rete informativa all’interno della Rete, che diffonde informazioni al suo interno, amplificandole ad ogni passaggio. Le tecniche sono quelle basi del click baiting, con sgargianti lettere maiuscole, e frasi del tipo “LA VERITÀ CHE CI STANNO NASCONDENDO”, in modo da attirare l’attenzione degli utenti e spingerli ad aprire i link condivisi. Come riporta Wikypedia, il clickbait (o clickbaiting, tradotto “Esca da click”) è un termine che indica un contenuto web il cui scopo è quello di attirare il maggior numero d’internauti, avendo come scopo principale quello di aumentare le visite a un sito per generare rendite pubblicitarie online. Generalmente il clickbait si avvale di titoli accattivanti e sensazionalisti che incitano a cliccare link di carattere falso o truffaldino, facendo leva sull’aspetto emozionale di chi vi accede. Il suo obiettivo è quello di attirare chi apre questi link per incoraggiarli a condividerne il contenuto sui social network, aumentandone quindi in maniera esponenziale i proventi pubblicitari.
È frequente da parte di molti siti fare pseudo-informazione narrando taluni fatti in maniera strumentale distorcendone la realtà; a contrastare questo fenomeno vi sono siti di debunking dove ciò che è riportato in questi link viene smentito evidenziandone la mancanza di fonti informative affidabili. Un’ottima lista di siti che sono stati ufficialmente bollati come veicolo di bufale e notizie false, la si può trovare su Butac, uno dei principali siti dedicati al contrasto delle bufale online. Basta fare una ricerca su Butac inserendo come chiave di ricerca Tze Tze, uno dei siti citati dall’inchiesta di Buzzfeed, per veder apparire numerosi risultati. Vedere per credere: http://www.butac.it/?s=tze+tze Se per caso avete condiviso uno di questi articoli con tanto di post indignato, ci spiace, ma era una bufala o una notizia inventata. L’unico consiglio che ci sentiamo di dare è quello più semplice: controllate le notizie prima di condividerle. A maggior ragione se il titolo vi invita alla condivisione in maniera compulsiva.
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